Senato della Repubblica, uno per tutti, Tutti per Azzollini.
Il bugiardo cronico col passare del tempo manifesta una patologica necessità; inizia inevitabilmente a credere a quello che dice! Deve crederci, non può farne a meno. Altrimenti ne va della credibilità della menzogna.
Ed è su questo ipocrita assunto che si basa tutto l’impianto demagogico della politica italiana.
In un ventennio (lasso di tempo tanto ripetitivo quanto nefando) la personalizzazione della politica ha prodotto un modello “di politico-non politico” disposto a tutto per emergere, anche a rendersi ridicolo.
Questo breve preambolo per arrivare ai giorni nostri, giorni dove la drammaticità di un paese si shakera palesemente con la ridicola inadeguatezza della sua classe politica spacciata per puntuale e ostentata sicurezza. Questo è il periodo storico in cui una battuta di Flaiano si traduce in tragicomica profezia: “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria!”
Solo sotto questa paradossale ottica possiamo leggere gli ultimi eventi, le ultime gesta di un manipolo di persone che ha fatto voto di mediocrità e che non si fa mancare nulla, neanche il diventare letteralmente “branco” per difendere un immeritato privilegio.
Il Salvataggio di Azzollini al senato non è poca cosa. Non è un episodio vergognosamente isolato, né una nota a margine nel pessimo libro del renzismo, bensì un marchio, una certificazione di autenticità bella e buona.
Mettiamocelo in testa! Era inevitabile salvare il senatore inquisito. Non solo perché è da ben dodici anni il presidente della Commissione Bilancio del Senato, ma perché è un intoccabile.
Non solo intoccabile perché tiene la cassa, e non certo perché è un politico raffinato – nessuno può onestamente negare la triste evidenza -, ma semplicemente perché è un odierno latifondista, un volgare ma potente feudatario dei giorni nostri; il nodo grezzo in cui si intrecciano favori e compromessi . Una sorta di muro portante che abbattuto farebbe cascare tutto il castello dell’intrallazzo.
Se fosse stata concessa l’autorizzazione a procedere, Azzollini poteva diventare il Mastella di Renzi e far cadere il governo. La rete di interessi, di favori, di concessioni e sborsi che ha tessuto in dodici anni avrebbe chiesto il conto, e, al senato,una tale bomba ad orologeria Renzi non se la poteva permettere.
I numeri in aula sono risicati e la sconfitta del governo sulla Rai subito dopo il vergognoso salvataggio di Azzollini è suonata come un vero e proprio avvertimento: è meglio che l’esecutivo non tiri troppo la corda, altrimenti le riforme non passano (se di riforme vogliamo parlare). Il Governo è ricattato dalle sue “Larghe intese”, dalla sua stessa “ragion d’essere”. A questo punto tutti dovremmo porci uno scomodo quanto inevitabile interrogativo, interrogativo che puntualmente latita: un governo ricattato, tenuto sulla corda da gente come Azzollini, che razza di governo è? Ma il nulla prende possesso delle nostre coscienze politiche e tutta l’indignazione che ci ha indispettito fa rassegnate spallucce nel giro di un quarto d’ora. E’ così che vanno le cose: non ci possiamo far nulla!
Renzi a questo punto deve difendere e giustificare un partito connivente e passa al contrattacco: così il suo ottimismo demagogico si tramuta – non certo d’incanto – in rabbiosa e puntuale spavalderia.
Niente più “cambiamo l’Italia per i figli dei figli dei nostri figli, ma anche per i cuginetti”, nessun inglese da “un americano a palazzo Chigi” al grido di “I’m shishishishissshishi, che – se proprio vogliamo dirla tutta – qualcuno potrebbe anche maliziosamente tradurre in: Io sono caccacaccacaccaaaccccacca, ma solo arroganza e imbarazzante superficialità: “Il Senato non è il passacarte delle procure”[..], dichiara un Renzi scopertosi di improvviso “garantista secondo necessità” che liquida il tutto con facile retorica tirando in ballo la responsabilità che i senatori si assumono nel pronunciarsi sulla libertà o perseguibilità di una persona.
Azzollini alla fine non è più un senatore inquisito, neanche il potentissimo e discutibile presidente della Commissione Bilancio, ma un “caso umano”. Un Fantozzi riscattato e vendicato dal supermegadirettoregenerale, un poveraccio salvato dalla galera.
Il gioco è fatto! il doppio salto mortale carpiato della superca**ola è andato a buon fine. Le accuse su Azzollini – passate lisce come l’olio in giunta – sono andate letteralmente in fumus in Senato.
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