Agli albori dell’ottocento, per un poeta la vita era un tessuto di parole; ne conseguiva che il mondo che lo circondava era immerso nel linguaggio dell’Indefinibile, con la conseguente frustrazione di una puntuale appropriazione della realtà.
La sfiducia di poter modificare l’esistente mondo reale e la soluzione di una creatività che scardinasse i parametri del reale e li sublimasse. Questa impotenza portò ad una necrosi dell’habitus poetico. Morte del lirismo e prosa della realtà. Stava diventando inefficace questa idea di un linguaggio che pretendeva di essere l’unico.
Riflessione già interiorizzata da Rimbaud a giovane età, con la sua “Bateau ivre”. Le sue frequentazioni di poeti classici e francesi lo fecero maturare in fretta. Durante la guerra franco-prussiana, scoprì le sue doti di polemista, retore satirico, antimilitarista e rivoluzionario.
Egli era convinto sostenitore e credette fermamente in una modificazione della realtà. Aveva sempre un’estrazione romantica il suo sentire, ma desiderava connotare la poesia del senso del reale e di un linguaggio differente da quello utilizzato finora. Ma le sue speranze disattese lo fecero declinare in un clima di crisi esistenziale.
Così egli si rifugiò in un universo poetico cercando di sublimare il dilemma di un’aspirazione a un mondo ideale di essere, resa vana dalla realtà incontrovertibile. Da qui “Le coeur supplicié” e la cosiddetta “lettre du voyant”; Derniers Vers; Une Saison en Enfer e le Illuminations.
La vicenda della Comune di Parigi e il suo esito negativo, con la settimana di sangue con almeno ventimila esecuzioni e arresti, lo colpirono nel profondo e il senso dell’Ineluttabile si appropriò del suo modo di sentire.
Egli con commozione scriveva di come la poesia dovesse non seguire, ma precedere l’azione, al fine di moltiplicare il progresso; il compito del poeta doveva essere far ascoltare le sue creazioni in quanto “chargé de l’humanité, des animaux meme”.
La sua funzione e il suo impegno erano pubblici. L’dea di un poeta attivo munito di uno spirito capace di associare e consociare in sé uomini e cose, e di sperimentare il dolore in tutte le sue manifestazioni. L’eroe malato e maledetto. Rivolta permanente, trasgressione, e sovvertimento dell’ordine borghese.
Dentro il fogliame, scrigno verde maculato d’oro,
dentro il fogliame esitante e fiorito
di splendidi fiori in cui dorme un bacio,
vivacemente squarciando l’artistico ricamo,
un fauno mostra i suoi occhi accesi
e morde fiori rossi con i suoi denti bianchi.
Bruno e sanguinolento, come un vino invecchiato,
il suo labbro scoppia in lunghe risa sotto i rami.
E dopo ch’egli è fuggito-come uno scoiattolo-
La sua risata ancora vibra in ogni foglia,
e si vede, spaurito da un fringuello,
l’aureo Bacio del Bosco che si raccoglie in sé stesso,