Servizio pubblico in Italia: querele e linciaggi non fanno informazione

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Negli ultimi mesi, segnati da guerre e disagi interni, il servizio pubblico italiano ha cambiato completamente volto. Ma si tratta davvero di un buon servizio per la popolazione?

Ormai da un paio di anni, all’UE, si discute “dei rischi di interferenza politica che incidono sull’indipendenza dei media del servizio pubblico in Italia“.
Quest’anno, dopo numerose dimissioni e sospensioni, era intervenuta persino Bruxelles.
Il commissario Ue per il Mercato unico, Thierry Breton, aveva preso posizione dopo che 15 eurodeputati avevano interrogato l’Unione su “l’impatto che i cambiamenti nel gruppo dirigente della Rai hanno avuto sulla libertà dei media in Italia“.

Nella situazione odierna, media indipendenti e affidabili sono essenziali per plasmare un’opinione pubblica ben informata e consapevole.
Ma come sta rispondendo l’Italia?

La Russa contro Report: “calunniatori seriali” e la Rai attacca la Rai

La scorsa domenica, il programma di giornalismo d’inchiesta Report, condotto da Sigfrido Ranucci su Rai3 ha mandato in onda un servizio che ha turbato il governo.
In particolare, l’indagine si è concentrata sul passato della famiglia La Russa, sulle origini della sua ricchezza e sui rapporti controversi con personaggi legati alla mafia.

Ancora prima che l’episodio andasse in onda, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si aspettava “fake news e vergognose ricostruzioni”, insieme a “l’impunità che accompagna questo tipo di pseudo inchieste giornalistiche“.
Perciò, aveva annunciato preventivamente querele per diffamazione aggravata a chiunque avesse “diffuso stralci di accuse inverosimili e senza aver compiuto alcuna doverosa verifica“.

L’inchiesta sulla famiglia La Russa (che ha fatto boom di ascolti su Rai3) si è concentrata sugli affari del padre di Ignazio La Russa, Antonino, il quale avrebbe avuto rapporti d’affari con ambienti criminali. Tuttavia, secondo il portavoce della seconda carica dello Stato, si tratterebbe di “ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e gravemente lesive dell’onore di chi, a cominciare dal defunto Antonino La Russa che oggi avrebbe 110 anni, in vita sua mai è stato oggetto neanche di un avviso di garanzia per qualsivoglia ragione“.
Persino i deputati e senatori di Fratelli d’Italia componenti della Commissione Vigilanza Rai sono intervenuti, chiedendosi se Report meritasse di continuare ad andare in onda.

Questo non è servizio pubblico, è killeraggio politico. Depositeremo subito un’interrogazione per sapere se la Rai intenda continuare a finanziare con i soldi dei contribuenti un pessimo giornalismo ideologico e di teorema

Solo due giorni dopo l’inchiesta di Report, Bruno Vespa ha invitato La Russa nel suo programma Cinque Minuti, su Rai1, dandogli la possibilità di attaccare Report.
Situazione che ha generato un ambiguo cortocircuito – sul quale la Vigilanza non si è ancora espressa – nel quale un programma Rai ha attaccato un altro programma Rai.



Report? Su di me non sono riusciti a dire niente, ma sul resto… Siccome si tratta di calunnia da parte di calunniatori seriali, non mi voglio esprimere, credo sia più corretto che lo faccia la magistratura

Infine, il presidente del Senato è stato intervistato da Bianca Berlinguer nel suo programma È sempre Cartabianca, stavolta su un canale Mediaset.

Ma ti pare che la magistratura un fascicoletto non lo apriva, per poi archiviarlo? Ti pare che non gli faceva un avviso di garanzia? Nulla di tutto questo, calunniatori schifosi. Calunniatori schifosi!
[Ranucci] Non mi ha fregato, non potevano fare quel lavoro sporco che fanno di solito

Ad intervenire in supporto a Ranucci è stato solamente Vittorio di Trapani, Presidente della FNSI.

Come seconda carica dello Stato, La Russa avrebbe il dovere di essere garante anche dell’art. 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati. Invece minaccia querele preventive e si sottrae al confronto

Servizio pubblico in Italia: quando parlare di guerra scatena la guerra mediatica

L’ex-ambasciatrice Elena Basile, ospite al programma di Lilli Gruber Otto e mezzo, su La7, si trova al centro delle polemiche per alcune dichiarazioni sulla situazione israelo-palestinese.

Confrontandosi con il giornalista Paolo Mieli, Basile ha riflettuto sulla necessità di mediare per una de-escalation del conflitto. “La mediazione” secondo la sua analisi, “è possibile se si riconoscono le cause di un conflitto“.
Perciò, per un efficace trattativa, sarebbe necessario osservare il ruolo di Hamas e riconoscere le responsabilità israeliane nel conflitto.

Molte volte si parla di aggredito e di aggressore, ma il diritto internazionale non è statico. Il diritto internazionale ha bisogno di una prospettiva storica. Quindi, è chiaro che oggi siamo inorriditi di fronte alla barbarie di Hamas, però dobbiamo ricostruire storicamente il motivo per cui Hamas è nato.
[…]
Non si mette in dubbio il diritto di Israele a difendersi, ma viene messo in dubbio il diritto di Israele di non applicare le risoluzioni dell’ONU, di non rispettare le regole di potenza occupante

In merito a questa situazione, l’ex-ambasciatrice ha criticato la posizione dell’Unione Europea, che ha definito “gravissima“.

Quello che è insopportabile è che l’Europa, soprattutto recentemente, non riesce a dare un contributo di pace

Infine, Basile ha commentato la notizia della presenza di pochissimi ostaggi statunitensi tra le mani di Hamas.

Pochissimi ostaggi americani è una brutta notizia. Se fossero tanti gli ostaggi, credo che gli Stati Uniti potrebbero avere quel ruolo di moderazione.
Washington avrebbe il dovere, se ci fossero ostaggi americani, di avere una maggiore influenza

L’intervento è stato interrotto da un aspro botta e risposta con il giornalista Aldo Cazzullo, che ha spinto la conduttrice a spegnere i microfoni.

Dopo i fatti di Otto e mezzo, Basile è diventata oggetto di un vero e proprio “linciaggio” mediatico (tutt’ora in corso).
Persino il Sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae) ha preso le distanze, rinnegando il lavoro dell’ex-ambasciatrice.

Solidarietà e vicinanza di tutta la carriera diplomatica al popolo e allo Stato di Israele per il brutale attacco terroristico di sabato 7 ottobre.
Pur nel rispetto delle libere opinioni di ognuno, il Sndmae stigmatizza dichiarazioni e interventi pubblici che gettano un’ombra sulla fedeltà ai valori repubblicani dei membri, come quelle pronunciate dalla collega, ormai a riposo, Elena Basile, comunque mai iscritta al Sindacato

Poco tempo dopo, la stessa Basile è stata invitata come ospite a Piazzapulita, approfondimento condotto da Corrado Formigli su La7.
Commentando nuovamente l’attacco di Hamas a Israele, l’incontro si è trasformato presto in un botta e risposta, terminato con l’uscita di scena di Basile.

Io me ne vado.
Non mi calmo se penso ai bambini di Gaza che stanno aspettando di morire mentre stiamo qui a disquisire se Hamas sia un’organizzazione terroristica e se Israele debba rispettare le regole. Non è una questione giuridica, è una questione politica.
Lei [Formigli] mi ha pregato di venire qui, altrimenti non sarei venuta.
Grazie. È stato un piacere

Servizio pubblico in Italia: di cosa abbiamo realmente bisogno

L’onnipresente minaccia di querele bavaglio, programmi che attaccano altri programmi della stessa rete, la ricerca di un “nuovo Orsini” – così hanno ribattezzato l’ex ambasciatrice Elena Basile –  che faccia parlare di sè in modo plateale.
Questo, ad oggi, è il quadro del servizio pubblico in Italia.

Una situazione grave, come rimproverava Thierry Breton lo scorso agosto. Il commissario UE parlava proprio dell’esigenza, in Italia, di media indipendenti e affidabili per garantire il funzionamento della società.

I media indipendenti, in particolare se mezzi di informazione, permettono a cittadini e imprese di accedere a una pluralità di opinioni e sono fonti di informazione affidabili.

Contribuiscono a plasmare l’opinione pubblica e aiutano le persone e le imprese a elaborare pareri e a compiere scelte informate.
Svolgono un ruolo cruciale nel preservare l’integrità dello spazio europeo dell’informazione e sono essenziali per il funzionamento delle nostre società democratiche e delle nostre economie

Un esigenza che avvertiamo ora più che mai, tra le guerre e le difficoltà socio-politiche nel nostro Paese. Perché, nell’epoca in cui viviamo, la televisione e il web giocano un fondamentale ruolo nell’informare e nel plasmare l’opinione pubblica.
E una cattiva informazione, come insegna la Storia, può solo causare ulteriori danni.

Poco prima di lasciare Piazzapulita, l’ex ambasciatrice Elena Basile ha detto di credere in “un giornalismo che non fa spettacolo ma che cerca risposte“.
Che è proprio quello che oggi, perlomeno nel mainstream, manca. E che se c’è, rischia querele.

Giulia Calvani

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