L’incidente aereo della Ethiopian Airlines ha causato la morte delle 157 persone a bordo del velivolo, provenienti da almeno 35 Paesi. Tra le vittime vi sono 8 italiani, tra cui l’archeologo Sebastiano Tusa.
22 dei passeggeri a bordo erano funzionari dell’ONU, tra cui le italiane Virginia Chimenti e Maria Pilar Buzzetti. La destinazione del volo era infatti Nairobi, capitale del Kenya, dove si sarebbero svolti delle assemblee di carattere internazionale. Tusa invece avrebbe dovuto partecipare all’assemblea UNESCO sulla tutela del patrimonio culturale subacqueo a Malindi.
L’ex sovrintendente del mare e assessore alla cultura della Regione Sicilia era un archeologo conosciuto sia in patria che all’estero soprattutto per il suo grande contributo all’archeologia subacquea, disciplina in Italia ancora poco diffusa e sviluppata sotto il profilo formativo e professionale, anche se non mancano realtà all’avanguardia come quella del progetto Anaxum dell’Università di Udine.
L’impegno di Tusa a favore del patrimonio culturale subacqueo si è espresso anche nel forte sostegno dato alle iniziative UNESCO e alla promozione della Convenzione di Parigi del 2001, documento di importanza fondamentale per l’archeologia subacquea, in quanto stabilisce delle linee guida tecnico-scientifiche e legali nella gestione dei beni culturali sommersi.
Qui sotto ecco l’intervento di Sebastiano Tusa al Meeting degli Stati Membri della Convenzione UNESCO 2001 tenutosi nel settembre del 2016:
Il lavoro svolto alla Sovrintendenza del Mare siciliana, la prima istituzione del genere in Italia, è stato tale che l’ha resa un valido modello accolto ed proposto dalla stessa UNESCO; uno dei risultati più noti è il recupero e la valorizzazione dei reperti legati alla battaglia delle Egadi, uno degli episodi storici più significativi dello scontro tra Roma e Cartagine.
Uno dei progetti più interessanti a cui prese parte Sebastiano Tusa negli ultimi anni è la collaborazione nata tra l’ambasciata italiana a Nairobi e il governo keniano per la creazione di un parco archeologico sommerso e l’avvio di un programma di ricerca in cooperazione tra gli archeologi dei due paesi. La lunga esperienza e le solide competenze di Tusa lo portarono nel 2016 a fare delle ricognizioni su siti archeologici sommersi insieme al collega Caesar Bita, il più importante archeologo subacqueo del Kenya.
L’ultima partecipazione pubblica ad una manifestazione accademica risale al 2 marzo, quando ha preso parte ad una conferenza sull’archeologia fluviale e lacustre a Bologna.
Non solo archeologia subacquea
Tuttavia, l’esperienza di Sebastiano Tusa non si limita all’archeologia subacquea. Infatti egli era specializzato in Preistoria e aveva scavato anche in Pakistan, Iraq e Iran. Nel 2018 è stato nominato assessore ai Beni Culturali in sostituzione di Vittorio Sgarbi e si era inoltre candidato nel 2012 al consiglio comunale di Palermo, dimostrando interesse anche per la politica e l’amministrazione pubblica inerente al suo ramo. La passione per l’archeologia è di famiglia: infatti, il padre Vincenzo è stato un importante studioso dell’archeologia siciliana, promotore di scavi di rilievo come quelli di Marsala, Selinunte e Segesta.
Colleghi, studenti, conoscenti, semplici ammiratori ed esponenti della politica si sono uniti nell’esprimere cordoglio per l’improvvisa perdita di quest’uomo ricordato da molti con affetto e stima. Il figlio di Sebastiano Tusa, Andrea, conferma ciò che l’atteggiamento del padre rendeva evidente agli occhi di tutti:
Mio padre era persona con un amore incredibile e infinito per il lavoro che faceva e per la sua terra. […] Era non solo il mio modello di vita, ma anche quello di tante altre persone.
Barbara Milano.