Scuola di Trieste: L’insegnante richiede come compito a casa di intervistare un migrante ed è subito polemica.
In una scuola di Trieste, l’istituto di Borgo San Sergio, chiede ai propri alunni di svolgere un compito a casa. L’assegno consiste nel fermare un migrante ed intervistarlo.
Una madre di una alunna di 14 anni denuncia il tutto su una pagina Face Book di un gruppo di Trieste. Scandalizzata per la richiesta dell’ insegnante ha dichiarato: ” fa pressioni politiche, decisamente di sinistra, sui ragazzini, invece di dar loro gli strumenti per farsi una loro opinione….”. Aggiunge di seguito che è pericoloso mandare ragazzini di 14 anni in giro per la città a fermare questi sconosciuti. In oltre ci tiene a precisare che lei non è razzista, in quanto fa parte di una Onlus di Trieste insieme a sua figlia, che aiuta i bisognosi triestini e che prima vengono i propri compaesani. Ovviamente tali dichiarazioni sono state subito diffuse e riportate da vari giornali con articoli che non lasciano spazio a letture diverse da quelle del detrimento.
E meno male che non è razzista. Se il compito fosse stato: intervista un migrante italiano trasferitosi a Trieste; avrebbe avuto la stessa reazione? Le sue dichiarazioni sono prettamente prevenute. Per quale motivo l’insegnante farebbe pressioni politiche di sinistra? Forse non ha capito che è proprio attraverso questi strumenti, come li definisce la mamma, che i ragazzi si possano creare una propria un’opinione. E se invece magari l’insegnante è una cattolica che segue i moniti di Papa Francesco? Se in classe ci fosse stato un alunno migrante non voglio immaginare quali reazioni sarebbero scaturite a questo punto.
Sicuramente insegnare ai propri figli gesti caritatevoli rendendoli partecipi nelle operazioni benefiche è una cosa positiva, ma certamente dovrebbe insegnare anche che i gesti di solidarietà verso il prossimo non dovrebbero avere preconcetti politici. La carità o benevolenza verso il prossimo solitamente non legittima ad avere pregiudizi. Lo sdegno di questa madre è pieno di pregiudizio ed indubbiamente non lascia molto spazio o strumenti affinché la figlia si possa creare una propria opinione.
Se veramente fosse stata così preoccupata di mandare la figlia da sola per la città avrebbe potuto aiutarla e magari anche lei si sarebbe potuta fare un’opinione diversa, oppure avrebbe avallato le proprie. Chissà quante volte avrà aiutato la figlia a fare i compiti, poteva farlo anche questa volta, o diversamente, faceva una bella giustificazione sul diario dove spiegava all’insegnante perché sua figlia non aveva svolto tale compito.
L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo. (Sofocle)
Raffaella Presutto