Da oggi abbiamo tutti un motivo in più per stare meno in poltrona ed evitare il padre dei vizi. Secondo uno studio durato oltre 45 anni, infatti, esiste un collegamento tra la quantità di tempo trascorso a guardare la TV o svolgere altri compiti sedentari e i cambiamenti in un’area del cervello vitale per la memoria.
Sedie e poltrone, i nostri nuovi nemici
I soggetti con lo stile di vita da pantofola avevano meno materia grigia nel lobo temporale mediale (MTL). Questo anche se facevano passeggiate regolari, corse in bicicletta o jogging. Ciò si è dimostrato essere un segnale di allerta precoce del morbo di Alzheimer e di altre forme di malattie neurologiche nei pazienti di mezza età e anziani.
I risultati, scoperti da un team statunitense e pubblicati su PLOS ONE, aggiungono un ulteriore numero di prove che la sedentarietà è dannosa per il cervello, così come per il metabolismo e il cuore. La dott.ssa Prabha Siddarth, dell’Istituto Semel per la Neuroscienza e il Comportamento Umano dell’Università della California, a Los Angeles, e i colleghi hanno affermato in un comunicato stampa:
“L’assottigliamento della MTL può essere un precursore del declino cognitivo e della demenza negli adulti di mezza età e anziani. Ridurre il comportamento sedentario può essere una possibile soluzione per interventi progettati nel migliorare la salute del cervello nelle persone a rischio di malattia di Alzheimer.”
Utilizzando le scansioni cerebrali con risonanza magnetica (MRI), il suo team ha scoperto che si trattava di un predittore “significativo” di assottigliamento della MTL.
E purtroppo l’attività fisica, anche in quantità elevate, era insufficiente a compensare gli effetti nocivi dello star seduti per lunghi periodi.
Nello studio, a 35 partecipanti di età compresa tra 45 e 75 anni è stato chiesto di compilare un questionario. Sono stati chiesti i loro livelli di esercizio fisico quotidiano e il numero medio di ore al giorno in cui hanno trascorso la settimana precedente stando seduti. Ogni persona è stata sottoposta a una scansione MRI ad alta risoluzione che fornisce uno sguardo dettagliato all’MTL, area coinvolta anche nella formazione di nuovi ricordi.
Il dott. Siddarth e colleghi hanno continuato:
“Questo studio non dimostra che star troppo seduti causa strutture cerebrali più sottili, ma che troppe ore passate seduti sono associate a regioni più sottili.”
Inoltre, si sono concentrati solo sulle ore che i partecipanti hanno trascorso seduti e non hanno chiesto loro se prendessero delle pause durante questo periodo. Secondo il parere di alcuni ricercatori, infatti, la frequenza delle pause tra una seduta e l’altra potrebbe influenzare il cambiamento del tessuto neurale.
Questioni di…spessore!
I ricercatori, che sono stati in parte finanziati dal governo degli Stati Uniti, ora intendono seguire i risultati preliminari per vedere se saranno confermati in un gruppo di persone per un periodo più lungo. Ciò contribuirà a determinare definitivamente se la sedentarietà provoca l’assottigliamento della MTL e quale ruolo possono giocare genere, razza e peso.
A dicembre, lo stesso team riportò uno studio durato oltre 60 anni che aveva rivelato che chi percorreva più di 4.000 passi al giorno aveva un ippocampo più spesso e regioni circostanti più spesse rispetto a chi camminava meno. Lo spessore in queste regioni è correlato con una migliore funzione cognitiva. Il gruppo più attivo aveva anche prestazioni superiori nell’attenzione, nella velocità di elaborazione delle informazioni e nel funzionamento esecutivo, una serie di abilità mentali che consentono alle persone di fare piani e raggiungere obiettivi. L’attività fisica inferiore era invece correlata con strutture cerebrali più sottili e funzionamento cognitivo inferiore.
All’epoca, il dott. Siddarth affermò:
“Alcuni studi hanno osservato come l’attività fisica influenzi lo spessore delle strutture cerebrali. Lo spessore del cervello, una misura più sensibile del volume, è in grado di tracciarne prima i cambiamenti sottili, e può predire in modo indipendente lo sviluppo cognitivo.”
Alzati e cammina!
Vari studi hanno rilevato che l’attività fisica è importante per prevenire il declino cognitivo e la demenza negli anziani. Il declino cognitivo si verifica quando le persone iniziano ad avere difficoltà a ragionare, elaborare e ricordare. Il volume del cervello e lo spessore del cervello sono diversi modi di quantificarne la salute.
Ricerche precedenti mostrano che l’attività fisica è correlata con un volume più elevato nell’ippocampo, una piccola regione di memoria critica all’interno del cervello. I lobi temporali si trovano su entrambi i lati del cervello, vicino alle tempie. Hanno a che fare con la memoria, incluso il riconoscimento di volti e oggetti e il linguaggio.
L’Alzheimer’s Society afferma:
“La nostra memoria quotidiana delle esperienze personali, nota come memoria episodica, è strettamente legata all’ippocampo, che si trova all’interno del lobo temporale su ciascun lato del cervello. La parte esterna di ogni lobo temporale è dove immagazziniamo la conoscenza generale, che è un diverso tipo di memoria noto come memoria semantica. Il lobo temporale sinistro di solito tratta gli eventi, i significati delle parole e i nomi degli oggetti. Questo lobo è fondamentale per capire il linguaggio e per poter parlare. Il lobo temporale destro di solito tratta il materiale visivo. Questo lobo è fondamentale per riconoscere oggetti e volti familiari.”
Naturalmente, questi studi avranno una certa risonanza anche come aiuto alla ricerca psicofarmacologica che mira a trovare una cura per rigenerare il tessuto cerebrale perduto.
Insomma, a quanto pare da oggi i lavoratori sedentari avranno una valida scusa per lamentarsi coi datori delle poche pause durante l’orario di lavoro.
Ed ora scusatemi, mi alzo dalla sedia, che vado a fare due passi!
Roberto Bovolenta