Si è parlato molto sulla possibilità o meno, da parte dei genitori, di postare sui social network le foto dei loro figli minorenni. Aveva fatto scalpore, nel 2016, un caso in Austria dove era stata addirittura una ragazza di 18 anni, Carinzia, a rivolgersi al giudice per far rimuovere le sue foto dai profili dei genitori. Mamma e papà avevano pubblicato più di 500 immagini della sua infanzia, senza il suo permesso, creandole un grande imbarazzo.
La sentenza emessa oggi a Mantova tratta, invece, il caso di due genitori separati con idee differenti su come utilizzare il web. Il Tribunale prende finalmente posizione netta su un tema che è sempre di grande attualità, come tutto ciò che riguarda il travolgente (in tutti i sensi) mondo social.
Il caso
Il padre ha interpellato la giustizia in quanto, negli accordi precedenti alla separazione la madre si era impegnata a tenere un atteggiamento più riservato e a non pubblicare su alcun social network le foto dei loro figli di soli un anno e mezzo e tre anni e mezzo. Così non è accaduto e le foto dei figli minorenni hanno continuato a comparire sulle pagine della moglie. Il Tribunale si è espresso a totale favore dell’uomo riconoscendo, in primis la pericolosità insita nella pubblicazione delle foto dei figli sui social network. Questo anche per la facilità con cui le stesse possono essere scaricate e/o taggato da malintenzionati che, anche qualora i profili siano privati, non hanno comunque troppe difficoltà a giungere alle immagini desiderate. Immagini che possono poi essere manipolate ed utilizzate anche in ambiti pedofili.
Il diritto d’immagine
Oltre alla pericolosità sopra citata, la sentenza si basa anche sul diritto d’immagine. Diritto che, in caso di minorenni, deve essere esercitato da entrambi i genitori. E sempre gli stessi devono tenere conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del figlio.
La donna dovrà, quindi, rimuovere tutte le foto dei figli e attenersi alla sentenza. Sicuramente un passo in avanti che mette nero su bianco il da farsi su questioni che fanno sempre più parte della nostra vita.
Marta Migliardi