DI Maurizio Martucci
L’ultima mossa, articolo 700 del codice di procedura civile, al Tribunale di Siena ricorso d’urgenza contro il Ministro della Salute per uso compassionevole del farmaco in rara (?) malattia ambientale. Prima, querela nell’ufficio dei Carabinieri di Montecatini Terme con denuncia alla Procura di Roma per aprire indagini contro il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il dicastero di Beatrice Lorenzin: ipotesi di reato, violazione delle norme Costituzionali per la tutela della salute del cittadino per “colpevole omissione, negligenza e incuranza dello Stato, innanzi al patimento fisico e morale di Sara Angemi e di tutti i malati (circa 3.600!) abbandonati a se stessi”. L’estenuante battaglia per il riconoscimento nei LEA della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) passa per la campagna senese, da Rosia (frazione Sovicile), residenza ‘protetta’ della 23enne Angemi, faccia pulita da Pocahontas, indomita ribelle nello sbandierare il suo calvario, trasformandolo in una battaglia per la rivendicazione di un diritto civile: la legittimazione di una sindrome immuno-neuro-tossica tipica delle società occidentali industrializzate, una mutazione genetica della specie per intossicazione da metalli pesanti, chimica ed elettrosmog ubiquitario che fa discutere (e tremare: sai che class action per i danni?) medici, istituzioni e multinazionali inquinanti. Ecco perché.
Mascherina sul volto, reazioni multiorgano a (quasi) tutto, corpo gonfio di tossine, privo di vitamine e nutrienti: nel 2015 la diedero per spacciata, altre due settimane di vita. Che fare? Sara Angemi lasciò 17.400 euro per il viaggio di sola andata a Madrid in aereoambulanza privata. Nonostante le raccolte fondi (anche da CasaPound Italia di Valdinievole) le terapie si sono interrotte. Esaurimento liquidità, spesi più di 50.000 euro per trattamenti disintossicanti nella clinica della Fondazione Alborada (efficace ma meno cara della Breakspear di Londra, specializzata in MCS ed Elettrosensibilità).
“Le sue condizioni stanno di nuovo peggiorando”, sostiene il legale Massimo Sardo nell’esposto: Sara il 21 Novembre dovrebbe tornare in Spagna per un nuovo ciclo detox. Costo? Altri 8mila euro. “Per affrontare la cospicua spesa i famigliari, gli amici e le associazioni si indebitano ogni giorno: da ciò deriva la responsabilità dello Stato! Il più grande rammarico di Sara è la consapevolezza che se avesse avuto una diagnosi certa non appena manifestatasi la malattia e se avesse intrapreso subito questa cura, con molti meno soldi spesi, adesso avrebbe vissuto una vita normale da ragazza.”
Nata nel pistoiese a Ponte Buggianese, in età pediatrica Sara Angemi soffriva sintomi associati erroneamente a comuni allergie (“assumeva in media tre scatole di antibiotico ogni mese!”). Al tempo della prima scuola, relazionò i problemi all’esposizione di profumi e detersivi: a 13 anni “il vaccino contro la rosolia le provocò febbre molto alta, eritemi cutanei e forti bruciori alla testa. Si rifiutò in seguito di farne altri”. L’odissea passò per numerosi ricoveri e ospedali, endocrinologi, allergologi e nutrizionisti, nessuno riuscì a diagnosticarle la violenta malattia. Degenerativa. Sedicenne, l’anestesia per curare i denti con l’amalgama (lega non stabile col pericoloso mercurio!) le provocò una crisi respiratoria. La prima delle tante. Poi un intervento all’appendice infiammata, quasi in peritonite: i medici “si resero conto che era in pericolo di vita!”. Le numerose intolleranze alimentari, il peso sballato, la bilancia a 106 Kg. A 18 anni la diagnosi di artrite reumatoide, altra confusione: “pressione alta, sanguinamenti dal naso, mal di testa, perdita di capelli, occhi gialli”. Dai patch test l’allergia a nichel, cobalto e formaldeide. Un’ulteriore indizio: dalla risonanza magnetica un’altra grave crisi respiratoria. Nel 2013 l’incontro col Prof. Giuseppe Genovesi del Policlinico di Roma e la certezza del male nell’acronimo, fatte analisi genetiche ed epigenetiche. Tre sole lettere: MCS, Sensibilità Chimica Multipla. Praticamente Sara non tollera quasi nulla di tutto ciò che la circonda e normalmente usato nella vita quotidiana. Il male è nella pervadente società che l’ammala: noi e i nostri consumi sono il suo male! Da lì le cure desensibilizzanti, “dolorosissime, peggio della chemioterapia, a detta di una malata che aveva provato entrambe.” Lentamente, in modo progressivo, nell’evidenza dei miglioramenti, per Sara l’apertura di uno spiraglio, magari un futuro diverso. La speranza di farcela, ma urgono cure. Subito, come tanti altri invisibili ‘MCS’ in pericolo di vita. Che in Italia non possono ottenere (mancano strutture protette, capaci di trattare pazienti elettro-chimicamente sensibili). Che l’Italia non vuol economicamente coprire (ma ci sono casi accolti a livello regionale!). A meno che un giudice non sfondi il muro di gomma, mentre lei posta su Facebook: “il valore di un uomo si rivela nell’istante in cui la vita si confronta con la morte”. Non mollare, musetto da Pocahontas!