La questione sulla separazione delle carriere dei magistrati nasce dall’art. 111 della costituzione che così recita:
«[…] Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata […]»
La sezione fondamentale è la frase “in condizioni di parità, davanti a un Giudice terzo e imparziale.”
A oggi abbiamo una situazione in cui i Magistrati giudicanti ed Magistrati requirenti appartengono allo stesso ordine. Potendo addirittura cambiare i propri indirizzi senza tante difficoltà. Come può una situazione simile garantire l’imparzialità del Magistrato giudicante se una delle parti del processo (il PM) è, fondamentalmente, un “collega”? È questa la domanda che in molti si pongono.
È indubbio certamente che i Magistrati italiani hanno dato, più e più volte, prova d’indipendenza e imparzialità. Sono noti e clamorosi i casi in cui i Giudici hanno rigettato sul nascere “accuse” avanzate dai PM. Tuttavia, se da un lato la professionalità di molti Giudici è una costante che rassicura e suggerisce come non necessaria la divisione delle carriere. Dall’altro, molti casi clamorosi e anche recenti, nonché la logica, ci dicono che la divisione delle carriere, è non solo necessaria, ma anche una tutela maggiore, oltre che
Un’attuazione delle norme costituzionali.
Allora perché ci si oppone alla separazione delle carriere dei magistrati? (nata da iniziativa popolare che ha raccolto più di 75 mila firme)
Le preoccupazioni attengono all’imparzialità e all’indipendenza dell’organo requirente, cioè dei PM. L’ombra che si abbatte su questa iniziativa è di una possibile ingerenza della politica sul lavoro dei magistrati requirenti. Un’ombra oscura e totalitaria, che ci riporta alla mente periodi bui, ma che è anche facilmente allontanabile. La proposta, infatti, recita così
“L’ordine giudiziario è formato dalla magistratura giudicante e dalla magistratura requirente ed è autonomo e indipendente da ogni potere”.
Quindi già nella proposta di divisione è sottolineato con forza e decisione l’indipendenza degli organi giudiziari.
Se questa proposta di modifica riuscirà a passare, e i tempi sembrano maturi, porterebbe alla creazione di due CSM, quello dei Giudici e quello dei PM. Sempre garantendo, l’autonomia e l’imparzialità dei due organi, requisito imprescindibile e fondamento di ogni democrazia. La divisione dei percorsi professionali di magistrati giudicanti e requirenti è anche importante dal punto di vista formativo. Dovendosi prevedere anche dei percorsi di studi differenti, adeguati alle finalità dei due organi. Così come vigenti in moltissimi paesi come: Stati Uniti, Regno Unito, Portogallo, Spagna etc.
Starà al buon senso di avvocati, magistrati e politici, trovare un percorso condiviso, che porti all’attuazione della costituzione, alla garanzia dei principi penali, ma soprattutto all’indipendenza e autonomia dei Magistrati, requirenti e giudicanti.
Leandro Grasso