Virginie Despentes in “Scopami” descrive meticolosamente la realtà in tutta la sua cruda semplicità. Un mondo non necessariamente giusto, ma che è di certo privo di ogni falsità e costruzione. E’ un volo che sovrasta il muro preimpostato ad argine di ogni schema morale
Despentes, col suo romanzo “scopami”, edito da Fandango,, ribalta un mondo che da statico e grigio si impregna di colori. I colori del sangue e della carnalità. Tutto alla luce di una efferata violenza che mescola i toni con la brutalità di un sesso fine a se stesso e di una furia omicida priva di scopi (almeno apparentemente).
Questa è la storia che intreccia il destino di due donne ai margini della società, ben amalgamate in un contesto di povertà, crudeltà e spietatezza
E lì esse conducono la propria vita, in una malfamata periferia francese da cui è difficile evadere, se non sconvolgendo completamente l’ordine di giusto e sbagliato.
Manu e Nadine sono vittime, si comportano da vittime, agiscono come vittime… Nella più totale inerzia. E così facendo non sentono il dolore, né la felicità e né tantomeno la vita stessa. Sono donne soggette a stupri, alla prostituzione, al timore di essere “ammazzate” per un nonnulla da un momento all’altro. E così la vita diventa la pellicola di un film pornografico, visto e rivisto senza emozione, incastrato dentro un videoregistratore di marca scadente.
Ma gli eventi si susseguono con una naturalità e una incoscienza sovrumana
Parole forti e immagini altrettanto cruente dipingono pennellate di rosso sangue sul grigiume di ordine e controllo.
Virginie Despentes spiazza il lettore, lo provoca, gioca con la sua sensibilità e col suo schema saldo di “giusto e sbagliato”, di “buono e cattivo”
Man mano, un corpo tumefatto o trivellato dai colpi d’arma da fuoco, diventa soltanto una tinta accesa su parole in bianco e nero. Restano solo sentimenti, emozioni improvvise che colpiscono duramente allo stomaco. Pagina dopo pagina si affievolisce quella linea di confine che è per tutti invalicabile: ragione e rettitudine. Uccidere diventa come fare sesso e fare sesso come uccidere, Manu e Nadine conducono tali attività con la stessa meccanica indifferenza.
L’autrice è capace, così facendo, di spostare il punto focale in una nuova prospettiva, del tutto inaspettata
È altrettanto inconsueto infatti notare come, in una società abituata al cliché di violenze e degenerazioni verbali spesso attribuite esclusivamente al genere maschile, in “Scopami” Virginie Despentes ribalta tale visione. La donna diviene truce, stupratrice, completamente priva di controllo riguardo i propri impulsi più infimi. L’uomo ne è perciò vittima, deriso e violentato, ridotto a semplice gioco sessuale. Tutto ciò a primo impatto lascia allibiti.
Finché, leggendo, sorge un dubbio: ma gli uomini sanno cosa significa davvero essere succubi di perversione e violenza? Anche coloro che difendono dai soprusi le donne, sanno come ci si può sentire quando si è soggetti a sguardi libidinosi, a violenza sessuale, ad aggressione fisica o verbale? Ecco, in questo romanzo Virginie Despentes ha il coraggio di mostrarlo, senza censure, senza alcun tipo di riserva.
Manu e Nadine diventano così lo specchio attraverso cui gli uomini possono comprendere, con la giusta empatia, la gravità delle azioni commesse. Un alter ego dal feroce impatto visivo ed emozionale
Così si dissolve ogni muro di disuguaglianza e ciò che resta è la pura verità, priva di genere. La giustizia è una sola e – che tu sia uomo o donna – l’errore (o “orrore”) è semplicemente umano.
Ma alla fine gli atti violenti commessi dalle protagoniste hanno in realtà un unico scopo: l’unione
Perché forse il solo e grande nemico per tutti noi è la solitudine. Così il fine comune è cercare quell’anima gemella, di qualunque genere essa sia, con cui costruire e condividere il proprio mondo, nel bene o – come in questo romanzo – nel male più assoluto.
Sabrina Casani