Dopo la tragedia di Corinaldo del 7 dicembre, avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra, il rapper Sfera Ebbasta rompe il silenzio in un post su Instagram.
Tutto quello che è successo mi ha stravolto, sapere che tutte quelle persone erano lì per me, per divertirsi insieme a me, non mi dà pace. Sono stati giorni di silenzio e riflessione, anche per me. Non è facile trovare le parole giuste, non esistono parole giuste per descrivere il dolore che questa tragedia ha creato.
Il ragazzo lombardo dalle pellicce fluo e dai denti d’oro, ammette quindi di sentirsi profondamente in colpa per l’accaduto, ma sceglie di non rispondere ai commenti al veleno postati su di lui in questi giorni.
In questi giorni ne ho sentite di ogni, anche contro di me, ma non è mia intenzione esprimermi sulle cattiverie che ho dovuto ascoltare, si commentano da sole. Tutto ciò che ho provato e che provo, tutto quello che sto facendo e che ho in mente di fare rimarrà privato. Porterò per sempre nel cuore e sulla mia pelle il ricordo di queste persone. Ci tengo a ringraziare famiglia, amici e fan che mi sono stati vicini.
I post degli italiani sui social, infatti, un po’ come i sermoni del pastore bigotto di Footloose, puntano il dito contro Sfera per aver trasmesso ai giovani valori sbagliati. Valori come la droga, che insieme a soldi, donne e auto, sono gli argomenti cardine su cui si fonda il genere musicale trap. C’è addirittura chi, esagerando, parla di “musica del diavolo“.
Anche tra i vip c’è chi attacca Sfera Ebbasta e lo considera responsabile dell’accaduto. Tra questi, Maurizio Costanzo, il quale lo incolpa per le due ore di ritardo e anche perché, non può essere un caso, ad un altro suo concerto risulta che un improprio uso dello lo spray al peperoncino fosse già stato fatto.
A prendere le difese del rapper, invece, ci pensano i “colleghi” Fedez e Frankie Hi-nrg e Tommaso Paradiso, leader dei TheGiornalisti. Secondo tutti loro, infatti, la colpa di questa triste vicenda non è da attribuire a Sfera Ebbasta, ma alla disattenta security della discoteca, oltre, ovviamente, al mancato rispetto della capienza del locale.
Purtroppo non è il primo concerto in cui giovani spettatori finiscono per pagare con la vita il prezzo del biglietto. Ricordiamo il concerto degli Eagles of Death Metal a Parigi il 13 novembre del 2015, e anche quello di Ariana Grande a Manchester il 22 maggio del 2017. Tutte tragedie che, con dei maggiori controlli, potevano essere evitate.
Si spera che questo evento sia un ulteriore campanello d’allarme per aumentare le norme di sicurezza, in modo che non accada più niente del genere, né in Italia, né tanto meno nel resto del mondo.
Marialuisa Sorge