Il matrimonio cinese prevede che, durante il giorno del matrimonio, si debbano stupire gli sposi. Si tratta del cosiddetto “naouhn”, letteralmente significa “disturbare un matrimonio”, ed è un’antica e molto sentita tradizione appartenente alla cultura orientale.
Negli ultimi anni, però, tra le sorprese rientra anche una consuetudine molto pericolosa: i testimoni dello sposo, infatti, “catturano” le damigelle nunziali per poi molestarle proprio quando stanno per avviarsi verso la cerimonia.
Giustificano questo loro comportamento, tirando in ballo il “naouhn”. Peccato però che l’aggressione sessuale non rientri affatto nella definizione di pratica culturale; si tratta più che altro di una scusa per legittimare quello che, sempre più spesso, sfocia in molestia sessuale.
I media cinesi hanno, ormai, preso in seria condizione l’escalation del fenomeno: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la condivisione, sul web, di un video dove una damigella viene aggredita da due uomini.
Fonte: tpi.itI due le tolgono la biancheria intima mentre la donna grida e prova a liberarsi. Ma la “consuetudine culturale” non finisce qui: gli uomini obbligano la donna anche a riprodurre gemiti di piacere.
Quasi sempre le damigelle non denunciano l’accaduto perché non vogliono rovinare il giorno più bello dei loro cari o degli amici. Ma sicuramente il motivo principale è che sono consapevoli del fatto che in molti giustificherebbero queste violenze poiché convinti che si tratti di consuetudini. Quindi niente di così grave, alla fine.
Forse inizialmente si potevano considerare anche scherzi, quando non andavano contro la volontà o non mettevano in pericolo la vita stessa delle damigelle. Infatti a Guangzhou, una delle damigelle è morta proprio per scappare via da due testimoni che la inseguivano: la donna è caduta dal balcone mentre cercava di trovare un nascondiglio così da non farsi “catturare” dagli uomini.
La Polizia sta cercando di collegare i fatti ma la popolazione cinese è fermamente convinta che la morte della donna sia un’estrema conseguenza del “naouhn”.
Dorotea Di Grazia