Scontri in Iraq: cosa sta succedendo

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Sono giorni di tensione in Iraq, dove aumentano gli scontri e la violenza tra i sostenitori dell’imam Moqtada al Sadr e la coalizione filo-iraniana.
Come siamo arrivati a questo punto?

Moqtada al Sadr annuncia le dimissioni: caos e disordini

L’imam Moqtada al-Sadr, politico e studioso iracheno sciita, è salito alla ribalta dopo il rovesciamento di Saddam Hussein.
Al Sadr è fondatore e leader del Movimento Sadrista, una delle milizie nazionaliste più potenti dell’Iraq.

I Sadristi e le milizie affiliate sono conosciute per la forte resistenza alle truppe statunitensi nel 2003.
Furono protagonisti di due rivolte anti-statunitensi, spingendo il Pentagono a definirli: “la più grande minaccia alla sicurezza dell’Iraq”.
In un’intervista al The Guardian del 2004, il generale Robert Sanchez dichiarò:

La missione delle forze statunitensi è uccidere o catturare Moqtada al-Sadr

Nel 2008 al-Sadr decise di abbandonare il campo e trasformare il Movimento in un’organizzazione culturale e sociale, concentrandosi sull’attività politica.

Negli ultimi due anni, il Movimento Sadrista ha ottenuto incarichi molto alti nei ministeri degli Interni, della Difesa e delle Comunicazioni; oltre a ottenere posizioni di rilievo negli enti statali per il petrolio, l’elettricità, i trasporti, e persino nella Banca Centrale irachena.

Il Movimento Sadrista, forte della sua influenza religiosa, gode del seguito delle fasce più povere della comunità sciita irachena, tenute fuori dal sistema politico per molto tempo e arrabbiate con l’Iran, ritenuto responsabile dello status quo.
Per questi motivi, al-Sadr ha ottenuto la vittoria alle elezioni parlamentari di ottobre, senza, però, riuscire a raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per eleggere un nuovo Presidente.

Sono seguiti diversi negoziati per la formazione del governo, ma si sono evidenziate forti rivalità nella scelta del Primo Ministro e del Presidente.
Al-Sadr ha infine deciso di rimuovere il suo blocco dal Parlamento, annunciando il proprio ritiro dal processo politico.




L’annuncio è arrivato sul profilo Twitter del leader sciita.

Con la presente, annuncio il mio ritiro definitivo

Al-Sadr ha annunciato la chiusura di tutti gli uffici che fanno capo a lui, tranne quelli religiosi.
Pochi minuti dopo, il suo consigliere ufficiale ha cancellato l’account Twitter cambiando l’immagine del profilo con la scritta “chiuso“.

Da qui, si sono originati gli scontri in Iraq.
Da una parte l’ex Premier al-Maliki, a capo dell’Alleanza Quadro di Coordinamento, guidata da partiti sciiti sostenuti dall’Iran.
Dall’altro lato al-Sadr che, ritirandosi, ha lasciato che il Quadro sostituisse i suoi deputati dimissionari in Parlamento, ottenendo la maggioranza.
Al momento, però, nessuna delle due fazioni risulta tagliata fuori dalla politica.
Entrambi i leader, infatti, hanno posto funzionari pubblici nelle istituzioni irachene, bloccando il processo decisionale e creando difficoltà burocratiche.

Il nuovo candidato Premier, l’ex ministro del Lavoro e degli Affari sociali iracheno Mohammed al-Sudani, è considerato dai Sadristi una figura chiave per la leadership di al-Maliki.
La sua nomina è stata tradotta come un ennesimo tentativo dell’Iran di ricostituire un’alleanza tra le comunità sciite, ma il fallimento elettorale delle forze filo-iraniane ha segnato un’inversione di tendenza.

Scontri in Iraq: assaltata la Green Zone di Baghdad

Ieri, 29 agosto, i sadristi hanno assaltato la Green Zone di Baghdad (l’area protetta nella quale si trovano i palazzi delle istituzioni e le ambasciate) scontrandosi con le forze filo-iraniane nel tentativo di entrare nel Palazzo Presidenziale.

I testimoni parlano di razzi, colpi di mortaio e gas lacrimogeni, con un bilancio di 33 vittime e oltre 700 feriti tra milizie e forze dell’ordine.
La folla ha dato alle fiamme foto e immagini del generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso in un attacco Usa nella capitale irachena a gennaio del 2020.
Sarebbe stata attaccata anche l’ambasciata statunitense, dove sono risuonate sirene antiaree e alcune esplosioni.
In seguito alle violenze, il leader sciita al-Sadr ha rilasciato un annuncio in cui invita i suoi militanti a “ritirarsi entro un’ora“.

In Iraq sono state sospese tutte le attività, eccetto l’aeroporto di Baghdad, ed è stato ordinato il coprifuoco.
L’Iran ha bloccato tutti i voli verso l’Iraq, ed è stato consigliato alla popolazione di non attraversare il confine.
Inoltre, il governo sta organizzando un volo per rimpatriare tutti gli iraniani presenti a Baghdad e nelle zone limitrofe.

Tutto ciò, a sole due settimane dall’Arbain, il pellegrinaggio religioso che si tiene ogni anno nella città irachena di Kerbala, e che accoglie migliaia di fedeli sciiti iracheni e iraniani.

ONU: “Escalation estremamente pericolosa”

Subito dopo l’inizio degli scontri in Iraq, l’ONU ha espresso preoccupazione per quella che ritiene una “un’escalation estremamente pericolosa“.
Ha invitato i manifestanti alla moderazione e al ritiro dalla Green Zone, perchè le autorità possano continuare a lavorare.

Le istituzioni statali devono essere in grado di operare senza ostacoli al servizio della popolazione irachena, in ogni circostanza e in ogni momento.
Chiediamo il rispetto dell’ordine costituzionale

Antonio Guterres ha esortato le parti politiche in causa a superare le divergenze e impegnarsi nel dialogo, per prevenire ulteriori violenze.
Anche Washington ha definito la situazione preoccupante, e ha invitato alla calma e al dialogo. Inoltre, ha smentito le voci di un’evacuazione dall’ambasciata statunitense in Iraq.

In Italia, il ministro della Difesa Guerini ha contattato il Generale Giovanni Maria Iannucci, Comandante della Nato Mission Iraq, che vede l’Italia in una posizione di comando.

Ai nostri militari la riconoscenza del Governo e di tutti gli italiani per il delicato lavoro che svolgono per la stabilità della regione

Si tratta di una missione non combattente di assistenza e addestramento, che mira a rafforzare le istituzioni, combattere il terrorismo e impedire il ritorno di Daesh.

Al momento, la situazione è tenuta sotto stretta osservazione.
Il rischio è lo scoppio di una guerra civile.

Giulia Calvani

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