Secca nel Canale di Panama: sull’orlo del collasso ambientale, economico e geopolitico

Un'analisi intersezionale che dimostra quanto l'ambiente, le relazioni internazionali e il profitto economico siano collegati

Secca nel canale di Panama, acqua bassa

Nel cuore delle rotte commerciali internazionali, il canale di Panama, crocevia cruciale per il transito marittimo globale, sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti. La secca nel Canale di Panama è persistente da ormai mesi ed è alimentata dal fenomeno climatico del Niño. Questo intoppo ambientale sta limitando drasticamente la capacità di transito, gettando ombre oscure sul già delicato equilibrio del commercio estero. La secca nel Canale di Panama si intreccia con le tensioni geopolitiche in corso e il deterioramento delle risorse idriche globali, delineando un quadro inquietante per il futuro del commercio e dell’economia mondiale. La faccenda della secca nel Canale di Panama pone l’accento su un’analisi intersezionale: dagli impatti attuali e commerciali della crisi, alle conseguenze climatiche; dalla crisi geopolitica a quella economica.

Crisi ambientale e le ombre del commercio globale: Il deterioramento e la secca nel Canale di Panama

La secca nel Canale di Panama è un’allerta che i media danno dall’ultimo mese, ma che arrivati al febbraio 2024 ancora non si è fermata. La crisi è derivante dal persistente fenomeno climatico del Niño, che sta causando un impatto significativo sulla capacità di transito nel canale di Panama, uno degli snodi cruciali per il commercio marittimo internazionale. Questa crisi idrica si aggiunge alle difficoltà già in corso, innescate dagli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili nel Mar Rosso.

Effetti sul transito e perdite economiche stimabili

Secondo le stime dell’Autorità del canale (Acp), responsabile del 40% del transito globale dei container, la situazione è critica. In assenza di un miglioramento delle condizioni climatiche, si prospetta la necessità di ridurre ulteriormente il transito giornaliero, passando dalle attuali 24 navi a un minimo di 18. Questo scenario preoccupante potrebbe tradursi in perdite economiche stimabili tra i 500 e i 700 milioni di dollari nel corso del 2024.

La crisi nel Canale di Panama sta quindi mettendo in ginocchio le grande aziende commerciale, oltre che quelle containeristiche. Importante in uno stretto come quello di Panama è infatti il commercio via mare delle grandi navi transhipment, che quindi hanno l’obiettivo di ampliare la catena di distribuzione mondiale.

Impatto diretto della secca nel Canale di Panama sui costi di spedizione e inflazione

Le restrizioni al transito dovute alla secca nel Canale di Panama hanno effetti diretti sui costi di spedizione, con ripercussioni sui prezzi globali delle merci. Questo impatto è particolarmente evidente negli Stati Uniti, che gestiscono il 40% del traffico di container attraverso il canale. L’inflazione, alimentata dalla situazione critica, sta diventando un nodo cruciale da affrontare.

Il punto di vista geopolitico è strettamente collegato, com’è ovvio che sia, a quello economico. Il Canale di Panama non è lo stretto più importante del mondo, anche a causa della sua posizione poco strategica e delle sue dimensioni troppo strette per il gigantismo navale – contrariamente a Bab-El-Mandeb e Suez. Nonostante ciò, oltre agli USA che lì basano la maggior parte del commercio, il Canale di Panama è nell’occhio d’interesse cinese.



La Cina infatti vorrebbe aprire un grande commercio interoceanico nel Pacifico, attraverso nuove tratte commerciali navali, che siano collegate ad un progetto ferroviario nei limitrofi paesi dell’America Latina. Vediamo quindi come, anche se può non essere l’obiettivo finale, il canale di Panama è sicuramente uno dei mezzi per raggiungere al profitto economico mondiale.

Alternative in un contesto di crisi climatica e geopolitica

Le aziende, di fronte alle sfide imposte dalla crisi climatica e idrica, stanno cercando alternative per mitigare i costi crescenti, dovuti appunto alla secca nel Canale di Panama. Un esempio emblematico è rappresentato dal gigante danese Maersk, che ha implementato un “ponte terrestre” a gennaio per fronteggiare le difficoltà di transito.

La secca del Canale di Panama che si intreccia con tensioni geopolitiche

Gli esperti mettono in evidenza come la crisi climatica e idrica della secca nel Canale di Panama non possa essere considerata isolata, ma sia parte integrante di una serie di sfide connesse che il commercio globale deve affrontare. Tra queste, emergono anche le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, che complicano ulteriormente il panorama commerciale internazionale.

Come anche anticipato, la questione palestinese e le azioni di solidarietà per l’oppressione del popolo hanno dato il via a numerosi boicottaggi di vari ribelli, tra cui gli Houthi, che agiscono un importantissimo key point petrolifero e commerciale, lo stretto del Gibuti.

Il deterioramento del traffico navale nel Canale di Panama e oltre

La secca nel canale di Panama registra un calo del traffico del 30%, ma che sarà destinato a salire al 50% nei prossimi mesi, a causa della siccità che sta affliggendo sempre di più la regione. Questo declino, combinato con il calo del 50% nel canale di Suez a gennaio, derivante dagli attacchi del gruppo Ansarullah, mette in luce la complessità e la precarietà del sistema commerciale mondiale.

Crisi idrica: un problema globale in crescita

La secca nel canale di Panama ha evidenziato un altro problema mondiale: la crisi idrica, alimentata dal crescente consumo e spreco di acqua, assume dimensioni globali. Attualmente, un abitante su quattro (2 miliardi di persone) sperimenta uno “stress idrico”, consumando più acqua di quanto la regione possa fornire. Entro il 2050, un altro miliardo di persone potrebbe affrontare livelli elevati di stress idrico, secondo le Nazioni Unite.

Anche i territori palestinesi – e del Medio Oriente in generale – soffrono, storicamente, di stress idrico: secondo alcuni studi geopolitici infatti, sarebbe difficile inserire un’ampia area commerciale in Palestina e nei territori occupati, perché l’acqua sarebbe insufficiente persino per tutti gli abitanti.

Segnali di crisi economica globale

Gail Tverberg, esperta di petrolio e ambiente, sottolinea la transizione dell’economia globale da una fase di crescita a una di contrazione prolungata. La concentrazione crescente della ricchezza nell’1% più ricco evidenzia crepe nel sistema economico globale. Tuttavia, gli indicatori di una possibile crisi economica globale si stanno moltiplicando, con riduzioni significative nella produzione manifatturiera in diversi paesi industrializzati.

Una vittoria mortale del Capitalismo o un risveglio necessario?

Queste tendenze preoccupanti suggeriscono che la crisi ambientale, la contrazione economica e i conflitti crescenti stanno portando il mondo sull’orlo di un collasso imminente. Mentre questi problemi richiedono attenzione e azione urgente, la società sembra ancora affascinata dalle superficialità della vita consumistica, ignorando la devastazione e il massacro della vita che sta avvenendo dietro le quinte.

In questo contesto di incertezza, dove il sistema globale sembra oscillare sull’orlo dell’abisso, emerge la necessità di una riflessione critica e di azioni concrete per affrontare le sfide in atto. La secca nel canale di Panama è sicuramente la conseguenza ambientale di un’esagerazione capitalistica che sta conducendo al collasso intere popolazioni locali. La consapevolezza e l’impegno collettivo possono essere chiavi cruciali per affrontare le ombre del presente e costruire un cammino più sostenibile per il futuro.

Lucrezia Agliani

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