“Se la strada potesse parlare” di James Baldwin: tra amore e ingiustizia

se la strada potesse parlare

Sapevo di essere nero, naturalmente, ma sapevo anche di essere molto sveglio. Non sapevo come avrei usato il cervello, né se avrei potuto usarlo, ma quella era l’unica cosa che potevo usare.

James Baldwin

 

 

Nell’anno di celebrazione del centenario di James Baldwin, torna Se la strada potesse parlare, romanzo che racconta una storia d’amore così forte in grado di superare un mondo pieno di ingiustizie. Questo libro, pubblicato da Fandango Libri, ci mostra come l’amore possa domare due sentimenti forti come il dolore e la rabbia. Anche quando le cose diventano difficili e tutto sembra perduto, l’amore per una persona dà speranza e forza.

James Baldwin

James Arthur Baldwin è stato uno scrittore statunitense che ha iniziato a nutrire una forte passione per la scrittura già all’età di quattordici anni. La sua carriera inizia come freelance, scrivendo alcune recensioni editoriali. Un periodo abbastanza promettente per Baldwin, durante il quale incontrerà Richard Wright, scrittore statunitense conosciuto per aver affrontato in molti dei suoi testi alcuni temi razziali. Wright procurerà a Baldwin una borsa di studio per Parigi, grazie alla quale quest’ultimo troverà la giusta distanza dalla società americana per poterne finalmente scrivere.

Una delle sue principali opere, sebbene non otterrà subito un importante riconoscimento, è Go Tell it on the Mountain del 1953, opera autobiografica sulla sua giovinezza a Harlem. Un‘opera in cui racconta con profonda sincerità la lotta per la vita dei giovani neri americani. Baldwin è stato, quindi, uno scrittore statunitense che nelle sue opere ha sempre parlato direttamente o indirettamente della propria esperienza di uomo nero in un’America bianca.

Una storia d’amore coinvolgente

Questa storia ci viene narrata tramite gli occhi di Tish, una ragazzina di diciannove anni, la quale è innamorata persa di Fonny. Ciò che li lega non è solo un sentimento forte come l’amore, ma il figlio portato in grembo da lei. Fin qui, sembrerebbe seguire il classico copione, in realtà sono due gli elementi che rendono questa storia alquanto particolare e struggente: Tish e Fonny sono una coppia di neri circondati da americani bianchi e Fonny si trova in prigione dopo essere stato accusato di aver stuprato una donna portoricana.

In un mondo caratterizzato dal razzismo e dalla paura del diverso è ancora più complicato riuscire a dimostrare la propria innocenza, soprattutto quando ti ritrovi l’accusa di uno stupro e delle false testimonianze da parte di uomini bianchi. Ciononostante, Fonny ha una ragazza che lo ama veramente e che sarà pronta a sacrificarsi per farlo uscire di prigione.

Uno spaccato sociale specchio dell’America attuale

Durante la lettura del libro, si capisce come venga descritta una situazione purtroppo ancora molto attuale. Infatti, non è altro che lo specchio dell’America di oggigiorno, tra ingiustizie e pregiudizi che rendono difficile la vita degli uomini neri.



Anche il padre di Fonny dirà che “i neri sono nelle mani dei bianchi purtroppo”. L’accusa nei confronti di Fonny è la seguente:

«La signora Victoria Rogers, nata Victoria Maria San Felipe Sanchez, dichiara che la sera del 5 marzo tra le undici e mezzanotte, nell’atrio della sua casa, è stata proditoriamente assalita da un uomo che sa essere Alonzo Hunt (Alonzo è il nome con cui è stato battezzato Fonny), ed è stata oggetto da parte del suddetto Hunt del più estremo e abominevole assalto sessuale e costretta a sottoporsi alle più inimmaginabili perversioni sessuali».

In realtà, la signora Rogers sa di essere stata violentata ma non sa da chi. Ma allora perché ammettere che sia stato Fonny? Perché accusare un ragazzo nero se non si ha la certezza? Probabilmente, perché Fonny le è stato presentato come il violentatore ed era molto più facile confermare piuttosto che rivivere quella tragica vicenda.

Questo romanzo affronta così anche la tematica del razzismo, ossia di come i neri siano alla mercè dei bianchi, lasciati ai margini e indifesi anche a livello politico. Se la strada potesse parlare è anche una celebrazione alquanto toccante dell’amore, ma non solo tra un uomo e una donna, ma anche quello tra i membri di una famiglia. Un romanzo così importante in grado di ispirare l’omonimo film statunitense del 2018 diretto da Barry Jenkins e vincitore del premio Oscar.

Grazie all’amore di Tish e a quello della sua famiglia, Fonny si salverà da un tracollo psicologico vissuto invece da altri neri imprigionati. Ma il loro amore e la loro perseveranza basterà per farlo uscire di prigione? Oppure, ancora una volta, la giustizia non farà il suo dovere?

Il romanzo vuole comunque trasmettere un messaggio ottimista, mostrando il legame comunitario tra i membri di una minoranza oppressa e tra i membri di una famiglia.

 

 

Patricia Iori

 

 

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