L’età vittoriana è da sempre un tema controverso dalle mille sfaccettature. Un’epoca caratterizzata da incrementi demografici, nascita di numerosi servizi, maggiore consapevolezza medica, ma anche da degrado, forzata sottomissione femminile e repressione sessuale. Ma allora cosa accade quando un’ipocrita morale anti erotismo, incontra il corpo e la mente di donne coraggiosamente sensuali?
Sotto la salda guida della regina Vittoria, la sessualità nel vittorianesimo era trattata alla stregua di un qualsiasi atto da reprimere, per via di un pensiero comune che imponeva addirittura alle donne delle classi sociali più alte di non trovare piacere nell’atto sessuale, ma di vedere esso come un semplice obbligo nei confronti di un marito “padrone“.
In generale, oltre alla sessualità nel vittorianesimo, quest’epoca imponeva alle donne molti dogmi e compiti a cui adempire, come la totale sottomissione al proprio uomo, la cura maniacale della casa, la cura totale del proprio corpo ma anche la totale discrezione di esso.
Infatti per essere una donna rispettabile in epoca vittoriana, si era obbligate a non truccarsi, a non mostrare troppa pelle, a non indossare gioielli o intimo particolare, oltre ovviamente a non mostrare neanche in piccolissima parte il proprio corpo ad altri uomini all’infuori del marito stesso.
Viene da sé pensare a quanto difficile e ansiogena poteva essere la vita femminile in quell’Inghilterra così controllata, sia in ambito coniugale, che sociale.
Ma nonostante ciò numerose donne hanno sfidato la pudica morale dell’epoca utilizzando il proprio corpo per ribellarsi al tabù della sessualità nel vittorianesimo, e a tutte le altre discriminanti sfaccettature.
La prostituzione, tra povertà e coraggio
Prostituirsi non era sempre un atto di ribellione nei confronti della sessualità nel vittorianesimo, anzi, a volte era l’unico tentativo per guadagnarsi qualcosa da vivere per le donne che per via di una condotta considerata amorale (come addirittura farsi trovare leggermente sporche dai mariti), venivano cacciate da chi avrebbe giurato loro di amarle e ripudiate dal paese intero, ritrovandosi quindi in una situazione di estrema povertà.
Inoltre, la prostituzione minorile era tra le protagoniste indiscusse per ciò che riguarda la sessualità nel vittorianesimo, così come purtroppo lo è tutt’ora nel mondo.
Erano molto richiesti minori di età inferiori ai 12 anni, molto spesso orfani o nati in condizioni già ampiamente disagiate.
Questo perché si pensava che i bambini non fossero portatori di malattie veneree come la gonorrea e la sifilide, molto diffuse in età vittoriana, e inoltre perché alcune credenze popolari ritenevano che il rapporto sessuale con i più piccoli curasse le malattie citate.
Ma la vendita del proprio corpo ha lanciato messaggi di libertà ben chiari contro il bigottismo dietro la sessualità nel vittorianesimo in moltissime occasioni, urlando la voglia di riscattarsi e di andare oltre a tutti gli altri dogmi sociali a cui le donne dovevano sottostare.
Le donne, spogliatesi dei lunghi abiti costrette ad indossare, si vestivano di sogni e di coraggio, di una dignità strappata via ma riconquistata con la propria pelle.
I loro corpi facevano da scudo a se stesse e al loro essere donne, persone, e non soprammobili da buttar via.
Le riforme contro la prostituzione
Ma il tabù sulla sessualità nel vittorianesimo per la società di allora, doveva restare inalterato, e per ciò si procedette a fermare o perlomeno limitare, dato che il numero di prostitute era così alto che era difficile controllarlo, questo fenomeno erotico.
il Primo atto per la prevenzione delle malattie contagiose, emanato nel 1864, prevedeva forzati esami genitali per le prostitute, in modo tale da accertarsi che non avessero malattie veneree e che non contagiassero gli uomini.
Ovviamente l’interesse di tale azione era solo questo, la salute della donne era l’ultimo dei problemi per la gente di quel periodo.
Il rifiuto di tali controlli prevedeva l’arresto immediato, mentre le leggi relative all’eventuale scoperta di casi di malattie veneree, portavano la malcapitata ad essere confinata in un ospedale fino alla completa guarigione.
Ma le lotte femministe capeggiate dall’attivista Josephine Butler, famosa per battaglie come quella proprio contro l’ipocrita visione della sessualità nel vittorianesimo e la prostituzione minorile, portarono questa legge ad essere fortunatamente soppressa nel 1886.
Non sono da dimenticare però le occasioni in cui questo barbaro pensiero ha portato le prostitute ad essere catturate, portate in ospedali psichiatrici, in centri di riabilitazione per far sì che potessero ritornare ad avere una “sana condotta morale“, costrette ai lavori forzati e spesso uccise in quanto viste come semplice merce priva di onore.
Conclusioni
Il proprio corpo deve essere dipendente solo da se stessi, dalla propria volontà e dal proprio essere.
Ognuno deve scegliere nella totale autonomia come usarlo, a prescindere che esso venga utilizzato come mezzo di ribellione durante l’epoca nera della sessualità nel vittorianesimo, o come semplice valvola di sfogo per i propri istinti erotici.
E soprattutto, bisogna lottare sempre per far sì che possa esistere un’età, in cui tutti possano esser trattati in egual modo, senza mai essere visti come semplici addetti ad una pulizia forzata, corpi di cui cibare le proprie frustrazioni e i propri impulsi, o semplici oggetti da usare a proprio piacimento.
Dobbiamo lottare per un mondo in cui donne e uomini possano avere gli stessi diritti, un mondo in cui ognuno possa fare ciò che il proprio animo vuole senza ferire nessuno, dove non si giudicano le scelte degli altri ma dove si ascoltano le storie di tutti.
Bisogna far qualcosa per poter vivere in un mondo in cui Vittoria non è solo il nome della sovrana di un’epoca, ma una vera e propria meta da raggiungere per i diritti di tutti noi.