Scontri in Irlanda del Nord: perché si è riacceso il conflitto?

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Cosa sta succedendo in Irlanda del Nord? Nelle ultime settimane, gli scontri hanno riportato il paese indietro nel tempo.

Il famoso Accordo del Venerdì Santo, quando i partiti politici nordirlandesi hanno firmato il Belfast Agreement  per mettere fine alle violenze, avrebbe dovuto inaugurare un periodo di prosperità e pace. Tuttavia, nelle ultime settimane, gli scontri in Irlanda del nord tra indipendentisti e lealisti è riesploso in tutta la sua intensità.

Dall’8 aprile 2021, almeno 50 poliziotti sono stati feriti e 10 persone, anche giovanissime (tra i 13 e i 15 anni) sono state arrestate.




La storica rivalità tra i cattolicissimi indipendentisti, che vorrebbero unificare tutta l’Irlanda, e i lealisti, fedelissimi alla madrepatria Inghilterra, si è riaccesa. Per contenere i disordini (tra lancio di molotov, petardi, pietre e bombe carta) la polizia ha impiegato cannoni ad acqua e unità cinofile.

La scintilla scatenante pare sia stato un funerale, ma le radicate fratture storiche e i problemi causati dalla Brexit celano le reali motivazioni del conflitto. 

La causa scatenante

A giugno scorso, violando le restrizioni anti-covid, più di duemila persone hanno partecipato ai funerali di Bobby Storey, ex membro dell’organizzazione militare indipendentista, l’IRA (Irish Republican Army), e membro del Sinn Féin, partito indipendentista di sinistra, che coabita con il Dup, partito democratico unionista.

Ai funerali hanno partecipato anche 24 membri del Sinn Féin (storica è la vicinanza del partito con l’IRA), ma il capo della polizia, Simon Byrne, ha deciso di non perseguire nessuno dei presenti, scatenando l’indignazione dei membri del Dup, al punto tale che gli elettori hanno chiesto le dimissioni di Byrne.

Le polemiche sono continuate, fino poi a sfociare nella reazione violenta degli unionisti, i primi a cominciare gli scontri contro le forze di polizia.

Tuttavia, è opinione diffusa, anche tra i media inglesi, che causa del malcontento sia la spiacevole situazione economica e amministrativa post Brexit.

Scontri in Irlanda del Nord: la Brexit

Al di là della radice storica di un malcontento mal sopito per decenni, la Brexit ha prodotto una divisione fiscale tra l’Irlanda del nord e il resto del Regno Unito. 




In primis, nel protocollo che sancisce l’uscita definitiva dell’Inghilterra dall’Unione Europea, si è deciso che tutto l’Ulster (che comprende principalmente le contee irlandesi ancora sotto l’egemonia britannica) restasse nel mercato unico europeo, affinché non vi fosse confine materiale tra l’Irlanda e l’Irlanda del nord.

Infatti, se Jhonson non avesse approvato la permanenza di tutta l’Irlanda nel mercato comune, sarebbe dovuto nascere un muro fisico, un vero e proprio confine di separazione tra l’Irlanda e il distretto inglese, cosa che avrebbe risvegliato ancor più violentemente l’antica rivalità.

Dunque, il protocollo stabilisce che le merci che viaggiano dal Regno Unito all’Irlanda del Nord, debbano poi passare per una dogana marittima, creando un confine fiscale reale, tra due parti del Regno Unito (cioè l’Ulster e il resto del paese).

Il confine fiscale, di fatto, rende gli scambi commerciali più complessi a livello burocratico e lega maggiormente l’Irlanda del nord ai mercati europei ed irlandesi, anziché inglesi. I lealisti, quindi, hanno percepito questa scelta come un distacco forzato dalla madrepatria e, da quanto riportano i media inglesi, è da gennaio che minacciano lo scontro.

Un venerdì santo di pace, un venerdì santo di scontri

Caso ha voluto, che gli scontri in Irlanda del nord iniziassero proprio il venerdì di Pasqua. Il confronto con la polizia si è velocemente tramutato in un conflitto tra lealisti e indipendentisti. 

Tra atti di violenza e vandalismo, nei giorni scorsi è persino stata ritrovata una bomba sotto l’auto di un poliziotto di Derry. Le violenze sono state condannate da entrambi i partiti, ma la situazione non è stata ancora risolta.

Il fallimento della Brexit?

Il movimento di scissione dall’UE è nato dalla volontà di tenere insieme, di coalizzare e rinforzare il Regno Unito. Tuttavia, con la Scozia prima e l’Irlanda poi, il progetto sembra fallimentare.

Inoltre, il protocollo della Brexit per il mercato irlandese ha giocato un ruolo fondamentale nel conflitto. Attualmente, infatti, non esiste nessun confine fisico tra l’Irlanda del nord e l’Irlanda, sebbene siano due stati differenti.

Mentre, per la prima volta, esiste un confine fiscale tra l’Irlanda del Nord e l’Inghilterra, ovvero tra una provincia e lo stato sovrano. Dopo secoli di lotte, questa scelta sembra pendere a favore degli indipendentisti.

Tutta l’Irlanda ha un mercato proprio, soggetto alle leggi del mercato comunitario europeo. Ciò, di fatto, unifica l’intero stato almeno sotto un punto di vista.

A Belfast ancora esistono le “paces lines“, barriere di cemento e filo spinato che separano i quartieri cattolici indipendentisti, dai quartieri protestanti lealisti. Alla luce di un passato di conflitti mai sanati, è evidente che la scelta del protocollo segna un punto di svolta.

Gli scontri in Irlanda del nord tra le due fazioni, probabilmente, non troveranno mai fine. Si tratta di un gioco di forze così insito nell’indole irlandese che difficilmente verrà estirpato con l’invito alla calma.




E’ stata presa un’importante decisione. Non resta che aspettare l’ulteriore evolversi della situazione.

Antonia Galise

 

 

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