Lo scorso 23 luglio, il maestro granata Sergio Vatta è scomparso all’età di 82 anni. Il nostro calcio perde così una delle figure più importanti e romantiche della sua storia. Nato a Zara nel lontano 1937, mister Vatta intraprese il proprio percorso calcistico militando in squadre come la Triestina e l’Aquila. La sua vera consacrazione, però, avvenne nel 1976 con l’incarico di allenatore delle giovanili del Torino. Fino al 1991, suo ultimo anno granata, collezionò 12 trofei con la sua primavera e lanciò più di 60 talenti tra cui Christian Vieri, Dino Baggio e Gian Luigi Lentini.
I giovani di Sergio Vatta
Gli anni a Torino furono, senza dubbio, i più intensi della vita di mister Vatta, nonché quelli che portarono le più grandi innovazioni nell’ambito delle giovanili in Italia. L’allenatore introdusse, per la prima volta, la figura dello psicologo nello staff della primavera e riuscì a creare la prima scuola calcio d’Italia gestita da un club. L’educazione era l’elemento cardine della filosofia di Sergio Vatta, nonché uno dei prerequisiti fondamentali per i giovani che arrivavano al Filadelfia. Tutti quei ragazzini, così lontani dalle proprie famiglie, trovarono in lui un padre ed un maestro di vita dall’infinita umiltà e professionalità. Sempre spinto a migliorarsi, Vatta fu l’artefice di una vera e propria rivoluzione degli allenamenti, introducendo anche per la primavera schemi sulle diverse situazioni di gioco.
In circa 15 anni di attività a Torino, il mister crebbe generazioni di calciatori e uomini, insegnando loro l’importanza non solo del calcio ma di tutto il mondo che gli gravita attorno. Come ricordato da uno dei suoi ragazzi, Giancarlo Camolese, Vatta sapeva essere comprensivo o intransigente a seconda delle situazioni, conquistandosi il rispetto e l’affetto di tutto lo spogliatoio. Tra tutti i talenti da lui lanciati, uno dei ricordi più belli è quello di Andrea Mandorlini, attuale allenatore del Padova Calcio per cui fu più di un padre. Tra i due, infatti, nacque un’amicizia così forte che resistette agli anni e alla distanza. Non a caso, durante un’intervista rilasciata a Gianpaolo Ormezzano, lo stesso Vatta si commosse parlando di lui. Insieme al maestro del Filadelfia va via una parte importante della storia del Torino e del calcio italiano, ma i suoi insegnamenti rimarranno a disposizione delle generazioni future.
Vatta è il passato, il presente ed il futuro del Torino.
Gianpaolo Ormezzano
Gli anni Novanta e l’avventura in azzurro
Al termine della straordinaria avventura granata, Sergio Vatta fu il responsabile delle nazionali italiane Under16 e 17 dal 1991 al 1997. Con gli azzurrini, Vatta collezionò un terzo posto agli Europei del 1992 ed una medaglia d’argento all’edizione successiva del 1993. Nella stagione 1997/1998 ottenne l’incarico di C.T. della nazionale femminile, raggiungendo la finale degli Euro ’97 al primo tentativo. Per le italiane era la seconda finale europea della sua storia dopo quella del 1993, persa contro le danesi.
Le azzurre, sorteggiate nello stesso girone di Germania, Norvegia e Danimarca, superarono la fase a gironi a pari punti con le tedesche. Grazie ai gol di Carolina Morace e Silvia Fiorini, l’Italia vinse la semifinale contro la Spagna per 2 a 1, guadagnandosi un posto in finale. Nella suggestiva cornice dell’Ullevaal Stadion di Oslo, le ragazze di Vatta affrontarono nuovamente la Germania, reduce da una vittoria per 1 a 0 sulla Svezia. La grinta delle italiane non riuscì ad arginare l’impeto delle tedesche che, con le reti di Sandra Minnert e Birgit Prinz conquistarono la finale.
L’ultimo tango
Chiusa la parentesi azzurra, Sergio Vatta fu ingaggiato dalla Lazio come responsabile del settore giovanile. L’avventura nella dirigenza bianco-celeste, iniziata nel 98′, si concluse dopo appena tre stagioni con la vittoria di due trofei nazionali. Nel 2001, infatti, la squadra dell’ex-presidente Sergio Cragnotti vinse il campionato giovanissimi e quello primavera. L’ultima avventura di Vatta dopo la Lazio fu in Grecia, a Salonicco, come responsabile delle giovanili del Paok.
La passione per il calcio di Sergio dovrebbe essere considerata patrimonio dell’umanità e raccontata alle generazioni più giovani. In un calcio che non riesce a svincolarsi dagli interessi economici, un po’ di sana passione non farebbe altro che bene. Forse sarebbe giusto applicare gli insegnamenti di mister Vatta nelle scuole calcio ancor prima degli schemi di gioco. Specialmente in un calcio tanto rovinato dalla maleducazione e dall’arroganza di molti giocatori, allenatori e tifoserie, bisognerebbe lavorare sul rispetto sin dai più piccoli. Di certo, a tutto il mondo dello sport mancherà l’umiltà del maestro del Filadelfia.
Alessandro Gargiulo