Nell’immaginario comune, gli agenti dei servizi segreti rapiscono, torturano e uccidono.
Ma come reagisce l’opinione pubblica?
Servizi segreti in televisione: il caso di 24
Nell’immaginario che abbiamo di agenzie come la CIA o l’FBI, la tortura è lecita. A volte ci sembra persino giusta e “meritata“.
Nella serie tv 24, andata in onda dal 2001 al 2011, sono presenti ben 67 scene di tortura.
In questi episodi, il protagonista Jack Bauer si trova a dover salvare centinaia di vite umane da omicidi e attentati e, per farlo, utilizza la tortura (principalmente contro terroristi di religione islamica).
La serie venne prodotta due mesi dopo l’attentato alle Torri Gemelle, e le stagioni di maggior successo vanno di pari passo con la “guerra al terrore” della presidenza Bush.
Proprio per questo, la serie fu spesso accusata di voler assolvere gli “interrogatori potenziati” della CIA.
Interrogato sugli effetti della serie sulla società, il produttore Joel Surnow dichiarò di vedere in Bauer un patriota.
L’America vuole che Jack Bauer combatta la guerra contro il terrore. È un patriota
Lo sceneggiatore (e successivamente showrunner) Howard Gordon, cercò di sedare la polemica sostenendo che il pubblico era in grado di distinguere la finzione dalla realtà.
Diversa, invece, la dichiarazione dell’ex addetto agli interrogatori in Iraq, Tony Lagouranis.
I dvd di 24 circolano molto tra i soldati.
Guardano le puntate, poi entrano nella sala interrogatori e fanno le cose che hanno appena visto sullo schermo
Nel 2007, il generale di brigata Patrick Finnegan, chiese persino di incontrare il team creativo di 24 perché sentiva che il programma “aveva influito negativamente sulla formazione e sulle prestazioni dei veri soldati americani”.
Nella serie tv, la tortura appare come qualcosa di necessario, una legge da infrangere in nome della salvezza dell’umanità.
In una celebre scena della settima stagione (2008), Jack Bauer si trova davanti al Senato a rispondere del reato di tortura. Non solo non è pentito, ma appare come un eroe del popolo.
‘Sono al di sopra della legge?’, (domanda Jack) ‘No, signore, sono più che disposto a essere giudicato dal popolo che voi dite di rappresentare… Ma per favore non state lì seduti con lo sguardo furbo ad aspettare che mi penta delle decisioni che ho preso. Perché, signore, in verità, non sono pentito’
Il dibattito sull’utilizzo della tortura da parte della CIA si aprì nel 2003, con lo scandalo del carcere iracheno di Abu Ghraib.
Nel 2002 venne aperto il carcere di Guantanamo (di cui si iniziò a parlare solo nel 2011) in cui sospetti terroristi venivano brutalmente seviziati e uccisi.
Tortura e violenza: da The Blacklist a Blindspot
24 è solo uno degli esempi di prodotti televisivi che sembrano legittimare la condotta illegale delle autorità.
The Blacklist è una serie tv statunitense andata in onda per la prima volta nel 2013 e tutt’ora in produzione.
Racconta le vicende del criminale Raymond Reddington che, costituitosi all’FBI, accetta di fornire informazioni su tutti i criminali con cui ha collaborato.
Si compila quindi una “blacklist” contenente tutti i nomi che, come dice Reddington, sia lui che l’FBI hanno interesse nell’eliminare (spesso in modo extragiudiziale).
Il metodo più veloce ed efficace per ottenere informazioni dai criminali è proprio la tortura.
Tra i personaggi più sadici (ma anche più apprezzati) c’è la dottoressa Laken Perrillos.
La dottoressa viene ingaggiata in quanto “esperta di tortura“, per estorcere informazioni ai sospettati.
Questa la descrizione ufficiale del personaggio.
Un atto di ingiustizia del suo passato alimenta il suo amore per il dolore e mostra come i pregiudizi razziali possano influenzare la capacità di riconoscere la sofferenza degli altri
Altro esempio di servizi segreti in televisione è la serie tv Blindspot, prodotta dal 2015 al 2020.
L’FBI trova all’interno di un borsone una donna nuda e sedata, coperta di tatuaggi.
La donna, ribattezzata Jane Doe, non ricorda nulla. Ma i disegni sul suo corpo permettono agli agenti di svelare un complotto internazionale.
Anche in Blindspot, criminali e sospettati subiscono torture in cambio di informazioni e confessioni.
In un episodio è però la protagonista, Jane Doe, ad essere sottoposta a sevizie.
In questo caso, l’aguzzino è un agente corrotto, che viene scoperto e ucciso.
Il messaggio che arriva al pubblico è che la tortura è giustificata, ma solo se a subirla sono i “cattivi“.
In caso contrario, si tratta di un crimine compiuto da un agente disassociato e non riconosciuto dall’agenzia.
Servizi segreti in televisione: quali sono le conseguenze nella realtà?
Il pubblico, generalmente, è consapevole del fatto che ciò che accade in tv è fittizio.
Ma è anche vero che gran parte del nostro immaginario proviene dalla televisione.
Serie tv come 24 rischiano di legittimare l’utilizzo della tortura.
E la conseguenza è che, quando scoppiano scandali come quello di Abu Ghraib e Guantanamo, l’opinione pubblica giustifica, almeno in parte, l’operato delle autorità.
Dimenticando che la tortura è un reato riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1987, e che non è mai giustificabile.