E’ uscito il romanzo ucronico “Se Mira, se Kim”, edito da dalla casa editrice Bloom, ambientato nel 2021 in un’Italia stalinista alleata
della Corea del Nord.
A scriverlo è stato Andrea Marsiletti, ingegnere e giornalista pubblicista, studioso di una realtà oggi quantomai alla ribalta dell’attualità internazionale, la Corea del Nord, che Marsiletti approfondisce anche attraverso la pubblicazione del sito kimjongun.it. “Se Mira, se Kim” è la prima opera dell’autore che nasce sulla scia del suo viaggio a Pyongyang come relatore al “Seminario internazionale sullo Juche e l’antimperialismo” nel settembre 2016, ospite del Governo nordcoreano.
Il romanzo è stato consegnato ai diplomatici nordcoreani a Roma che lo stanno leggendo, poiché l’autore, anche in occasione dell’ultimo ricevimento in Ambasciata a cui ha partecipato ha chiesto di poter avere la prefazione di Kim Jong Un per la
ristampa.
Nel contesto di una storia alternativa, il libro descrive le ideologie Juche e marxista-leninista e, più in generale, ciò che è stato ed è il Socialismo nel mondo reale.
“Bisogna premettere che lo Juche non c’entra nulla con la sinistra che conosciamo qui in Italia e che, sommando tutte le sigle, non
riesce a superare il 2% dei consensi. Lo Juche, pur definendo una sua via originale al Socialismo, si rifà al marxismo leninismo di
cui ne prosegue la storia. I comunisti italiani, viceversa, si sono trasformati in una forma di pseudo-marxismo che ha sostituito gli operai coi migranti, le sentinelle sopra il filo spinato del Muro di Berlino con gli scafisti, il patriottismo con l’antipatriottismo, il militarismo con l’antimilitarismo, il centralismo democratico con il frazionismo, Lenin con il Papa. Piaccia o non piaccia, questi
partiti o movimenti di sinistra non c’entrano nulla con le esperienze del socialismo reale non perché siano troppo moderati o
revisionisti, semplicemente perché sono altra cosa. Pensiamo, ad esempio, al tema dell’accoglienza, oggi diventato la bandiera della sinistra italiana: beh, io non vorrei essere stato nei panni di un clandestino che provava ad attraversare illegalmente i confini dell’Urss di Stalin, della Germania dell’Est e, oggi, della Cina e della Corea popolare… Nel libro la protagonista Mira lo dice chiaramente: ‘Con in testa il mito dell’emigrazione le rivoluzioni non sarebbero mai avvenute. Se Fidel Castro avesse deciso di scappare in Florida sul barcone di uno scafista invece di sparare non avrebbe liberato Cuba dalla dittatura fascista di Batista. I popoli oppressi si liberano con la lotta, non con i remi.”