Nel mosaico dell’immigrazione in Italia, sorge un tema di crescente rilevanza: la denatalità tra gli stranieri nel Bel Paese. Questo segnale preoccupante rivela un calo significativo delle nascite all’interno delle comunità di immigrati, aggiungendo un nuovo capitolo alle complesse dinamiche della società italiana.
Nelle strade del Bel Paese, c’è un allarme silenzioso, un grido soffocato dalla povertà che affligge molte famiglie con minori. Questo allarme è aggravato dalla persistente ombra del Covid e dal peso dei salari bassi per molti lavoratori. Nel mondo degli stranieri in Italia, emerge una nuova emergenza, una che è prevalentemente informativa e culturale.
A scrutare questo scenario, il rapporto “Liberi di scegliere se migrare o restare” di Caritas e Migrantes rivela un ritratto di un’Italia che sta attraversando un cambiamento sociale e politico profondo, uno spostamento dell’attenzione mediatica verso l’allarmismo legato all’immigrazione. Il contrasto tra il clima dell’informazione sulle tragedie di Lampedusa e i dettagli della vita quotidiana a Cutro mostra quanto sia mutato il panorama.
I dati numerici sono chiari: al 1° gennaio 2023, la popolazione residente straniera ha raggiunto la cifra di 5.050.257 individui, un incremento di 20.000 rispetto all’anno precedente. La distribuzione geografica rivela che il 59% dei cittadini stranieri risiede nel Nord del paese, con la regione Lombardia in testa, affascinante e accogliente, ospitante il 23,1% del totale straniero in Italia. A seguire, troviamo Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, e Piemonte.
Il mosaico delle nazionalità è affascinante: dopo i rumeni, che costituiscono il 20% degli stranieri in Italia, emergono marocchini e albanesi come figure predominanti, rappresentando rispettivamente l’8,4% e l’8,3% del totale. Un’interessante novità è la crescente presenza di migranti dal Sudest asiatico, mentre tunisini, senegalesi, e nigeriani scivolano fuori dai primi dieci Paesi d’origine.
Tuttavia, una tendenza preoccupante emerge dai dati: la diminuzione del numero di nascite tra neonati stranieri. Dal 2012 al 2021, si è verificata una diminuzione del 28,7%, con il numero di nascite sceso da quasi 80.000 a meno di 57.000. Tra i nuovi nati, i rumeni sono in testa con il 19,4%, seguiti da marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%). Il rapporto nota che il modello di fecondità delle donne straniere sembra adattarsi gradualmente al contesto italiano, che non favorisce la crescita demografica. Tuttavia, il tasso di abortività rimane significativamente superiore rispetto alle donne italiane.
Un altro capitolo interessante è l’educazione: la componente scolastica è in costante crescita. Nell’anno scolastico 2021/2022, gli studenti stranieri hanno raggiunto la cifra di 872.360, un aumento di 7.000 rispetto all’anno precedente.
Per i lavoratori non-UE, il tasso di occupazione si avvicina alla media nazionale (59,2% contro il 60,1%). Questi lavoratori rimangono una parte fondamentale del tessuto occupazionale, con un aumento significativo nell’industria del turismo, nella ristorazione e nella costruzione. Sorprendentemente, la maggior parte degli stranieri impiegati nel 2022 lavora nell’agricoltura, con una percentuale del 39,2%. Tuttavia, il rapporto evidenzia che, in generale, i lavoratori stranieri sono meno istruiti e percepiscono salari inferiori rispetto ai loro colleghi italiani.
Settore sanitario: nel 2022, c’erano 77.500 professionisti sanitari di origine straniera in Italia, tra cui 22.000 medici e 38.000 infermieri. Nonostante le competenze, molti di loro non possono partecipare ai concorsi per il Servizio Sanitario Nazionale, e negli ultimi sei anni, circa il 30% di loro è tornato nei loro paesi d’origine.
Infine, la religione fa parte di questo quadro complesso. I cristiani rappresentano il 53,5% tra gli stranieri residenti in Italia, seguiti da ortodossi e musulmani. Gli spostamenti di popolazione causati da guerre, violenze e persecuzioni in Medio Oriente hanno portato centinaia di migliaia di cristiani in fuga verso la terra d’Italia.
Tuttavia, il lato oscuro di questa realtà multiculturale è la povertà. Secondo l’Istat, 1.600.000 stranieri residenti vivono in condizioni di povertà assoluta, con oltre 614.000 nuclei familiari, equivalente a circa un terzo delle famiglie italiane in difficoltà economica. Il Covid ha amplificato questo svantaggio, con le famiglie straniere con minori che soffrono in particolare, con un tasso di povertà del 36,2%, più di quattro volte superiore rispetto alle famiglie italiane con figli.
In questo affascinante tappeto di diversità, l’Italia si trova a dover affrontare sfide importanti, oltrepassando i confini della mera immigrazione per abbracciare una visione più ampia e comprensiva della società multiculturale che sta emergendo. Mentre il paese cambia, c’è la necessità di un dialogo aperto e costruttivo su come affrontare questi cambiamenti e garantire un futuro migliore per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall’origine.