Scontri alla Rai di Napoli: manganellate a chi chiede “stop al genocidio”

La resistenza alla repressione verso lo sciopero generale del 23 febbraio

scontri alla Rai di Napoli contro la censura

Da poco è terminata la manifestazione con gli scontri alla Rai che molte realtà politiche, locali e nazionali, hanno realizzato in solidarietà al popolo palestinese davanti alla sede RAI di Napoli. La protesta è partita in seguito alla censura di Stato da parte della televisione italiana, dopo le parole di Ghali sul genocidio in corso contro il popolo palestinese. In particolar modo, dopo l’intervento circa la partecipazione e complicità italiana. Il tutto si è concluso con un’imbarazzante lettera, letta dalla presentatrice Mara Venier, della RAI in cui si chiedeva scusa allo Stato di Israele. Dalla manifestazione sono però poi partiti degli scontri alla Rai di Napoli tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno lasciato però persone – si contano cinque manifestanti – ferite e portate in ospedale.

Gli scontri alla Rai e la chiamata alla piazza

La manifestazione organizzata contro la censura di Stato si è svolta oggi in viale Marconi, a Napoli, per portare avanti le proteste contro la censura nei confronti di Ghali al festival di Sanremo. Gli scontri alla Rai di Napoli sono stati causati, come la solita miccia, dall’attacco delle forze dell’ordine per impedire ad un gruppo di manifestanti di appendere uno striscione di protesta.

La chiamata alla piazza pro-palestina è stata fatta da molteplici realtà cittadine, non solamente di Napoli: Potere al Popolo, Rete per la Palestina Libera, Si Cobas sono alcune delle voci che hanno partecipato al presidio. Il progetto era quello di trovarsi davanti alla sede Rai per contestare la narrazione mediatica e nazional-popolare del genocidio in corso e per rilanciare le giornate di mobilitazione della prossima settimana, in solidarietà alla Palestina.



Tanti gli striscioni che presentavano la massa di circa duecento persone in piazza. “Rai televisione IsRAIeliana” è ciò che recitava uno dei più visti, oltre a disegni e allusioni alla complicità dell’Italia e dei suoi apparati statali al genocidio in corso. Sopratutto, si denuncia tutt’ora la falsificazione della narrazione della guerra e la censura di Stato. La situazione è diventata poi più tesa e il presidio si è trasformato in teatro di scontri alla Rai in cui molti dei manifestanti sono stati caricati dalle forze dell’ordine, dopo numerosi tentativi di interlocuzione con i responsabili.

La solidarietà degli scontri davanti alla Rai di De Magistris

Assieme alle molteplici realtà dal basso, questa mattina in piazza era presente anche l’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Sui social, ha mostrato solidarietà nei confronti della causa palestinese e quella degli attivisti. Era infatti anche lui in piazza a protestare contro il funzionamento della tv di Stato e il suo amministratore delegato, Roberto Sergio, cioè colui che ha reso pubbliche le scuse a Israele.

Riconosce anche lui che gli scontri alla Rai di Napoli non erano necessari, se non inutili. Sottolinea quanta repressione e censura si stiano attuando in queste ultime settimane per chi grida la liberazione della Palestina, per chi chiede lo stop al genocidio e il cessate il fuoco, e per chi chiede un riconoscimento dei crimini di guerra.

La volontà di boicottare tutto ciò che è possibile

Ma le proteste e gli scontri alla Rai non sono né saranno le ultime notizie circa le mobilitazioni in Italia pro-Palestina. La scorsa notte c’è stata una sanzione da parte dei movimenti nei confronti della sede Rai di Palermo; anche a Cosenza, nella mattinata, ci sono stati segnali di protesta e richiamo al riconoscimento del genocidio. Roma, allo stesso modo, ha agito nel pomeriggio di ieri, in occasione di un flash mob alla sede di Viale Mazzini.

In programma ci sono numerosi appuntamenti come a Milano, Bari e Torino, in cui le realtà si stanno organizzando per flash mob e azioni di protesta e sanzionamenti nel corso della settimana.

Gli scontri alla Rai come conseguenza del rifiuto della censura di Stato

La rabbia è e sarà tanta, e non basteranno gli scontri alla Rai di Napoli per acquietare tutti i consapevoli non solo del genocidio in atto, ma anche del clima di censura. Si ricordi il comunicato di Alon Bar, l’ambasciatore israeliano, che ha accusato di odio e diffamazione il palco del Festival di Sanremo solo per un generale intervento sul “cessate il fuoco”. Come le parole del cantante Ghali hanno chiaramente sottolineato, è in corso una terrorizzazione mediatica che allontanano i cittadini dalla pace e la vera giustizia sociale, oltre che al riconoscimento del genocidio.

La linea editoriale della RAI, grazie anche la lettera dell’amministratore delegato, sono ormai alla luce del sole (non che prima non lo fossero). Solidarietà al popolo israeliano e scuse nei confronti dell’ambasciatore, approfondimenti e redazionali su Israele e propaganda di guerra contro l’unico nemico, Hamas. Ma non una parola su Rafah, non una parola sui 30.000 morti, non una parola sulle bombe su scuole e ospedali e neanche una sulla guerra che va avanti da 75 anni – e non qualche mese. I palestinesi sono solo morti, mentre gli israeliani sono uccisi.

Lucrezia Agliani

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