Sergio Negri è un giornalista, collaboratore di numerose riviste e pubblicazioni, e scrittore.
Coautore del trattato “Scuola di tutti o di ciascuno” (1986), un saggio sulle funzioni educative e sociali della scuola secondaria di I grado; del libro “Fausto Vigevani, il coraggio di un socialista scomodo” (2004, Ediesse, Roma), biografia di un sindacalista e di un politico del nostro tempo e ha curato la biografia, i saggi e le testimonianze del libro “Fernando Santi. Vita di un sindacalista socialista” (2005) e “Fiat 1955” (2009, Ediesse, Roma).
Autore del libro “Il ’68 in Soffitta” (2008, Ed. Mercurio, Vercelli), un romanzo sulle passioni, gli amori, le speranze di un gruppo di studenti nell’anno della rivolta giovanile.
Grazie alla sua attività di giornalista, è anche un esperto di mobbing ed autore del libro omonimo (edizioni Libreriauniversitaria).
Il suo ultimo lavoro risale al 2016: “Se 8 ore”, un libro che ci racconta dello sciopero delle mondine a Vercelli, nel 1906. Un grandissima conquista storica, per le donne, ma anche per i lavoratori in generale e che ha portato alle agognate 8 ore di lavoro. In forma romanzata, ci trascina nell’impetuosa vita di Rosa Maria, intrecciando la sua vita amorosa e famigliare con la lotta politica.
In occasione della sua presentazione a Torino, mercoledì 24 maggio, lo intervistiamo per addentarci meglio in questa sua ricerca storica.
Qual è stata l’ispirazione di “Se 8 ore”?
Faccio parte del comitato vercellese “Se 8 ore, dal ‘900 al 2000 in risaia”, che organizzano da anni molti eventi pubblici per far conoscere alle nuove generazioni questo importante evento storico.
Mi ero già occupato nel 2002 del CD interattivo “La conquista delle otto ore” e ho così deciso di realizzare un libro al riguardo. Abbiamo fatto numerose ricerche attorno alla vicenda, prevalentemente attraverso i giornali dell’epoca della biblioteca: un lavoro che non ho fatto da solo e che ci ha permesso di ricostruire i fatti accaduti. La ricerca è partita in occasione del centenario della conquista, ma solo in vista nel 110 anniversario ho deciso di mettere per iscritto la storia di queste straordinarie donne che, senza paura, affrontano e sconfiggono la regia cavalleria ed i governi locali.
Ho scelto la forma del romanzo e in quanto tale, come in tutti i romanzi che si rispettano, ho deciso di affiancare alla conquista politica una storia d’amore: Rosa Maria si innamorerà di uno studente in legge che poi, divenuto avvocato, la difenderà anche.
L’intenzione era di intrigare il lettore e far conoscere la storia non più solo a livello locale. Ne ha parlato anche il Professor Alessandro Barbero su Rai Storia, lo scorso dicembre.
“Se 8 ore” è una grande conquista femminile. E tu ti sei da sempre occupato di diritti della donna: secondo te, quanto siamo indietro su questo tema in Italia e quanto ancora c’è bisogno di parlarne?
Ce n’è molto bisogno, ahimè: nonostante le innumerevoli dichiarazioni favorevoli ad avere un’unità di genere, abbiamo ancora molteplici discriminazioni della donna. Quando mi sono occupato di mobbing, le testimonianze prevalenti erano di donne.
Credo che il problema sia prevalentemente una questione culturale. I maschi vedono ancora come problematica la consegna del potere alle donne. Eppure, gli esempi avuti ci dimostrano quanto siano meno propense alla corruzione: non dico che vadano meglio a priori, ma ecco, spesso si sono dimostrate più efficaci.
Mi basta pensare a Vercelli, che è una città tutta orgogliosamente al femminile: il prefetto, il sindaco, il questore e il direttore Asl sono tutte donne. In continuità con le 8 ore di inizio ‘900.
Le donne sono meno corrotte… ma Rosa Maria è un personaggio davvero molto forte. Esistono ancora donne così?
Decisamente.
Mi viene da pensare alla vicenda del 2012 in Francia, delle undici operaie che portano avanti i loro diritti contro una multinazionale. L’anno scorso, Michele Placido è uscito con un bellissimo film a riguardo, “7minuti”.
Ci sono ancora donne che lottano per i loro diritti. Spesso sono lotte individuali, che si trasformano in collettive. Le donne sanno essere veramente molto più forti in certe occasioni.
A proposito di lotte collettive: il libro tratta di un’importante conquista femminile, ma anche dei diritti del lavoro in generale, giusto?
Eccome: le 8 ore sono state il primo accordo di riduzione dell’orario lavorativo in tutta Italia. E’ diventata una conquista nazionale solo nel 1923 sotto Mussolini. E’ da ritenersi anche una conquista all’avanguardia rispetto a tutta l’Europa. Infatti, se non consideriamo la riduzione a 9 ore per gli edili e meccanici inglesi nel 1872, la prima ad arrivarci fu la Russia nel 1917. E se pensiamo che le mondine ci sono arrivate nel 1906…
Sei stato in grado di rendere tematiche di allora molto attuali: da cosa potremmo trarre spunto secondo te, oggigiorno?
Sono ancora attuali perché la parità dei diritti di genere e le pessime condizioni agricole sono tematiche ancora molto accese. Le cronache dei nostri giorni ci riportano ancora vicende di sfruttamento, in particolar modo nelle campagne, sotto forma di veri e propri capolarati.
Dovremmo lottare per ridare dignità a queste persone, proprio come allora, quando il lavoratore non era nulla più che una merce di scambio.
Le mondariso erano donne che lavoravano in maniera massacrante per 40 giorni consecutivi, senza interruzioni, coi piedi tra bisce, topi e rane. Affrontarono i vari poteri locali e nazionali: dovremmo seguire quest’esempio, soprattutto nell’ambito lavorativo agricolo.
Isabella Rosa Pivot