Come in Italia anche in Grecia ogni grande lavoro urbano rischia di far emergere dalla terra antiche rovine datate anche migliaia di anni fa. Una simile scoperta archeologica è stata fatta negli scorsi giorni a Creta durante i lavori di costruzione di un nuovo aeroporto internazionale. L’evento è di notevole importanza poiché la struttura tornata alla luce, circa 1800 metri di superficie, sembra risalire alla civiltà minoica che ha abitato l’isola oltre 3500 anni fa durante la cosiddetta età del bronzo (approssimativamente dal 2700 a.C. al 1400 a.C.)
L’aeroporto in costruzione e adesso il nuovo sito archeologico si trovano in cima alla collina di Papoura, a 494 m di altitudine e a nord-ovest rispetto alla città di Kastelli.
Gli studi sul reperto sono ovviamente ancora agli inizi, ma in molti, anche tra gli esperti, sono già rimasti colpiti dalla sua forma labirintica, struttura leggendaria che molti miti greci associano proprio all’isola di Creta. Molto famoso in questo senso il «labirinto del Minotauro» fatto costruire proprio a Creta dal Re Minosse per rinchiuderci il mostruoso figlio nato dall’unione della regina Pasifae con un toro.
Le rovine sono di forma circolare, sono composte da otto anelli concentrici di 48 metri di diametro e al suo interno sono state ritrovate molte ossa di animali, dato che spinge gli studiosi a pensare che probabilmente la struttura fosse utilizzata come sito religioso dove fare sacrifici alle divinità o consumare cibo e vino. Sono invece ancora da definire con esattezza sia la planimetria complessiva dell’edificio e sia la sua altezza originaria.
La grandezza del sito e la sua rarità rendono tale scoperta archeologica molto importante e unica nel suo genere. La composizione architettonica della struttura e la inevitabile mole di lavoro e organizzazione che questa ha richiesto ha convinto gli archeologi della la sua origine minoica, civiltà la cui economia ed organizzazione centralizzata ha permesso la costruzione di palazzi importanti come quelli a Cnosso e Festo.
Questo è il primo ritrovamento a Creta di tali dimensioni e forma e ciò avvalora la tesi per cui si trattasse di una struttura a scopo religioso e non abitativo. Gli unici edifici minoici paragonabili a questo almeno per quanto riguarda le dimensioni sono in Grecia a Tirinto e in Siria ad Hama.
La possibile convivenza tra l’aeroporto e il sito archeologico
Il Ministero della Cultura greco si è già mosso per trovare soluzioni valide affinché la ricerca archeologica possa essere completata e in seguito il monumento sia tutelato.
La questione principale riguarda i lavori di costruzione dell’aeroporto che hanno involontariamente permesso tale scoperta archeologica, che nei piani originali dovrebbero concludersi nel 2027, ma che adesso rischiano di subire una brusca frenata dettata dalla necessità di trovare nuove soluzioni e nuovi spazi.
In particolare il sito archeologico occupa la collina dove sarebbe dovuta sorgere la stazione radar che adesso dovrà essere spostata in altra sede simile, ma anche in tal senso le autorità greche sembrano ottimiste:
«Abbiamo un’ottima collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con il Vice Ministro responsabile Nikos Tahiao. I lavori di costruzione dell’aeroporto devono proseguire senza interruzioni, ma anche il reperto va tutelato data la sua unicità.»
La nuova scoperta archeologica, sebbene imprevista, non è neanche la prima nella zona: durante i lavori di costruzione dell’aeroporto sono stati già infatti riportati alla luce oltre trenta nuovi reperti e ciò può rappresentare un rallentamento per la conclusione dei lavori, ma è certamente anche un incentivo per il turismo della zona e in generale sull’isola. A lavori terminati l’aeroporto si stima potrà far transitare circa 18 milioni di persone all’anno le quali da adesso avranno un motivo in più per scegliere Creta come meta del loro viaggio.