Fa riflettere quanto accaduto a Como nei giorni scorsi. Fa riflettere sul fatto che a pagare il prezzo più alto di questa pandemia da Covid-19 sia la fascia più povera della popolazione. Quella più debole, già prima in difficoltà. Fa riflettere anche sull’applicazione delle regole stabilite da Governo e Regioni per contrastare la pandemia. E’ giusto rispettarle, certo, ma è corretto applicarle sempre e comunque, oppure è possibile qualche eccezione, quando il buonsenso la richiederebbe? E’ quanto viene naturale chiedersi pensando al senzatetto multato a Como qualche giorno fa.
La storia di Pasquale Giudice
Pasquale Giudice, 63 anni, è stato multato a Como perchè alle 21.05 si trovava in una delle strade del centro “senza essere in grado di motivare lo spostamento dal suo domicilio, residenza o abitazione”, come si legge nel verbale. Peccato che Pasquale sia un senzatetto e che, dunque, non abbia una casa in cui tornare alla sera o in cui trascorrere le giornate. Como e la Lombardia sono, però, “zona rossa”, e le regole parlano chiaro. Per Pasquale Giudice, dunque, arriva una multa da 280 euro (400 se la sanzione non viene pagata entro pochi giorni).
Naturalmente, il senzatetto multato non può pagare questa somma, quindi ancora una volta emergono i dubbi sulla necessità di questa multa. Pasquale, conosciuto in città, vive da dieci anni sotto i portici del Liceo Volta. Sul cartello che porta con sè quando chiede l’elemosina c’è scritto: “Sono per la strada senza aiuti. Mi sono ammalato di tumore e sono rimasto da solo. Ho girato e cercato, senza fortuna”.
L’aiuto da parte di un benefattore
Come riporta “La Stampa”, un anonimo benefattore ha posto fine alla vicenda, pagando la multa. Il benefattore, che sarebbe un noto professionista comasco, ha spiegato: “Ho pagato io per Pasquale, dovere civico”. Chiede, inoltre, l’anonimato perchè “non c’è alcun bisogno di visibilità”.
La storia non Pasquale Giudice non è la prima attraverso cui la situazione dei clochard di Como giunge sui quotidiani nazionali. Nella città lariana, infatti, clochard e migranti continuano ad arrivare con la speranza di poter raggiungere la Svizzera, impresa sempre più complicata, soprattutto in epoca di Covid-19. Già qualche anno fa aveva fatto discutere l’ordinanza del Comune di Como (a maggioranza leghista), che prevedeva, per una questione di “decoro”, l’allontanamento dei clochard dal centro cittadino.
La storia di Pasquale Giudice, per fortuna a lieto fine, lascia, dunque, aperte e mette in evidenza molte questioni irrisolte della nostra società.
Simone Guandalini