Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha annunciato la sua candidatura alle prossime elezioni europee durante la conferenza programmatica del partito a Pescara. La sua decisione di candidarsi come capolista in tutte le circoscrizioni è stata accolta con entusiasmo dai sostenitori, mentre ha lanciato una sfida insolita agli elettori: chiede loro di scrivere solo il suo nome di battesimo, solo Giorgia sulla scheda elettorale delle elezioni europee 2024.
“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo, sono fiera di essere una persona del popolo che si rivolge a me e mi chiami Giorgia”. “Se volete dirmi che ancora crede in me scrivete Giorgia sulla scheda elettorale”. Queste sono le parole con cui la Premier e Leader di Fratelli d’Italia ha incitato e chiesto ai suoi seguaci di sostenerla come candidata alle elezioni europee di giugno.
Un appello alla vicinanza popolare
Giorgia Meloni ha sottolineato le sue radici popolari e il desiderio di rimanere sempre vicina alla gente. Chiedendo agli elettori di chiamarla semplicemente Giorgia sulla scheda elettorale, vuole trasmettere un messaggio di vicinanza e umanità, ribadendo la sua identità come persona del popolo. Questa connessione diretta con gli elettori non solo riflette il suo stile politico autentico, ma potrebbe anche rafforzare il suo rapporto con il pubblico elettore.
Nel suo discorso, ha sottolineato infatti quanto per lei sia importante il sostegno popolare e la fiducia che “il popolo” italiano riserva per la sua figura – e non tanto quella dell’intero partito. Lei è il capo, la conduttrice, e vuole sapere “se ancora credete in lei”. Ricorda poi le sue radici popolari e le sue umili origini che la avvicinano molto alla popolazione italiana, sottolineando un “noi” e un “loro” e identificando, come usano i vecchi e i nuovi populismi, i nemici contro cui schierarsi. Rivendica la sua umiltà e la sua provenienza dal basso, fieramente distante da coloro, “i colti” che l’hanno chiamata “pesciarola, borgatara”.
Giorgia sulla scheda elettorale è una strategia efficace ma non nuova
L’invito a scrivere solo il nome di battesimo di Meloni sulla scheda elettorale rappresenta una mossa insolita ma legale. Secondo la legge elettorale italiana, è consentito agli elettori di indicare il nome o il soprannome del candidato purché sia stato dichiarato in precedenza e comunicato agli elettori. Questa strategia non solo mira a semplificare il processo di voto, ma potrebbe anche contribuire a consolidare l’immagine di Meloni come leader accessibile e vicino alla base.
Scrivere Giorgia sulla scheda elettorale sarà quindi possibile e non comprometterà minimamente la validità del voto. È una non molto nuova strategia, che da la possibilità al candidato di essere riconosciuto e votato facilmente, senza il rischio di ricorrere ad errori – come quando ci sono molti nomi simili tra di loro. Ma questo non è sicuramente l’unico motivo: come anche la premier stessa ha rivendicato, scrivere Giorgia sulla scheda elettorale renderà la leader sempre più vicina alla popolazione e alla “gente comune”. Con il suo discorso, Giorgia Meloni ha sicuramente evidenziato ed esasperato quel processo di spettacolarizzazione e personalizzazione della politica democratica, già in atto dai primi populismi di Silvio Berlusconi.
Il significato di “solo Giorgia”
La scelta di Meloni di essere identificata solo dal suo nome di battesimo sulla scheda elettorale è una dichiarazione di autenticità e vicinanza al popolo. Vuole che il voto alle elezioni europee diventi un referendum su di lei e sul suo lavoro, invitando gli italiani a esprimere la loro fiducia scrivendo semplicemente Giorgia sulla scheda elettorale. Questo approccio personale e diretto potrebbe rafforzare il suo legame con gli elettori e aumentare il loro coinvolgimento nel processo democratico.
“Nessun formalismo, nessuna distanza” è l’obiettivo della premier: vuole creare uno strettissimo rapporto di fiducia con ciascuno dei sostenitori, cercando di farli arrivare – o perlomeno percepire – ad avere un legame quasi familiare, privato, intimo. Ma Meloni sta seguendo, come già affermato, un percorso intrapreso già da altri populismi, sopratutto quelli che nel Parlamento italiano si sono posizionati a destra. Competizione, personalizzazione del partito, identificazione di massa, rivendicazione popolare, spirito di superuomo nietzchiano – in questo caso superdonna -, costruzione del nemico contro cui schierare la popolazione e combattere.
Ora vuole cambiare anche l’Europa, promettendo delle nuove relazioni e collaborazioni con i grandi leader dei paesi comunitari. Vuole il dialogo, vuole dimostrare che la destra italiana può conquistare il Parlamento europeo. Ricorda infatti il lungo percorso che l’ha portata fino ad oggi. Dal 2014, quando il partito “non aveva superato neanche la soglia di sbarramento”, fino al 2022, quando “patrioti e conservatori sono diventati il primo partito in Italia”. Ora tocca all’Europa e a tutti quei rapporti istituzionali che la leader è in grado di avere, non importa quanto autoritari né quanto reazionari.
Reazioni e critiche
Le reazioni alla candidatura di Meloni sono state variegate. Alcuni la lodano per la sua vicinanza al popolo, mentre altri la criticano per ciò che considerano una mossa puramente elettorale. Tuttavia, la sua decisione di sfidare gli elettori a identificarla solo come Giorgia sulla scheda elettorale ha sicuramente attirato l’attenzione e alimentato il dibattito politico. Questo tipo di discussione pubblica potrebbe aumentare la consapevolezza dell’elettorato e influenzare l’esito delle elezioni stesse.
Dall’altra parte della barricata ci sono state critiche e proteste da parte di personaggi politici ma anche elettori. Si parla infatti di “frode agli elettori e una forzatura della legge elettorale”, come ha denunciato il costituzionalista Gaetano Azzariti. Oltre a problemi di populismo e plebiscitarismo – che, come se non bastasse, si concentrano nel periodo della proposta per il premierato -, ci sono anche problemi tecnici a livello elettorale. Il costituzionalista ha infatti sostenuto che ci potrebbe essere forte confusione, sopratutto se tra omonimi all’interno dello stesso Partito.
Nonostante ciò, l‘articolo 69 del testo unico della Camera prevede comunque la validità dei voti “ogni qualvolta possa desumersi la volontà effettiva dell’elettore”. La sentenza specifica proprio che si può usare solamente il nome proprio di persona, dal momento in cui è stato dichiarato dall’interessato in questione.
Una tendenza Europea?
La strategia di Meloni potrebbe essere un caso unico in Europa, ma si inserisce in un contesto più ampio di innovazione elettorale. Molti partiti cercano modi creativi per coinvolgere gli elettori e distinguersi dalla concorrenza, e la sua scelta potrebbe essere un esempio di questa tendenza. Questo approccio potrebbe ispirare altri leader politici a adottare strategie simili nelle loro campagne elettorali, portando a un cambiamento nel modo in cui i politici si relazionano con gli elettori.
Sicuramente l’Italia in questo momento è un campanello d’allarme riguardo a questa strategia politica; tutta l’Europa può osservare quanta attenzione propagandistica il partito di Meloni decide di dedicare alla propria campagna elettorale. Si possono infatti, per le strade delle città, manifesti elettorali con su scritto “Giorgia” in maiuscolo. Inoltre, c’è anche l’elevazione dell’Italia a Stato che cambierà presto l’Europa.
Una sfida politica ma sopratutto personale
La candidatura di Meloni con il nome di Giorgia sulla scheda elettorale non è solo una questione politica, ma anche personale. Attraverso la sua richiesta di essere identificata solo come Giorgia sulla scheda elettorale, vuole ribadire il suo legame con il popolo e la sua volontà di rimanere autentica e vicina alle persone. Questo approccio potrebbe consolidare la sua posizione come leader carismatico, suscitando un maggiore sostegno tra gli elettori che apprezzano la sua autenticità e trasparenza.
La strategia di farsi eleggere con Giorgia sulla scheda elettorale è quindi una scelta estremamente populista quanto pericolosa per il rapporto che la Premier sta instaurando con gran parte della popolazione. Si vuole mostrare come “persona del popolo”, come una persona comune vicina a tutti gli altri e vuole mantenere un rapporto sempre più privato e sempre meno politico.
La strategia di Giorgia Meloni è abbastanza chiara agli occhi di tutti: una volta eletta, se lo sarà davvero, non potrà ricoprire contemporaneamente la carica di Premier e di Eurodeputata. Di conseguenza, dovrà necessariamente rinunciare ad una delle due, che sarà proprio quella nel Parlamento Europeo. Nonostante questa mossa possa sembrare insensata, è la stessa Meloni che ci dà la risposta. Come anche ha affermato nel suo discorso carismatico e pieno di sé, in quanto modo potrà valutare se il suo popolo – quello italiano – è ancora al suo fianco.
Lucrezia Agliani