Il 23 luglio di settant’anni fa nasceva a Napoli Edoardo Bennato. Settant’anni. Un’età che resta ascritta semplicemente nella carta di identità, un’età che non corrisponde al suo aspetto sia fisico che interiore. Edoardo è un “forever young”, un eterno Peter Pan alla ricerca dell’isola che non c’è , alla rincorsa di un’intramontabile giovinezza che solo lui e le sue canzoni sanno rivelare.
Bennato è in assoluto il primo vero rocker italiano, è colui che tra i primi suonò l’armonica in bocca e riempì per primo lo stadio San Siro con più di sessantamila persone il 19 luglio 1980.
“Un Bob Dylan partenopeo” che nasce con la musica nelle vene e che sin dai tempi della giovinezza iniziò a sperimentare musica assieme ai fratelli esibendosi sotto il nome di Trio Bennato.
28 album fin ad oggi pubblicati, una costellazione di grandi successi tra i quali:” Il gatto e la volpe” , “Sono solo canzonette”, “Il rock di Capitan Uncino”, “L’isola che non c’è” e “Un’estate italiana”“
Laureato in architettura, innamoratissimo della sua Napoli, Edoardo bennato, negli anni ha sempre cercato di provare nuove strade e sperimentazioni , accostandosi anche all’’elettronica e il rock più duro ma non abbandonando mai suo vecchio amore per il blues.
La sua ultima fatica si intitola “Pronti a salpare” , è uscita cinque anni dopo il suo ultimo album e alcuni brani sono dedicati a celebri artisti come Fabrizio De André, Enzo Tortora e a Mia Martini
“Avevo un sogno nel cassetto, volevo fare musica. Quindi cominciai a frequentare le case discografiche, che sono tutte a Milano. Dopo qualche anno di gavetta, alla fine mi fecero fare un disco (Non farti cadere le braccia). Soltanto che quel disco non l’ascoltò nessuno. A questo punto ricorsi a un espediente. A Londra avevo visto dei tamburelli a pedale, me ne costruii uno, mi misi in un posto strategico a Roma, dove passavano giornalisti, addetti ai lavori… e così riuscii a fare il cantante.” Questa recentissima dichiarazione ribadisce, ancora una volta, come la musica di Bennato e la sua figura (che a me, per analogia di interessi, ricorda anche Lucio Dalla) sia tra le fondamenta del grande repertorio musicale italiano.