Parlare di sessualità e tumori femminili ancora oggi in Italia resta un tabù. Spesso il problema è proprio la mancanza di comunicazione. Quanta informazione c’è sul tema? Quali sono le dinamiche che devono instaurarsi tra il medico oncologo e le pazienti, nella coppia e nella vita stessa della donna? Queste alcune delle domande che abbiamo approfondito insieme alla dott.ssa Florence Didier, psiconcologa, psicoterapeuta e consulente in sessuologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Il benessere sessuale è un diritto alla vita che riguarda tutti, anche nella malattia oncologica. Eppure la sessualità legata ai tumori femminili viene quasi sempre trascurata. Questo perché spesso si pensa esclusivamente alla cura della malattia e non a salvaguardare anche la qualità della vita della donna, tra cui l’aspetto sessuale che durante il percorso terapeutico può venire duramente compromesso. All’improvviso la donna si ritrova a dover fare i conti non solo con la paura della malattia e dei trattamenti necessari per la cura, ma anche con le inevitabili conseguenze sull’immagine corporea, sulla sfera sessuale e sull’equilibrio della vita di coppia.
Alla base di questo tabù non c’è solo la mancanza di un’informazione in grado di porre al centro la questione, ma anche una carenza di comunicazione tra il medico oncologo e le pazienti, nella coppia e nella vita stessa della donna che ha il diritto di salvaguardare la qualità della vita e il proprio diritto alla sessualità. A parlarci di questo argomento è la dott.ssa Florence Didier, psiconcologa, psicoterapeuta e consulente in sessuologia dell’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Dott.ssa, secondo lei oggi c’è abbastanza informazione sul tema sessualità e tumori femminili?
“Su questo argomento c’è ancora molta strada da fare, non solo a livello informativo per abbattere i tabù, ma soprattutto nella comunicazione. Negli ultimi tempi gli oncologi si sono sempre più interessati al tema, in quanto risulta evidente che le terapie non solo chirurgiche o chemioterapiche, ma anche quelle ormonali e la menopausa indotta farmacologicamente hanno spesso un impatto negativo sulla sfera sessuale. Possono creare importanti disagi non solo a livello fisico, ma anche psicologico.
Tuttavia, c’è ancora molto imbarazzo nel parlare di sessualità. Occorre, infatti, migliorare la comunicazione tra medico oncologo e paziente, formando i medici alla comunicazione su questo argomento, e promuovere l’empowerment delle pazienti per aiutarle a superare l’imbarazzo e il tabù culturale. Gli oncologi oggi hanno la possibilità di indirizzare le pazienti ai servizi più specializzati, dove le donne possono trovare psiconcologi e ginecologi formati in sessuologia”
Quindi quali sono le dinamiche ottimali di comunicazione che devono instaurarsi tra il medico e il paziente?
“A livello comunicativo gli oncologi devono porsi con delicatezza nel fare le giuste domande, in modo che la donna possa sentirsi libera di parlarne senza imbarazzo. Purtroppo, spesso la donna tende a non parlarne, per questo è importante che il medico sia attivo nella comunicazione. Suggeriamo agli oncologi di raccogliere tutti i sintomi legati alle terapie che la donna sperimenta a livello psicofisico, per poi gradualmente affrontare la questione, attraverso domande che indaghino sullo stato di attività sessuale della donna e della coppia. Per questo in oncologia è importante innanzitutto formarsi e poi informare correttamente il paziente anche sulla sfera sessuale.
Negli ospedali oncologici è importante poter usufruire di un supporto psicologico, ma anche di una consulenza psico- sessuologica che hanno lo scopo di aiutare e salvaguardare la qualità della vita della donna e nella coppia in tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi fino alla fase più avanzata e anche dopo la cura nella fase del cosiddetto follow up. A tal fine, all’interno del Women Cancer Center dell’Istituto Oncologico Europeo, io e la collega Ludovica Scotto, (psiconcologa e consulente in sessuologia), ci occupiamo di fornire consulenze e terapie psico-sessuologiche per aiutare le donne, le coppie a ritrovare maggiore benessere nella sfera sessuale”
Esattamente di cosa si tratta?
Il Women Cancer Center è un servizio multidisciplinare nato per rispondere ai problemi delle donne.
Sono a disposizione, per tutte le pazienti che lo richiedono, vari ambulatori dove affrontare assieme a specialisti alcune tematiche importanti per la sfera più intima e quotidiana della donna: benessere e menopausa, nutrizione, oncofertilità, counseling oncogenetico, psiconcologia, sessuologia integrata. Nell’ambulatorio di sessuologia integrata, la sessualità viene affrontata in termini psicologi, sessuologici e ginecologici. L’obiettivo consiste nel promuovere ed incoraggiare e supportare le donne operate di tumore, affinché ognuna possa vivere al meglio fisicamente e psicologicamente la propria vita personale, relazionale, sociale, affettiva e sessuale.
Quali sono, invece, le dinamiche comunicative che devono instaurarsi nella coppia?
“Il dialogo con il partner è fondamentale. In una situazione stressante e complicata come la malattia oncologica, la coppia è messa a dura prova e deve fare prova di resilienza. La coppia deve fare sforzi di comunicazione per mantenere la capacità di resistere allo stress e di gestirlo e deve fare grandi sforzi nell’ambito della comunicazione emotiva per affrontare la sessualità che cambia. La consulenza psico-sessuologica permette alla coppia di affrontare insieme la problematica sessuale includendo anche le emozioni e le paure che l’uomo riscontra rispetto alla malattia e alla ripresa della sessualità.
La consulenza è utile in quanto aiuta la coppia ad uscire lentamente dall’impatto traumatico della malattia che va a minare la vitalità e l’aspetto ludico, aspetti importanti nella sessualità.Il tumore rappresenta un vero e proprio attacco alla qualità della vita, al desiderio di felicità e genera una serie di paure e di emozioni negative rispetto al futuro che non sono facili da superare.
Quindi è possibile recuperare l’eros?
L’ eros in questo campo rischia di essere davvero schiacciato e soffocato. Per questo sia lo psiconcologo che lo psicosessuologo devono intervenire per aiutare la coppia ad affrontare gli impatti delle terapie e delle chirurgie demolitive sia per il tumore al seno sia per i tumori ginecologici. Recuperare l’eros è una sfida, ma è fondamentale per riprendere pienamente il piacere di vivere la propria seduttività, la sensualità e la sessualità.
Con le terapie ormonali, la menopausa precoce, si va a creare un calo del desiderio che ha implicazioni non solo a livello psicologico, ma anche a livello fisico e relazionale. Le donne giovani si sentono “invecchiare” di colpo, in modo accelerato. Inoltre, molte donne sviluppano nel tempo problemi ginecologici tra cui la sindrome urogenitale che alla lunga, se non curata in maniera appropriata, potrà creare molto dolore a livello genitale e condurrà inevitabilmente la donna ad evitare la sessualità con il rischio di sentirsi in colpa nei confronti del partner”
Che tipo di lavoro occorre fare nel caso specifico in cui le donne sviluppino sintomi fisici che portino ad un dolore nella penetrazione?
“Aver un approccio integrato è fondamentale per aiutare le donne con questo tipo di difficoltà. Occorre distinguere quali sono le cause del dolore, quali sono i sintomi e i problemi. Abbiamo detto, in Oncologia, che una parte delle donne va incontro alla sindrome urogenitale. Il ginecologo in Oncologia formato in sessuologia potrà prescrivere le terapie farmacologiche appropriate per trattare i sintomi. Ma occorre anche capire se vi è un aspetto psicologico e/o relazionale nella coppia pregresso oppure secondario alla malattia che può amplificare il dolore fisico, i sintomi fisici e il disagio nella sessualità. In tale caso lo psicologo nella consulenza sessuologica ha il compito di aiutare la coppia a comunicare meglio emotivamente, anche nel recupero di un’intimità prima di tutto emotiva, fisica e sensoriale, poi successivamente sessuale.
E se c’è dolore fisico che ostacola la penetrazione la consulenza psico-sessuologica, infatti, permetterà alla coppia di rivivere momenti di tenerezza, di sensorialità e sensualità e momenti ludici, anche in assenza di penetrazione, nell’attesa che i trattamenti medici prescritti dal ginecologo riscontrino dei benefici. La coppia viene aiutata nella ricerca di una sessualità, intesa come corpo da toccare, accarezzare e sfiorare in modo da creare l’aspetto erotico e ludico, al di là della sessualità penetrativa”
Quando, invece, la donna è single e vorrebbe recuperare l’aspetto sessuale?
“Per un buon recupero della sessualità, anche in questo caso, come per la donna che ha una relazione stabile, occorre fare un lavoro di rielaborazione e di superamento del trauma che le permetterà di recuperare una buona percezione del sé a livello corporeo e una buona autostima. Imparerà a riconciliarsi con il proprio corpo, ad amarsi al di là dei cambiamenti fisici e dovrà ricostruire la propria identità femminile che integra il trauma della malattia nella sua traiettoria di vita. Gli studi dimostrano che le donne single su questo aspetto sono più in difficoltà rispetto al recupero della seduzione e del piacere, in quanto si dovranno raccontare, parlare di sé in occasione di un nuovo incontro, scatenando l’imbarazzo, il senso di vergogna o la paura di non essere più attraenti, di non poter più essere amate.
Tutto si complica anche quando il desiderio di maternità è presente, quando la sessualità e il desiderio di una relazione con un partner è anche legata ad un progetto di maternità e di famiglia. Questo vale anche per le giovani donne in coppia che non hanno realizzato il loro progetto di fare una famiglia prima della malattia. Dalla consulenza sessuologica si potrà inviare le donne in età fertile, le coppie ai professionisti che si occupano di queste tematiche più specifiche per effettuare un consulto medico per la fertilità e la procreazione e ricevere informazioni e sostegno utili”
A seconda del tipo di tumore, dello stadio della malattia e del tipo di trattamento possono presentarsi problemi diversi. Quali quelli più frequenti?
“Tutto è molto soggettivo. Abbiamo detto che le donne giovani, single o no, che non hanno realizzato il loro desiderio di maternità, se presente prima della malattia, sono molto colpite nella loro vitalità, nell’ attività erotica e sessuale rispetto alla donna che ha già vissuto la maternità e forse più volte o chi era vicino alla menopausa o già in menopausa e quindi vive una maturità personale e sessuale diversa. Quindi nelle donne giovani le problematiche sono complesse. La situazione varia anche per lo stadio della malattia. É chiaro che più la malattia risulta avanzata, più il corpo è affaticato dalle cure continuative. A questo si aggiunge anche l’angoscia legata alla paura di morire, quindi occorre un lavoro di recupero e di potenziamento della qualità della vita, anche nelle pazienti che hanno una malattia cronica.
Quali sono le soluzioni concrete che possono migliorare la sessualità di una donna e di una coppia che vivono questi cambiamenti?
“Come prima cosa è importante rivolgersi ai servizi specializzati e a professionisti preparati e formati su questo argomento. Molte donne cercano di risolvere da sole questo problema senza chiedere aiuto, ma sicuramente rivolgersi a servizi specializzati faciliterà il recupero delle forze psicologiche e della vitalità erotica. Molte donne hanno paura di consultare per l’imbarazzo, per i sensi di colpa e per la paura di essere giudicate diverse e non adeguate.
Se il disagio psicologico e/o i sintomi fisici da menopausa precoce indotta dalle terapie oncologiche non vengono affrontati tempestivamente rischiano alla lunga di peggiorare, per questo è necessario promuovere e normalizzare il consulto psicologico e sessuologico che è fondamentale per analizzare i bisogni specifici della donna e poter, in seguito, indirizzare ad altri servizi più specifici”
Mentre l’utilizzo di sex toys nelle situazioni dove è possibile?
“Si può incoraggiare la donna ad utilizzare sola o in coppia i sex toys che però non abbiano a che fare con la sessualità penetrativa vaginale, laddove questa è dolorosa. La sessualità è fantasia e creatività ed è completamente soggettiva. Per questo occorre allo psicosessuologo conoscere bene la coppia, le abitudini e preferenze dei partner cercando di andare oltre le abitudini della coppia o della donna single. La consulenza sessuologica promuove modalità e scenari possibili, nuovi, per salvaguardare l’aspetto ludico e il piacere, la sensualità, per salvaguardare il benessere sessuale della coppia oppure semplicemente il benessere personale con un’attività autoerotica.
L’importante è che ci sia una buona comunicazione emotiva fra i partner che possa permettere ad entrambi di esprimere i propri bisogni in termini psicologici, relazionali e sessuali. Un dialogo che possa rendere più facile raccontare le proprie paure, le incertezze, la propria vulnerabilità, le emozioni legate alla malattia e alla ripresa della sessualità. In conclusione direi che, come in tutte le situazioni di grande stress nella vita, solo grazie ad una buona comunicazione di tutti questi elementi citati fra i partner desiderosi di andare avanti, si potranno riconciliare fra di loro l’eros, il sesso e l’amore”.
Roberta Lobascio