A partire da Martedì 14 Aprile il governo ha dato il via libera alle librerie italiane per la riapertura. La decisione è arrivata a seguito di una serie di richieste e appelli firmati da diversi intellettuali del paese.
Divenuta reale, però, la riapertura simbolica invocata dagli esponenti della cultura italiana ha sollevato le perplessità di molti librai . Alcuni, nel dirsi onorati dell’importante ruolo sociale che in questo momento sembra essere riconosciuto ad un settore perennemente in crisi, non possono fare a meno di rimarcare le difficoltà che riaprire i propri negozi allo stato attuale delle cose comportano per loro.
A questo proposito abbiamo scelto di sentire la posizione di Rosario Esposito La Rossa, scrittore, editore e libraio. Grazie all’impegno per la riqualificazione del suo quartiere di Napoli, Scampia, nel 2016 è stato nominato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Il suo punto di vista ci è sembrato molto importante per rendere l’importanza della cultura al suo valore concreto.
La Scugnizzeria è la prima libreria di Scampia. Luogo di incontri, nei suoi locali si svolgono laboratori di vario tipo. Al suo interno si fa teatro, radio, informazione e si svolge l’attività editoriale della casa editrice Marotta&Cafiero editori. È uno spazio che vive di presenze e, per il momento, le sue porte non saranno riaperte al pubblico.
La Scugnizzeria è la prima libreria ad essere stata aperta a Scampia, può raccontare qualcosa della vostra esperienza, di come è nata e di come essa si inserisca nel tessuto sociale del quartiere?
La Scugnizzeria è nata da una necessità. Quando eravamo piccoli per comprare un libro bisognava emigrare, fare 10 km, 8 fermate della metropolitana. Eravamo lettori migranti, perché nel nostro quartiere di 100 mila abitanti non c’era una libreria, nonostante i 20 mila studenti. Noi abbiamo voluto riempire questo buco. Abbiamo aperto una Piazza di Spaccio di Libri, dove prima si vendeva la droga oggi si spacciano libri. Libri Terroni Made in Scampia. La nostra libreria nasce da un lutto, dalla morte di mio cugino Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, disabile di 25 anni ucciso per errore dalla camorra. A lui abbiamo dedicato La Scugnizzeria, la casa degli scugnizzi.
Su un post pubblicato sulla pagina facebook della libreria ha dichiarato, in merito alla decisione del governo di riaprire le librerie, che la Scugnizzeria non riaprirà le proprie saracinesche. Quali sono i motivi che hanno portato a questa scelta che lei stesso ha definito sofferta? Continuate la vostra attività di vendita in altre forme?
Continuiamo la nostra attività spedendo libri e vendendo online, ma abbiamo deciso di non riaprire perché il governo ci tratta come simboli culturali, ma noi siamo innanzitutto imprenditori culturali. Aprire una libreria, come la nostra, per ragazzi, senza il pubblico è un suicidio. Non possiamo garantire sicurezza per il pubblico e per noi stessi, non possiamo igienizzare continuamente a nostra spese, ma soprattutto noi non siamo Amazon, noi siamo un luogo che vive solo se ci sono i ragazzi e in questo momento non crediamo che abbia senso riaprire per poter dire: “siamo ripartiti dalla cultura”.
Nella sua risposta ha accennato ad un concetto che aveva toccato nello stesso post cui si faceva riferimento prima. Mi riferisco al passaggio in cui afferma, contro la retorica di chi vuole elevare le librerie a simboli, la necessità di considerare che queste sono anche aziende. Quali sono le difficoltà economiche che dovrebbe affrontare chi decidesse di riaprire in questo momento in cui la libertà di movimento dei cittadini è limitata?
Difficoltà enormi. Già è complicato vendere libri in un territorio come Scampia e Melito, figuriamoci ora che la gente non può uscire di casa. Scampia è un quartiere enorme, i 200 metri previsti dal decreto non possono assolutamente accontentare gran parte della nostra clientela. Riaprire con una filiera, quella editoriale, totalmente ferma, con tipografi fermi, editori che limitano le uscite, non ha senso, preferisco consegnare i libri porta a porta.
La vostra libreria viveva anche e soprattutto delle presenze dei ragazzi del quartiere. Le misure di restrizione e di distanziamento sociale hanno portato a uno stop improvviso delle attività di tutte le realtà che si basavano sull’incontro e sul fare comunità. Per voi e per i vostri ragazzi questo cosa ha significato? Riuscite a mantenere con i mezzi tecnologici le relazioni con chi era solito frequentare i vostri spazi?
È molto difficile mantenere i rapporti coi ragazzi attraverso la tecnologia. Alla scugnizzeria passavano settimanalmente almeno 80 ragazzi, attraverso corsi di teatro, cinema, radio. Corsi di contatto, di relazione, senza l’incontro, il sorriso, il confronto è molto difficile portare avanti relazioni. Speriamo presto si possa riaprire in sicurezza perché i ragazzi stanno soffrendo tanto e non basterà internet a fermare la loro voglia di fare. La Scugnizzeria è casa loro.
Silvia Andreozzi