Non smette di sorprendere la piramide di Cheope: al di sopra della Grande Galleria, infatti, è stata scoperta una misteriosa cavità lunga almeno 30 metri
Lo annunciano i ricercatori del progetto ScanPyramids che da due anni erano alla ricerca di risposte riguardo il mistero della piramide.
Per analizzare il monumentale scheletro hanno utilizzato una tecnica non invasiva basata sulla fisica delle particelle subatomiche.
La tecnica è la muografia e permette di “leggere” il cammino dei muoni (le particelle subatomiche) attraverso la pietra e in spazi aperti. A seconda dell’ambiente che queste particelle attraversano, si comportano in modo diverso ed è stato così possibile arrivare a questa incredibile scoperta.
Mentre ancora si ignora l’uso di questa particolare “stanza” i curiosi e i ricercatori sono fiduciosi che la piramide ci darà ancora di che parlare. Non è infatti la prima volta che a distanza di millenni vengono ritrovati pezzi di storia immersi in questa monumentalità. Già nel 2016 la scoperta di un corridoio localizzato vicino alla parete Nord in seguito ad un anomalia riscontrata tramite la procedura muografica.
Nel Marzo dello scorso anno una seconda anomalia ha messo in moto le ricerche che hanno portato all’attuale scoperta. I muoni seguono traiettorie differenti quando si muovono in aria rispetto a quando attraversano le pietre e dunque sono in grado di svelare la struttura interna degli elementi analizzati
Il mistero delle Piramidi
Questa nuova cavita è simile alla Grande Galleria e potrebbe essere composta di una o più strutture, si ignora se sia disposta orizzontalmente o se si sviluppi su un piano inclinato.
La tecnica ed il progresso continuano instancabilmente ad attingere dal futuro per riscoprire e decodificare il passato ma la strada che abbiamo davanti è ancora lunga. Se il mistero “pratico” delle piramidi risulta sempre più accessibile alla luce di una scoperta di questo tipo, l’alone di curiosità che le circonda non è analizzabile almeno per ora dal punto di vista tecnico. Per comprenderle non ci resta che un bel viaggio in Egitto e una buona dose di sindrome di Stendhal.