Unione Sindacale Di Base
Tra i 47 imputati nel processo chiamato “Ambiente Svenduto”, sono stati condannati a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva.
La sentenza del Tribunale di Taranto sull’ex Ilva, con pesanti condanne soprattutto ai Riva e ai vertici dello stabilimento siderurgico, rappresenta un momento di straordinaria importanza perché condanna un metodo tutt’altro che virtuoso utilizzato da chi ha gestito in passato la più grande acciaieria d’Europa e dalla politica che non ha saputo imporsi.
Oltre un’ora è durata la lettura del dispositivo della sentenza da parte del presidente della Corte, Stefania D’Errico. I giudici sono intervenuti per colmare lacune della politica e riparare i danni fatti dalla stessa, che mai come in questa circostanza ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Da qui deve ripartire il governo, interpretando e leggendo la sentenza odierna soprattutto attraverso il grande bisogno di cambiamento della città di Taranto.
Oggi non possiamo che prendere esempio dal passato per evitare di fare gli stessi errori che puntualmente ricadrebbero sulla pelle dei cittadini, dei lavoratori e delle relative famiglie. Il lavoro e l’impresa vanno intesi mettendo al primo posto la persona e la vita stessa.
Per questo motivo il governo è chiamato a invertire immediatamente la rotta e a prendere finalmente in considerazione la chiara direzione della riconversione economica del territorio attraverso un accordo di programma. Taranto vuole voltare pagina.
Queste le condanne più importanti:
Per i fratelli Fabio e Nicola Riva rispettivamente 22 e 20 di carcere. 21 per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Per l’ex responsabile della relazioni esterne del gruppo Girolamo Archinà 21 anni e 6 mesi. Per il consulente della procura Lorenzo Liberti 15. Per l’ex presidente della Puglia Nichi Vendola 3 anni e mezzo di reclusione, 3 per l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, stessa condanna per l’ex presidente della Provincia Gianni Florido. 2 anni per l’ex direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato.