Sentenza Artificiale è un romanzo che incanta per la maestria con la quale avvince i lettori ai fili della narrazione. Ma non c’è solo questo. L’opera stimola riflessioni continue, aprendosi a una molteplicità di livelli di lettura inaspettata.
In un mondo in cui l’uomo è fallibile, la creazione della macchina LexIA promette una totale innovazione dei processi penali. Eliminando le lungaggini della burocrazia e gli errori giudiziari, la sua intelligenza artificiale permetterebbe l’automatizzazione di sentenze che, frutto di un algoritmo, sarebbero certamente precise e sicure. Quando, all’alba dell’inaugurazione della macchina, l’informatica Cassia Niro rileva un’anomalia in LexIA, si iniziano a susseguire una serie di eventi perturbanti. L’ombra dell’assassinio di Aristotile Damanakis, creatore della IA, si allunga avvolgendo la vita della ragazza e di chi le sta accanto. Quanto è giusto delegare alle macchine aspetti così delicati della vita dell’essere umano? E chi si nasconde dietro la manomissione delle Sentenze Artificiali?
“Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti spiasse? Ti sei mai sentito seguito, o hai mai avuto l’impressione che ci fosse qualcun altro in ascolto durante le tue conversazioni telefoniche?”
Il ritmo della narrazione è serrato, gli interrogativi si moltiplicano e le risposte che ogni lettore è chiamato a dare a se stesso sono complesse. Il problema etico sollevato intriga per la sua natura e si lega ad antecedenti letterari da sempre stimolanti.
Ciò che poi, più di tutto, rende Sentenza Artificiale un romanzo intenso è il paradosso che genera l’incontro tra il mondo della tecnologia e quello dei sentimenti. L’algido regno dell’informatica è percorso da una narrazione in cui c’è spazio per una grandissima umanità. La descrizione delicata di legami di profonda amicizia, la bontà autentica di personaggi tratteggiati con efficace maestria, permeano il testo di un grande calore. Il gesto esatto, unico, preciso, della protagonista che muove veloce le dita sulla tastiera del computer si contrappone ai movimenti sempre speciali e nuovi con i quali il mondo umano la sostiene nell’impresa.
L’annosa battaglia dell’uomo contro la macchina è vinta ben prima che le tensioni del romanzo si sciolgano nell’epilogo finale. I segnali che l’intelligenza umana trionferà su quella artificiale sono disseminati in tutti quei luoghi del testo in cui pulsa un cuore che batte animato dalle relazioni umane. La stessa passione per la tecnologia vissuta dalla protagonista è il frutto dell’amore per il padre, un amore che vive nel ricordo con una nitidezza che solo i grandi sentimenti possono restituire.
Sentenza Artificiale offre la possibilità di seguire il percorso di formazione dei protagonisti come in un romanzo di edificazione, e lo fa fino al punto di coinvolgere lo stesso lettore in una inaspettata catarsi conclusiva. Al contempo, è una lettura thriller di quelle che ti inducono a divorarne la trama con un entusiasmo e una curiosità sempre nuove. Poco importa che si abbia una buona o pessima conoscenza informatica o giuridica, gli stimoli di Sentenza Artificiale sono talmente tentacolari da non lasciare scampo.
La scrittura di Barbara Baraldi è come una rete che avvince il lettore. Prima lo trascina nelle profondità più oscure, e poi lo libera mostrandogli il mondo sotto una nuova luce.
Martina Dalessandro