Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
Secondo gli ultimi sondaggi, Trump batterebbe Biden, rendendo le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti più incerte che mai.
Nonostante gli innumerevoli procedimenti giudiziari che lo vedono coinvolto, i sondaggi Usa indicano che Donald Trump vincerebbe in un’eventuale contesa elettorale con Joe Biden. Questo vale per quasi tutti i “swinging states”, vale a dire quelli in cui il risultato finale è determinato da una manciata di voti.
Non si tratta affatto di una sorpresa. L’attuale presidente viene considerato troppo anziano per ricandidarsi da una larga parte dell’opinione pubblica americana. D’altronde è ovvio, viste le sue numerose cadute in pubblico e la crescente stanchezza che traspare dal suo volto. Molti elettori, inoltre, non gradiscono la sua politica estera piuttosto ondivaga, né la scarsa capacità di controllare il Congresso.
Anche Trump non è certo giovane. Tuttavia la sua foga retorica e populista, abbinata all’abilità nel trattare con i mass media, lo fanno ritenere più adatto come presidente in un periodo così difficile per gli Stati Uniti.
Tramontata la stella di Ron DeSantis, nel campo repubblicano il tycoon newyorkese non sembra avere rivali in grado di insidiarlo. E il vecchio establishment repubblicano, che gli è nettamente contrario, conta ormai poco nel Partito, nel quale la base trumpiana ha mantenuto una solida maggioranza.
Non a caso il presidente ucraino Zelensky, disperato per l’affievolirsi del sostegno Usa alla sua causa, lo ha invitato a Kiev per parlargli di persona. Non si sa ancora se il tycoon accetterà l’invito. Ma c’è da dubitarne, visto che, con Putin, ha sicuramente rapporti migliori di quelli che può vantare Biden.
Trump, però, è l’erede delle tradizionali posizioni isolazioniste da sempre presenti tra i repubblicani, e la sua eventuale rielezione condurrebbe gli Usa a impegnarsi di meno in Europa. Ipotizzabile, invece, una maggiore attenzione per lo scacchiere del Pacifico, giacché la Cina è la vera “bestia nera” del tycoon.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, Trump probabilmente darebbe sostegno completo a Israele. Sua, tra l’altro, l’idea di proclamare Gerusalemme capitale dello Stato ebraico. Idea che scatenò le ire dell’intero mondo arabo.
Ammesso che l’ex presidente riesca davvero nel suo intento, fatto per niente scontato, resta da capire quale candidato gli contrapporrebbero i democratici, tra le cui fila aumentano i dubbi sul secondo mandato di Biden.
Qualcuno ha provato a lanciare la candidatura dell’attuale segretario di Stato Antony Blinken che, a causa dei guai senili di Biden, sta gestendo la politica estera Usa viaggiando in continuazione tra le capitali del Medio Oriente per cercare una soluzione alla tragedia di Gaza.
Il problema è che Blinken, abile diplomatico con aria vagamente kennedyana, non gode di grande supporto nell’apparato democratico. A questo punto le prossime presidenziali Usa appaiono più che mai avvolte dall’incertezza, e non sono certo i sondaggi a fugare i tanti dubbi che turbano il mondo politico e l’elettorato Usa.