La notizia arriva dall’Università di Ginevra, un team di scienziati ha cercato di rispondere alla domanda nel titolo.
Il sequestro e stoccaggio del carbonio è quel processo per cui le piante catturano l’anidride carbonica nell’atmosfera e imprigionano il carbonio sotto forma di legno, foglie, etc… ed è fondamentale negli sforzi per mitigare il cambiamento climatico e rispettare gli accordi presi a Parigi.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Communications.
In estrema sintesi questa ricerca è scaturita dal fatto che c’erano tesi contrastanti su quale tipo di foreste svolgesse più efficientemente il compito: alcune osservazioni sembravano suggerire che la varietà, cioè avere abbondanza di specie diverse desse i migliori risultati.
D’altro canto altri studi suggerivano che l’importanza risiede nella densità, nel numero di alberi.
Forse non sorprenderà nessuno apprendere che il team guidato dal dr. Jaime Madrigal-Gonzalez ha scoperto che non esiste una risposta univoca, viviamo in un pianeta complesso con ambienti molto diversi.
Quello che i ricercatori dell’Università di Ginevra hanno scoperto è che il sequestro e stoccaggio del carbonio nelle aree tropicali ed equatoriali (e anche in qualche foresta temperata) è in effetti più efficiente quanto più è grande la biodiversità delle foreste.
Discorso diverso per le aree del mondo più secche e più fredde, in questo caso sembra più importante l’abbondanza. In queste regioni un aumento del numero delle specie non si traduce in una maggiore produttività del terreno.
Una questione introdotta da questa scoperta è se lo stress climatico introdotto nelle aree dove le foreste sono più produttive, equatore e tropici appunto, potrebbe cambiare le cose anche qui e far diminuire il ruolo della diversità nell’efficienza delle foreste nel sequestrare il carbonio.
Queste, ovviamente, sono tutte questioni di fondamentale importanza per i governi che studiano le strategie per cercare di rispettare gli impegni presi nell’accordo di Parigi.
Roberto Todini