Quando salvaguardare il possesso di armi resta centrale mentre si tenta convintamente di cancellare l’autodeterminazione delle donne, non si sta solamente compiendo un passo a ritroso nel passato. L’annullamento della sentenza Roe vs Wade rappresenta qualcosa di peggio. Lo spostamento è spaziale: dalla terra delle libertà, ad un posto in cui ridurle al minimo può rappresentare una vittoria.
È il pianeta piatto, di coscienza
Era il 1973, quando un principio astratto di tutela si fece concreto attraverso la sentenza Roe vs Wade. Una decisione circa la legislazione sull’aborto, presa con una maggioranza di 7 giudici a favore e 2 contrari. Si riconobbe e valorizzò la libera scelta della donna, si pose un limite all’ingerenza statale.
È il 24 giugno 2022 quando 6 giudici della Corte votano invece, per sgretolare quella stessa custodia all’autonomia personale.
Prerogative in frantumi, coriandoli per Repubblicani e antiabortisti, schegge fatali per ogni corpo di donna che sarà costretto alla maternità.
Nel sanguinare della carne lesa dall’ingiustizia, possono festeggiare solo coloro che, nello stabilire la sacralità del concepito, dimenticano la propria, di umanità.
La sentenza Roe vs Wade ribaltata
L’aborto non diviene automaticamente un reato in tutti gli Stati americani, ma ognuno di questi ha il potere di limitarne l’acceso o vietarne l’attuazione. Si stima che circa 26 Stati, a seguito della revoca di validità della sentenza Roe vs Wade, siano già pronti a vietare “sicuramente o probabilmente” l’aborto. Tra le certezze, il Mississipi, matrice per l’innesco dello stesso iter di revisione della sentenza.
La politica tutta, oggi, ha fallito.
Si è scelto di rendere lecita la nudità degli individui, privarli di un fondamentale strumento legale. Si è deciso poi, di alimentare le sofferenze dei più fragili: perché a risentire maggiormente della pesante ricaduta di tale proibizione, saranno le donne povere a cui risulterà difficile, se non impossibile, spostarsi da uno Stato all’altro. E’ previsto infatti un aumento delle morti delle donne nere in quanto più esposte a condizioni economiche svantaggiate.
Immobilizzate platealmente dalle catene di una irragionevole criminalizzazione.
Fermate nelle loro personali decisioni anche laddove l’apparenza prevede l’indipendenza.
Perchè gli U.S.A hanno inscenato una tragedia, ma in Italia la stessa si compie silenziosamente con l’aumentare degli obiettori di coscienza, che in massa, negano il diritto all’aborto.
L’assenza più rumorosa a risuonare negli Stati che compiranno la scelta di limitare le pratiche, non sarà quella dell’operazione stessa, ma il diritto alla salute che la rende sicura, legale e controllata. Rendere illegale l’aborto non impedisce infatti di abortire, lo rende solo infinitamente più pericoloso.
Anomalo fin’ora, negli U.S.A, è stato il fatto che un diritto di tale rilevanza fosse sancito unicamente da una sentenza. Essi necessitavano e necessitano ancora, non di abolizioni, ma di una solida legge. Mancano certamente i voti al senato, resta un’indispensabile esigenza.
Ricercare una forma per il mondo, che possa rinunciare definitivamente alla piattezza.
Giorgia Zazzeroni