Estate, tempo di Seabin

Grazie alla partnership con la francese Poralu Marine, leader nei pontili in alluminio, lo sviluppo e la diffusione di Seabin partirà a fine anno.

inquinamento marino
fonte: www.treehugger.com

Cosa succede quando due giovani australiani, amanti del mare, si stancano di surfare tra plastica e liquami? Nasce Seabin, ovvio! Pete Ceglinski e Andrew Turton, surfer e disegnatore industriale il primo, skipper e progettista di barche il secondo, sono a tutti gli effetti i “padri” di Seabin, progetto nato in un hub per start up a Palma de Majorca.

Una vera e propria rivoluzione, capace di ripulire le acque del mare dai rifiuti. Seabin è infatti un cestino dotato di una pompa, in grado di risucchiare e intrappolare i rifiuti che fluttuano nelle acque. Ebbene, come ogni buon proposito di successo, dalla campagna di raccolta fondi lanciata su Indiegogo si è arrivati ora a una vera e propria partnership tra Seabin Pty Ltd e Poralu Marine, colosso francese di pontili e ormeggi in alluminio. Che hanno in comune le due realtà? La passione e il rispetto per il mare, ovvio! Grazie a questo accordo, l’innovativo progetto capace di combattere l’inquinamento marino potrà essere sviluppato, realizzato e distribuito su larga scala.

Secondo le stime fornite dal sito www.seabinproject.com, ogni anno vengono scaricati in mare circa 300.000 milioni di tonnellate di plastica. Ciò significa, in termini di tempo, che per smaltire l’ingente quantitativo occorrerebbe più di un secolo. Un milione gli animali marini che muoiono ogni anno, senza contare delle microparticelle ingerite dal pesce che arriva sulla nostra tavola. Cifre da vero e proprio disastro ambientale. Grazie a questa partnership, Seabin potrà entrare in commercio già a fine anno.

Non solo plastica, Seabin è in grado di ripulire le acque marine anche da olio combustibile e detersivi riversati dalle barche, soprattutto nelle aree portuali. Come funziona l’ingegnoso apparecchio? Basta ormeggiarlo, in zone come un porto dove non ci sono grandi onde come in mare aperto, e metterlo in funzione, anche per 24 ore consecutive. Seabin risucchia i rifiuti al suo interno grazie alla pompa elettrica. I rifiuti finiscono all’interno di una sacca in tela organica che, una volta piena, viene estratta in modo da poter raccogliere e differenziare i rifiuti. I reflui finiscono invece in un apposito vano allocato sulla banchina; vengono quindi filtrati e depurati. Sarà il porto di Grande Motte, in Francia, a fare da test, installando per primo Seabin.

Non si fermano i buoni propositi dei “papà” del magico bidone, che dopo aver messo a punto il prototipo con una stampante 3D e plastica proveniente dagli oceani, si sono buttati a capofitto su un altro modello adatto al funzionamento in mare aperto, il Seabin V5. Oltre a questa, tante altre idee da sviluppare nell’ottica dell’ecosostenibilità: pompa elettrica alimentata ad energia solare, eolica o tramite il moto delle onde stesse. Vedi quante meraviglie riesce a fare, l’insofferenza alla plastica…

Alessandra Maria

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