Scrivi quando arrivi: la chat simbolo di sorellanza e comunità

Scrivi quando arrivi

Si fanno sempre più forti le preoccupazioni derivanti dai recenti fatti di cronaca, dove violenza, molestie e talvolta femminicidi tingono di paura il cammino delle donne. Scrivi quando arrivi è un’iniziativa giovane e autogestita ma così necessaria e sentita da aver guadagnato in breve tempo grande attenzione.

Scrivi quando arrivi, una frase che avremo detto tutti noi a qualcuno di caro nel corso della vita. Quante volte capita, infatti, di salutare un figlio, un genitore, un’amica e dir loro di farci sapere quando sono arrivati a destinazione? Certo, la strada, il traffico, il meteo, sono tante le variabili che possono destare preoccupazione.

Immaginiamo però l’universo femminile nel nostro periodo storico, carico della consapevolezza oscura che arriva dai fatti di cronaca, delle occhiate ricevute per strada, dei commenti e degli atteggiamenti invadenti che talvolta si presentano lungo la via; quante preoccupazioni si attivano in una donna dal momento in cui deve mettersi in cammino da sola?

Ed ecco che “scrivi quando arrivi” diventa una frase di rito, una promessa fatta fra due amiche davanti ai tornelli della metropolitana, una raccomandazione accompagnata da uno sguardo carico di apprensione. La sicurezza fa parte dei bisogni primari di un individuo, eppure, oggi non è un qualcosa di garantito.

Una studentessa di giurisprudenza, Samia Outia, ha innescato un circolo virtuoso tramite la sua iniziativa: un gruppo WhatsApp dove le donne di Bologna potessero avvertirsi e accompagnarsi a vicenda per sentirsi meno sole in strada.
Nasce così l’idea Scrivi quando arrivi che da Bologna si è poi via via riproposta in altre città italiane come Roma, Milano e Torino.

Non solo donne ma anche persone trans e altri membri della comunità queer o, in ogni caso, chiunque non si senta al sicuro nel muoversi in strada al crepuscolo può aderire all’iniziativa, spiega Samia ad alcune testate. Aggiunge però che, alla richiesta di accesso al gruppo, prevalentemente inoltrata tramite l’omonima pagina Instagram, verranno fatti degli accertamenti sull’identità e l’affidabilità della persona.


L’iniziativa è stata accolta con grande slancio da utenti di varie generazioni; giovani e meno giovani, poiché il bisogno di sostegno e sicurezza, esattamente come le possibili minacce, non conoscono fasce d’età. Negli spazi sotto ai post della pagina Instagram si possono leggere molti commenti, specialmente da parte di ragazze e donne che chiedono accesso al gruppo o avvertono di aver scritto in dm, ma anche di donne, a volte anche nonne e anziane, che offrono il loro ascolto e la loro attenzione a chi ne ha bisogno.

Un circolo virtuoso dove il femminismo raggiunge il suo più luminoso apice: la sorellanza che si trova nel sostegno comune, che va anche oltre il genere e accoglie la molteplicità.

In effetti, non si tratta del primo sistema orientato su questo tema: nel corso degli ultimi anni sono stati progettati braccialetti, app come Wher o Where are U, funzioni di sistema negli smartphone, senza dimenticare l’importantissimo numero antiviolenza 1522. Eppure, sembra che questa iniziativa abbia raccolto una particolare attenzione da parte del pubblico. Probabilmente, l’input sta nel fatto che è un progetto semplice e composto da persone che contano su un senso di comunità che è tangibile e rassicurante e che è capace di incoraggiare l’utenza anche sotto il piano emotivo, grazie proprio al contatto umano che vi si trova attraverso.

Si tratta di soluzioni se vogliamo anche complementari fra loro, sebbene quest’ultima premi particolarmente l’approccio comunitario e inclusivo che la caratterizza.

Oggi la sicurezza in strada è sempre più un fatto sociale e politico, ma è fondamentale diventi anche un fatto di educazione: bisogna educare al rispetto i ragazzi e le ragazze, ma anche le generazioni meno giovani, attraverso ogni canale possibile, dall’istruzione ai media.
Iniziative come Scrivi quando arrivi ci ricordano che la nostra società ha un cuore vivo, che pulsa, che è fatta da persone reattive e attente; ma occorre che questo impulso raggiunga uno step ulteriore, che promuova la diffusione della cultura del rispetto e del consenso.

Così, virale, dilaga il nuovo progetto del sostegno alla sicurezza. Così noi, parimenti, ci auguriamo dilaghi l’educazione comunitaria che renda un giorno meno bui i nostri sentieri.

Stefania Barbera

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