La selezione sessuale ci porta, fin dalla notte dei tempi a scegliere il partner sessuale tendendo a prediligere determinati caratteri che sentiamo più affini. Quello che giudichiamo come migliore, come più bello o attraente. Quante volte al bar abbiamo dato sfoggio delle nostre caratteristiche per attrarre un possibile partner?
La selezione sessuale e la scelta del partner migliore ci accompagna da migliaia di anni. Non è una prerogativa umana, nulla a che vedere con l’estetica o la ricerca di figure armoniche, ma una condizione comune anche a tantissime specie del regno animale.
Darwin e la selezione sessuale
Charles Darwin nel 1871, spiegò questo fenomeno nel volume “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale”. Completava così il suo lavoro, iniziato molti anni prima durante il viaggio attorno al mondo sulla Beagle, portandolo ad elaborare la famosa Teoria dell’Evoluzione e il meccanismo di selezione naturale.
La selezione sessuale viene spiegata da Darwin come un meccanismo che lavora in maniera diversa rispetto alla selezione naturale e che guida le specie a sviluppare caratteri sessuali secondari, assolutamente inutili alla sopravvivenza dell’intera specie, ma fondamentali, invece, per una lotta all’interno della specie, volta a stabilire quale individuo avrà maggiori possibilità di riprodursi.
Ingombranti code di pavone…
L’esempio più lampante sono i pavoni. I maschi di questa specie sfoggiano penne dai colori sgargianti, blu elettrico con riflessi metallizzati, e presentano lunghissime code. Durante la danza nuziale sono soliti attirare il sesso femminile ostentando le peculiare ruota. Evidentemente le femmine di pavone sono attratte da questo rituale e scelgono il partner in base alla bellezza del piumaggio. Pensiamo alla stessa caratteristica nell’ottica della selezione naturale: immaginate di scappare da un predatore con tre metri di coda piumata e sgargiante. E’ certamente scomodo, eppure nel corso dell’evoluzione i pavoni hanno mantenuto questo carattere morfologico.
I pavoni non sono gli unici animali che presentano quello che si chiama dimorfismo sessuale, una differenza morfologica tra i due generi. Oltre a tantissime specie di volatili, anche la famiglia dei cervidi è dotata di caratteri sessuali secondari evoluti tramite selezione sessuale: i palchi di corna.
…ed altre caratteristiche abnormi
Non penseremo certo di essere esclusi dalle teorie di Darwin! I caratteri sessuali secondari di Homo sapiens sono sfuggiti alla logica utilitaristica della selezione naturale. Presentiamo seni tondi di dimensioni maggiori rispetto ai nostri cugini primati. Anche il membro riproduttivo maschile ha delle dimensioni maggiori rispetto a quelli delle scimmie antropomorfe. Tutto grazie alla selezione sessuale. Il motivo per cui esiste questo tipo di selezione è il successo riproduttivo dell’individuo e permettere di trasmettere il DNA alla prole. Vincere su un altro maschio della specie permette di trasmettere i propri caratteri ai figli. Come a dire: “I miei geni sono migliori perché ho vinto”.
La selezione sessuale e la mente umana
L’Homo sapiens potrebbe aver evoluto in tal senso anche caratteri non prettamente fisici. La mente umana, per come si è sviluppata, con le milioni di sfaccettature e inclinazioni artistiche e creative, potrebbe essere un altro esempio di selezione sessuale. La nostra creatività, il linguaggio e l’arte sono solo esempi delle attività mentali che potrebbero essersi evolute sotto la spinta della selezione sessuale, affinandosi sempre di più durante i secoli, solo per un unico scopo: conquistare l’altro sesso. Effettivamente scrivere una poesia o dipingere un quadro o incidere una canzone non sono attività utili alla sopravvivenza. Eppure l’uomo nei secoli ha sviluppato sempre più queste facoltà mentali.
La mente umana potrebbe essere, quindi, la nostra coda di pavone.
Giulia Fasano