Sea Watch 3, Carola arrestata per reato di eccessiva umanità

Nel cuore della notte Carola si è fatta coraggio e dopo 17 giorni di limbo ha deciso di tentare il tutto per tutto per portare in salvo i migranti soccorsi e si è avvicinata al molo di Lampedusa invocando “lo stato di necessità”. Un’emergenza, quindi, perché le 40 persone a bordo della Sea Watch 3 stremate dal viaggio non potevano resistere ancora in quelle condizioni.

L’attracco e l’arresto di Carola Rackete

La comandante della Sea Watch 3 ha forzato il blocco della Guardia di Finanza ed è entrata senza l’autorizzazione delle autorità. Più volte negata. 

Subito dopo l’attracco della nave i militari della GdF sono saliti a bordo e hanno arrestato in flagranza di reato Carola che sarà processata per direttissima. L’accusa è di aver violato l’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra: 

“Il comandante o l’ufficiale della nave, che commette atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione da tre a dieci anni”. 

Cosa rischia la Sea Watch

Secondo quanto previsto dal ddl Sicurezza la Ong dovrà pagare una multa salatissima per aver portato in Italia i migranti salvati. Infatti, il decreto legge prevede “una sanzione da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia da navi di soccorso”. 




Nella notte i migranti sono stati condotti fatti sbarcare dalle forze dell’ordine e condotti nei centri di accoglienza. La nave Sea Watch 3 invece è stata spostata a due miglia dalla costa di Lampedusa per motivi di sicurezza. 

Durante l’operazione di attracco e il tentativo di arginare il blocco della motovedetta della guardia di finanza la nave della Ong ha speronato la piccola imbarcazione provocando alcuni danni. Per questo motivo si profila l’ipotesi di un altro reato contestato, quello di tentato naufragio. 

Le dichiarazione della Ong e del ministro Salvini

La portavoce della Sea Watch ha dichiarato alla stampa che Carola Rackete non aveva altra scelta, infatti “non è stata data alcuna soluzione di fronte a uno stato di necessità dichiarato 36 ore fa” ed “era una sua responsabilità portare queste persone in salvo”. La Procura di Agrigento ha replicato che “le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”. 

Il Ministro Salvini non si è fatto attendere e ha dicharato che i migranti saranno distribuiti in 5 paesi e definito “criminale” il comportamento della comandante della Sea Watch 3.

Cosa prevede il diritto internazionale

Ma quali sono le ragioni di Carola? Secondo il diritto internazionale “l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso obbligo degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare”.  Inotre, “gli Stati devono devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety)”.

Infatti, il principio di non respingimento (art.33 Convenzione di Ginevra) non può essere derogato in nessun caso.

“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”

Fino a quando non si avvia la procedura di richiesta di protezione internazionale nelle sedi opportune tutti gli stranieri sono potenziali rifugiati.

Convenzione di Ginevra - Sea Watch
Convenzione di Ginevra, 1951

 

La comandante Rackete ha agito quindi in conformità con il diritto internazionale e con l’obbligo di salvaguare il diritto alla vita prima di ogni cosa. Carola rischia gli arresti domiciliari, ma l’unico reato che le si può imputare è quello di eccessiva umanità.

Betty Mammucari 

Exit mobile version