Sesso in cambio di cibo, nessun processo ai soldati francesi




«Le uniche testimonianze che si hanno sono i racconti dei bambini, senza altre prove indipendenti»

Non è abbastanza?
Inizia così questa brutta storia in un’ Africa che avrebbe soltanto bisogno di aiuto. Almeno 13 soldati francesi in missione di pace nella Repubblica Centrafricana sono stati accusati di aver proposto favori sessuali come merce di scambio per le razioni di cibo. Sesso, in cambio di un pasto tanto agognato quanto difficile da ottenere. Un ricatto per ricevere i beni di prima necessità che spettavano loro a prescindere dalla terrificante richiesta.

Dalla speranza all’incubo

Le gravissime accuse mettono in crisi la Francia e le stesse Nazioni Unite. Sei bambini, di età compresa tra i 9 e i 13 anni, hanno descritto gli abusi subiti dai soldati nel campo profughi dell’aeroporto internazionale di Bangui M’Poko, capitale della Repubblica Centrafricana, da dicembre 2013 al giugno 2014. Quattro di loro hanno confermato la violenza fisica e la richiesta di favori sessuali in cambio di cibo e altri “regali“. L’accusa è di abuso di minore e induzione alla prostituzione. I giudici hanno completato la loro revisione delle accuse lo scorso 20 dicembre e ora hanno ufficialmente annunciato che non porteranno avanti le accuse contro i soldati francesi.




«Alcune testimonianze sono state giudicate incoerenti»

«non c’è modo per confermare le accuse». Non si può escludere però che gli abusi abbiano avuto luogo. Sesso in cambio di cibo, come fa questo a non essere abbastanza per prendere i provvedimenti necessari?

 

Un triste epilogo 

Chi doveva aiutarli si è rivelato un approfittatore, vettore di una piaga addizionale a quelle che già vertono sul continente Africano. Nessun processo quindi, come se si parlasse di rubare le caramelle a un bambino, mentre in realtà gli si ruba l’infanzia tutta, in una frazione di secondo. Inaccettabile che i portatori di “civilizzazione” così come si definiscono i protagonisti di questa triste vicenda, siano proprio i responsabili dello spegnimento del lume della ragione.

Stefano J. Bazzoni 

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