Scontri alla Sapienza di Roma: le istituzioni rispondono con i manganelli alla richiesta del cessate il fuoco in Palestina

Scontri alla Sapienza di Roma

La Sapienza di Roma, celebre istituzione accademica nota per il suo prestigio e la sua storia, si è trovata al centro di un vortice di tensione e protesta. Ciò che doveva essere un corteo studentesco pacifico in solidarietà con la Palestina si è trasformato in uno scontro con le forze dell’ordine, scatenando una serie di eventi che hanno attirato l’attenzione nazionale e sollevato interrogativi sul ruolo delle università italiane nel contesto internazionale. Un gruppo di studenti infatti è stato vittima di scontri alla Sapienza, precisamente in uno dei Varchi di entrata dell’Università di Roma. Molti studenti sono stati identificati, altri presi e portati via verso commissariati, che in un primo momento non sono stati neanche precisati.

Come di consueto, l’Università di Roma è stata fortemente militarizzata da forze dell’ordine – più precisamente Digos – per un corteo pro Palestina, poi trasformatosi in assemblea davanti al Rettorato della Città Universitaria.

Tensione e proteste a Roma: scontri alla Sapienza durante il corteo in solidarietà al popolo palestinese

Una giornata di tensione e scontri alla Sapienza ha scosso il corpo studentesco e i collettivi autonomi romani, riuniti in un corteo in solidarietà con la Palestina. La manifestazione è stata, per l’intera durata, minacciata e interrotta dalla presenza della polizia che poi, non appena superate le soglie dell’Università, si è trasformata in un’azione di repressione violenta. Il movimento, organizzato dal Coordinamento dei Collettivi Studenteschi, ha visto la partecipazione di numerosi studenti determinati a esprimere solidarietà e chiedere un deciso impegno dell’università contro il conflitto in Palestina.

Oggi alla Sapienza sarebbe stata una giornata importante, in quanto data del Senato Accademico: il corpo studentesco è quindi sceso tra le strade della Città Universitaria per chiedere, in allineamento con il resto delle università d’Italia, la rescissione di contratti e accordi che l’Ateneo ha con Israele. 

Nel cammino per la città universitaria, una tappa è stata quella sotto al rettorato, in cui si sono formate le prime tensioni: un ragazzo è infatti salito su alcune camionette della Digos. Da quanto si apprende, sembra che queste camionette siano state danneggiate. La tensione è così cresciuta, poiché le forze dell’ordine hanno iniziato a spingere gli studenti, cercandoli di chiudere in un cerchio e controllarli fisicamente. 

Denunce di repressione e critiche al Senato Accademico

Durante il corteo, la polizia ha fermato due studenti, scatenando la reazione indignata dei partecipanti. Gli studenti hanno denunciato un’eccessiva reazione da parte delle forze dell’ordine e hanno criticato aspramente il Senato Accademico per la sua presunta inerzia.

Intanto però, lo studente protagonista di cori e incitamenti sulle camionette della Digos è stato fermato, identificato e portato via dalle forze dell’ordine, non appena uscito dalla Sapienza. Il resto del corteo quindi ha deciso di seguirlo e organizzare un sit-in al di fuori del commissariato situato in Piazzale del Verano. I più violenti scontri alla Sapienza sono avvenuti in questo frangente, cioè quando gli studenti sono usciti dall’Università. Mossa spietata e alquanto ipocrita, che ha portato all’identificazione di altri studenti, anch’essi in seguito portati in altri commissariati della città.

Intanto, la dichiarazione del Senato contro il genocidio in corso in Palestina è stata giudicata insufficiente e priva di una reale volontà di agire contro la complicità dell’ateneo con il genocidio.

La risposta del Senato Accademico e la rettifica dell’Ateneo

In risposta alle accuse degli studenti, il Senato Accademico ha emesso una dichiarazione condannando l’escalation militare in Palestina ma rifiutando di sospendere gli accordi di ricerca con istituzioni israeliane. Tale posizione ha suscitato ulteriori critiche da parte degli studenti, che considerano questa risposta come un tentativo di lavarsi le mani di fronte alla grave situazione in Medio Oriente.

Clima di crescente tensione e manifestazioni di solidarietà in tutta Italia

Le proteste e gli scontri alla Sapienza contro gli studenti si inseriscono in un contesto nazionale caratterizzato da una crescente tensione e da numerose manifestazioni di solidarietà con la Palestina. Da nord a sud, gli studenti italiani si mobilitano per esprimere la propria indignazione e chiedere un’immediata azione contro la violenza e l’oppressione in Palestina.

Durante gli scontri con la polizia, è emersa la notizia di altri due studenti fermati e portati in commissariato. Inoltre, si segnalano danneggiamenti a due macchine di un istituto di vigilanza privata e feriti tra gli agenti di polizia. Questi episodi hanno portato a un’ulteriore escalation della tensione e hanno sollevato interrogativi sulla gestione della sicurezza durante le manifestazioni studentesche.

La Federazione Giovanile Comunista (FGC) si unisce alla protesta

Anche la Federazione Giovanile Comunista (FGC) ha espresso solidarietà alla protesta degli studenti, condannando l’intervento delle forze dell’ordine e accusando l’università di non ascoltare le richieste della sua comunità studentesca. La FGC ha inoltre chiesto le dimissioni immediate della rettrice, Antonella Polimeni, ritenuta responsabile della mancata presa di posizione dell’ateneo sul conflitto in Palestina.

Negli scontri alla Sapienza di oggi, molti studenti erano anche membri dei collettivi autorganizzati romani. Le richieste, come nel caso della FGC, sono quelle della sospensione degli accordi di collaborazione con gli atenei israeliani e la cessazione dei legami con aziende produttrici di armi. Determinati e motivati, gli studenti si impegnano a proseguire la loro lotta finché non verranno ascoltati e soddisfatti i loro legittimi reclami.

Continua la mobilitazione studentesca e la richiesta di ascolto e azione

Nonostante gli scontri alla Sapienza e le difficoltà di dialogo con gli organi istituzionali, gli studenti della Sapienza continuano la loro mobilitazione, determinati a far sentire la propria voce e a ottenere un’immediata azione dall’università. La protesta è rimasta pacifica ma decisa, con gli studenti che promettono di non arrendersi finché non verranno riconosciuti i loro diritti e le loro richieste.



Dopo gli scontri alla Sapienza, nonostante la rabbia e l’indignazione verso delle istituzioni che rispondono solo con denunce e manganelli, il corteo si è diretto verso il commissariato più vicino – dove ancora si trova il primo ragazzo. Nelle ultime ore è infatti in corso un presidio proprio davanti alla stazione dei carabinieri. 

Reazioni delle autorità e della politica istituzionale

La reazione delle autorità agli scontri alla Sapienza è stata variegata, con la ministra Anna Maria Bernini che ha condannato la violenza e ha sottolineato l’importanza di mantenere la protesta pacifica. Allo stesso tempo, le istituzioni sono chiamate a rispondere alle richieste degli studenti e ad affrontare le questioni chiave sollevate dalla protesta, compresa la complicità dell’università con il conflitto in Palestina.

Analisi dell’impatto mediatico e dell’opinione pubblica dopo gli scontri alla Sapienza

L’evento degli scontri alla Sapienza ha suscitato un ampio interesse mediatico e ha alimentato il dibattito pubblico sulla questione del conflitto in Medio Oriente e sul ruolo delle università italiane nel contesto internazionale.

La giornata di tensione e scontri alla Sapienza di Roma solleva importanti interrogativi sul ruolo delle università italiane nel contesto internazionale e sulla relazione tra istituzioni accademiche, studenti e questioni politiche. Mentre gli studenti continuano a lottare per far valere le proprie istanze, resta da vedere se le autorità accademiche risponderanno con concrete azioni volte a risolvere le problematiche sollevate dalla protesta.

In un momento in cui il mondo accademico è chiamato a confrontarsi con sfide globali, la vicenda degli scontri alla Sapienza di Roma offre spunti di riflessione su come le istituzioni educative possano contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e solidale.

Ancora una volta, l’Ateneo più grande e importante d’Italia si è rifiutato di dare una risposta concreta e diretta al genocidio in Palestina, decidendo di chiudere gli occhi e non schierarsi verso ciò che è giusto veramente. Ancora una volta, le risposte sono state solo quelle di repressione e violenza indiscriminata, con una dose esagerata di ipocrisia: ecco l’Italia.

Lucrezia Agliani

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