Il Gip di Firenze ha disposto il sequestro preventivo di oltre 10 milioni di euro nei confronti di Marcello Dell’Utri e di sua moglie. L’ex senatore e cofondatore di Forza Italia è accusato di aver violato la legge antimafia Rognoni-La Torre non avendo comunicato le variazioni patrimoniali; Dell’Utri non avrebbe dichiarato oltre 42 milioni di euro, gran parte dei quali ricevuti dall’amico Silvio Berlusconi.
Le accuse mosse a Marcello Dell’Utri
L’ex senatore di Forza Italia è accusato di aver violato la legge antimafia Rognoni-La Torre, norma che obbliga i condannati in via definitiva per mafia di comunicare ogni variazione del patrimonio personale, aumento o riduzione che sia. Il non rispetto della legge prevede una possibile reclusione da due a sei anni, oltre che la confisca dei beni e dei soldi ottenuti se il patrimonio aumenta, come nel caso in questione.
Per questo il Gip di Firenze, Antonella Zatini, ha disposto il sequestro di oltre 10 milioni di euro nei confronti di Marcello Dell’Utri e di sua moglie Miranda Ratti; il grosso dell’importo sequestrato è rappresentato proprio dalle entrate sui conti della Ratti, circa 8 milioni di euro. I soldi della donna, che non è mai stata indagata nei procedimenti del merito, sono stati confiscati in quanto ritenuti riferibili al marito. A quest’ultimo sono 2,5 milioni sono confiscabili direttamente.
La somma sequestrata è inferiore all’ammontare contestato per via della prescrizione. Infatti secondo l’accusa Marcello Dell’Utri, condannato con sentenza definitiva nel 2014 per concorso eterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti con la mafia fino al 1992, ha omesso di comunicare variazioni patrimoniali per oltre 42 milioni di euro. La maggior parte di questi soldi arrivavano dall’amico Silvio Berlusconi, ma non mancano acquisti di immobili a Segrate e sul lago di Como, compravendita di opere d’arte e di altri beni e bonifici fatti da case editrici di quotidiani.
I bonifici di Berlusconi mai dichiarati
Solo sul conto di Miranda Ratti sono entrati circa 10 milioni di euro provenienti da prestiti infruttiferi da parte del Cavaliere dal 2016 al 2020. A questi si aggiungono dieci bonifici da 90 mila euro con causale “donazione di modico valore” dati sempre da Berlusconi a Dell’Utri tra il maggio 2021 e il maggio 2023, e secondo i pm potrebbero essere pagamenti per cercare di occultare qualcosa che il cofondatore di Forza Italia sa in merito alle stragi di mafia del 1993, indagine nelle quale era indagato insieme a Berlusconi. Anche se l’ipotesi è già stata scartata più volte dagli stessi pm nei decenni passati, il Gip di Firenze “ammette” la connessione con le stragi nell’ambito di questo procedimento.
Giorgio Perroni, storico avvocato difensore dell’ex leader di Forza Italia, si dichiara invece amareggiato ed indignato dalle “calunnie che continuano ad essere diffuse ai danni del Presidente Silvio Berlusconi”. Secondo lui il sequestro dei 10,8 milioni a Marcello Dell’Utri si fonda solo su un “presupposto” e che la notizia “non avrebbe fatto clamore quanto parlare del Presidente Berlusconi e sollecitare la fantasia dell’opinione pubblica con espressioni capziose e calunniose”.
L’avvocato sostiene che l’origine delle donazioni e dei bonifici sia del tutto lecita, in quanto fatte per via della “profonda amicizia che legava Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri e al desiderio del Presidente di aiutare una persona la cui vita era stata sconvolta da indagini e accuse ritenute prive di fondamento”. Inoltre porta sostegno della sua tesi quanto deciso dal tribunale di Palermo, cioè il rigetto di una richiesta della procura di sottoporre l’ex senatore di Forza Italia alla sorveglianza speciale e di sequestrare suoi beni per la confisca per via del patrimonio sproporzionato rispetto ai suoi redditi. Secondo quanto espresso dai giudici parlamentari infatti Marcello Dell’Utri “non è più socialmente pericoloso”.