Un nuovo studio, pubblicato su Nature, dimostra che le donne scrittrici nel Medioevo sono molte di più di quelle che pensiamo. Nonostante questo sia considerato un periodo buio per l’alfabetizzazione e l’emancipazione femminile, esistono molti esempi di donne protagoniste degli eventi dell’epoca e autrici di testi innovativi e suggestivi. Dalle scriba dei manoscritti benedettini fino a celebri religiose, o dame di corte, tutte dedite all’arte della scrittura.
Scrittrici nel Medioevo: le donne scriba
Un team di ricerca dell’Università di Bergen, in Norvegia, ha portato avanti un importante studio sulla percentuale di manoscritti che possono essere fatti risalire a scriba donne. I risultati sono stati pubblicati, a inizio marzo, sulla rivista scientifica Nature. La ricerca parte dal presupposto che almeno 110.0000 manoscritti siano stati ricopiati da donne nell’Europa cattolica, nel periodo che va dall’800 al 1600 d.C. Questa è una stima che si basa sul rapporto fra produzione e perdita di manoscritti, negli anni. Infatti, dei 10 milioni di manoscritti prodotti complessivamente nel periodo, ad oggi, se ne leggono solamente 750.000.
Scopo dei ricercatori, però, era ottenere una percentuale concreta di manoscritti redatti da donne, basandosi su quelli giunti a noi. In particolare, il campione preso in esame è stato il catalogo di manoscritti conservato nel monastero benedettino di Le Bouveret, in Svizzera. A essere analizzati sono stati i colophon, ovvero brevi dichiarazioni a chiusura del testo. Qui vengono riportati i nomi degli scriba, i nomi di chi ha commissionato il manoscritto, luogo e data di produzione e, a volte, anche brevi considerazioni dell’autore o dell’autrice.
Basandosi sul materiale a disposizione, si è arrivati a stimare un 1,1 % di manoscritti ricopiati con certezza da donne, le quali o si sono firmate o si sono definite donne, utilizzando i termini scriptrix o soror. Questa stima, però, è considerata a ribasso, perché tanti manoscritti sono andati perduti e tanti ancora non sono stati analizzati. Lo studio, in definitiva, suggerisce che il contributo delle donne scriba sia stato piccolo ma costante nel tempo, e che ci siano ancora tanti testi redatti da donne rimasti inesplorati.
Tuttavia, le scrittrici nel Medioevo non sono solamente scriba dedite alla ricopiatura di testi in latino e volgare, ma anche autrici di riflessioni autonome e personali.
Scrittrici nel Medioevo: perché così poche?
Come abbiamo detto, è opinione comune pensare che le donne nel Medioevo fossero escluse dal mondo della cultura, oltre che da quello politico e sociale. Effettivamente, la percentuale di donne che, all’epoca, aveva accesso all’istruzione è sensibilmente inferiore a quella degli uomini. Le figlie femmine erano destinate a prendere marito, che si sarebbe occupato di loro economicamente. Quindi era inutile spendere denaro per l’istruzione delle giovani, sia perché non dovevano trovare lavoro, sia perché non dovevano proprio uscire da quella che era la sfera privata della cura della casa. Tutta la loro vita era pensata per essere vissuta tra le mura domestiche.
Ciò, però, non ha impedito alle donne alfabetizzate di dedicarsi alla scrittura di memorie, diari, lettere, trattati o prediche. Tutti generi di scrittura per anni considerati inferiori e non all’altezza dei generi ‘istituzionali’, come il romanzo, il racconto o la lirica. Le scrittrici nel Medioevo si dedicavano a una scrittura intimista, che metteva al centro l’io e la scoperta del sé. E il canone letterario che ci è stato trasmesso ha escluso queste forme di scrittura, considerate ‘basse’ e non valevoli di essere tramandate ai posteri. Oltre al fatto che le donne erano considerante, per natura, meno capaci e, quindi, non potevano avere un posto nella tradizione ufficiale.
Malgrado ciò, negli anni sono stati riscoperti molti testi di autrici medievali, grazie a un lavoro di decostruzione del canone ufficiale. In particolare, una squadra di studiose di letteratura medievale dell’Università di Siena e della Sapienza ha realizzato un’antologia e un archivio digitale, MedioEva, per dare voce proprio a queste autrici a lungo ignorate.
Rosvita di Gandersheim e le altre religiose
L’istruzione femminile, nel Medioevo, era riservata principalmente a donne di rango elevato oppure a coloro che prendevano i voti. Questo perché dovevano essere in grado di leggere e capire i testi sacri e le preghiere, ma anche di gestire conventi di loro proprietà, quando provenivano da famiglie agiate. Da qui si spiega anche la presenza di scriba donne nei contesti monasteriali. Un esempio è rappresentato dalla testimonianza di Paola bat Avraham, monaca e scriba di lingua ebraica a Roma nel XIII secolo. In un colophon ringrazia Menahem ben Biniamin, suo parente e committente del manoscritto, che le ha permesso di iniziare la sua attività di copista.
L’autrice religiosa più celebre del periodo, però, è sicuramente Rosvita di Gandersheim. È stata una monaca cristiana, poetessa e drammaturga tedesca, vissuta nel X secolo. È considerata la prima poetessa tedesca della storia, anche se ha scritto solo in lingua latina. Proveniente da una nobile famiglia sassone, è stata canonica – non doveva portare velo e non viveva in clausura – nell’abbazia di Gandersheim, in Bassa Sassonia. Qui ha ricevuto un’istruzione di primo livello, ed è stata allieva della badessa Gerberga, nipote del duca di Sassonia Ottone I. Per via dei suoi privilegi le è stato permesso frequentare la corte imperiale e venire a contatto col mondo culturale dell’epoca.
Rosvita era un’intellettuale stimata a corte e nel 963 le verranno commissionati, dal duca in persona, i Gesta Othonis. Ma le opere più interessanti rimangono i suoi drammi. L’autrice si ispira allo stile del drammaturgo latino Terenzio, anche se il contenuto è spirituale e metafisico. Nei suoi drammi, a primeggiare è l’elemento femminile, che non cede mai alle tentazioni del peccato, personificato dal maschile. La “tentazione dell’amore e dei sensi” è il tema principale del suo teatro.
Fra le religiose scrittrici nel Medioevo, ci sono anche le due figlie di Carlo Magno. Entrambe monache, Gisla e Rotrude, scrivono al maestro Alcuino per chiedergli il commento al Vangelo di San Giovanni, dimostrando una scrittura raffinatissima:
«A noi che lo chiediamo tu potrai mostrare te stesso per mezzo delle lettere, affinché la tua voce sia compresa nell’arcano desiderio del nostro cuore. Infatti, come la lingua di chi parla penetra nell’orecchio di chi ascolta, allo stesso modo la penna di chi scrive penetra nell’occhio di chi legge e le riflessioni di chi invia arrivano dentro al cuore come le parole di chi insegna»
La città delle donne di Christine de Pizan
Alla corte di Carlo V (XVI secolo) si forma la prima scrittrice di professione riconosciuta in Europa, Christine de Pizan. Nata a Venezia nel 1365, segue il padre, celebre astrologo, presso la corte del re di Francia. Qui, per volere del padre, riceve un’istruzione pari a quella di un uomo, e inizia ben presto a scrivere. Quando perde padre e marito, si ritrova a dover lavorare da scrittrice professionista, anche per commissione di importanti nobili dell’epoca.
La sua opera più famosa rimane La città delle donne (1405), in cui immagina una città ideale abitata solo da donne e fondata su tre virtù: Ragione, Rettitudine e Giustizia. Nel testo, Christine dimostra che la mancanza d’istruzione è l’unico limite che impedisce alle donne di affermarsi nella società come gli uomini:
«Se si usasse mandare le bambine a scuola e insegnare loro le scienze con metodologia come si fa con i bambini, imparerebbero e capirebbero le difficoltà e le sottigliezze di tutte le arti e le scienze così bene come i maschi»
Per Christine, quindi, l’inferiorità femminile è di carattere culturale e non di certo naturale. Quando una dama le chiede perché le donne non sono in grado di imparare e pensare come gli uomini, lei risponde:
«Il mondo non ha bisogno che le donne si occupino degli affari degli uomini. Devono solo svolgere i compiti ordinari loro destinati. La causa è la mancata istruzione […]. Ti racconterò di donne di profondo sapere e grandi capacità intellettuali, a proposito di ciò che ti esponevo, che l’intelligenza delle donne è pari a quella degli uomini».
L’attenzione verso le scrittrici nel Medioevo è relativamente recente e necessita ancora di un lungo e duraturo percorso di riscoperta.