Avere la sensazione di déjà-vu è come un fulmine, capita di imbambolarsi, fissare il vuoto e spalancare la bocca. Si ha l’impressione di aver, appunto, “già visto” in passato questo presente. Come un brivido lungo la schiena riusciamo a percepirne anche gli sviluppi futuri.
Altro che Raven!
E’ solo il falso ricordo di aver avuto in passato una visione del futuro e perciò di conoscerne il finale. Ci si convince di poter prevedere cosa accadrà dopo, senza puntualmente riuscirci. Un attimo così forte e così spiazzante da farci cullare l’idea che noi questa vita l’abbiamo già vissuta, che questo momento è il ricordo di una vita passata.
Che succede quando si avverte la sensazione di déjà-vu?
Sul piano scientifico si parla invece di anomalie della memoria, un glitch che si presenta nel momento in cui una situazione ci risulta familiare. Molti studi spiegano che si tratta semplicemente di rivivere un’emozione che rievoca nella nostra memoria una situazione passata in cui l’avevamo già sperimentata. Il nostro cervello compie quindi un check nella sua memoria che però non va a buon fine e non riusciamo a vedere quel ricordo.
L’incapacità di rivedere quel ricordo associata alla percezione di familiarità dà vita alla sensazione di déjà-vu. Un evento così comune da essere associato ad altri fenomeni come il simile déjà vécu (la sensazione di aver già vissuto un’esperienza) o il jamais vu (il contrario del déjà vu, ovvero sapere che l’evento è successo, ma non averne alcun ricordo). Tutte queste sensazioni messe assieme hanno la capacità di suggestionarci.
Assurda impazienza di conoscere il futuro
La sensazione di deja-vù a volte è così forte e così spiazzante da farci cullare l’idea che noi questa vita l’abbiamo già vissuta, che questo momento è il ricordo di una vita passata. Addirittura, secondo alcune teorie il “déjà vu” è la sovrapposizione di più universi paralleli, o una situazione nella quale il “nostro radar”, per ragioni impossibili da determinare, riesce a sintonizzarsi su una frequenza diversa, permettendoci di sbirciare in una realtà parallela.
“O’ lusing’ è nu’ solliev” , diceva mio nonno, ed è vero: la lusinga è un sollievo, l’illusione è un sollievo. Credere di essere speciali è quello che ci accomuna tutti, è così che funziona la narrazione e così va avanti il mondo. Ecco perché anche piccoli glitch, come i deja-vu, assumono questo valore soprannaturale, una delle tante pozioni magiche contro la stitichezza emozionale di questi tempi.
Il peccato è la tracotanza, la presunzione di poter sbirciare al di là dell’angolo del domani. In questo caso però è l’assurda convinzione di poter controllare il tempo a lusingare il nostro ego.
Eppure capita a così tante persone che si tratta di convincersi di essere uno speciale tra gli speciali.
Forse, se molti si lasciano suggestionare da questa idea è proprio in risposta all’ansia e allo stress della vita moderna; lo sfizio di poterla controllare solo per un istante dà il La a molte delle teorie fantasiose che nel tempo vi abbiamo ricamato sù.
Valeria Zoppo