Sciopero nel Regno Unito: il più grande del decennio

Sciopero nel Regno Unito

Negli ultimi giorni, migliaia di lavoratori nel Regno Unito sono scesi in piazza per reclamare migliori condizioni economiche e sociali.
Si tratta del più grande sciopero degli ultimi 10 anni

Sono oltre 500.000 i lavoratori inglesi che, lo scorso mercoledì, si sono riversati nelle strade delle città.
Il trasporto ferroviario è stato interrotto, gli uffici si sono svuotati, quasi il 90% delle scuole non private ha chiuso totalmente o parzialmente.
Secondo le stime, hanno preso parte alle proteste 300.000 insegnanti in Inghilterra, insegnanti di due sindacati in Scozia, circa 100.000 dipendenti pubblici in più di 100 dipartimenti (tra cui istruttori di guida, guardie costiere e personale del Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni) 70.000 lavoratori universitari (tra cui docenti e personale di sicurezza), e circa 100.000 conducenti di treni e autobus.

Un evento, ribattezzato “Walkout Wednesday” dal quotidiano Daily Mail e “Lockdown 2023” dl tabloid The Sun, che segna un record dopo oltre un decennio, e che si è avvicinato più che mai a uno sciopero generale del Regno Unito.

Il motivo dell’agitazione è l’inflazione dilagante e la crescita stagnante dei salari, malumori acuiti dai contraccolpi della pandemia e del lockdown.
Secondo gli esperti, questo potrebbe essere solo l’inizio per i lavoratori inglesi.

Insegnanti in crisi: “sottopagati e oberati di lavoro”

I giornali britannici hanno parlato di “inverno del malcontento“, facendo riferimento al biennio 1978-79, caratterizzato da manifestazioni e scioperi diffusi.

Come spiega l’accademica britannica specializzata in diritto del lavoro presso l’Università di Cambridge, Catherine Barnard, lo sciopero nel Regno Unito è governato dalla legislazione più dura d’Europa.
Proprio nelle scorse settimane, infatti, è stata introdotta una legge che reprime il diritto di sciopero imponendo un “livello minimo di servizio”  in determinati settori.
Ma la legislazione, subito criticata dai sindacati inglesi, non ha fermato le agitazioni che si susseguono dalla scorsa estate.

Come spiega Steven Fielding, professore emerito di storia politica all’Università di Nottingham, si tratta di proteste molto più estese rispetto agli anni ’70.

Quelli furono intensi, ma relativamente a pochi mesi. Questo è in corso dall’estate. E si sta estendendo a settori dell’economia che non erano stati toccati negli anni Settanta. Non si tratta solo di bidonisti. Ci sono professori universitari, medici, pompieri, autisti di ambulanze: tutti sono in sciopero

Le reazioni più forti, durante lo sciopero di mercoledì, sono state quelle degli insegnanti.
Tra le scritte sui loro cartelli: “Non potevo permettermi forniture artistiche per fare questo cartello“, “Se riesci a leggere questo, è perché un insegnante ti ha insegnato“, o anche:  “Le nostre forbici sono smussate ma i tagli sono taglienti!”

Nick Hone, insegnante di scuola elementare che ha preso parte alla protesta, racconta che i salari dei docenti sono stagnanti e il carico di lavoro è eccessivo.

Abbiamo praticamente avuto 12 anni di tagli ai finanziamenti, e questo colpisce davvero nel cuore delle scuole. Penso che molti non si rendano conto dell’impatto. Quando non hai abbastanza personale, aumenta enormemente il carico di lavoro

Secondo l’ Institute for Fiscal Studies, i salari dei docenti sono scesi dal 9 al 10% in termini reali tra il 2010 e il 2022.
Anche i dipendenti pubblici sono scontenti dei loro salari, e parlano di un disagio che si protrae da oltre 10 anni.

Siamo stati trattati davvero male per un decennio, ed è ora di dire basta

Sciopero nel Regno Unito: governo e sindacati in lotta

I partecipanti hanno fortemente criticato il Primo Ministro Rishi Sunak, che si era presentato al Paese come un manager responsabile che avrebbe risollevato l’economia.




Come afferma ancora Fielding, Sunak avrebbe cercato di seguire le orme di Margaret Thatcher, senza però riuscirci.

Non sta andando come Sunak aveva sperato che andasse.
Ha praticamente provato una ricostruzione di Margaret Thatcher, ma non funziona. Questo è ciò che ha fatto lei: ha visto i sindacati e ha approvato la legislazione. Ma erano tempi molto diversi, e aveva un vento in poppa

In seguito agli scioperi nel Regno Unito, il Primo Ministro ha negato di volere lo scontro totale, ma ha invocato “ragionevolezza“.
Le richieste degli scioperanti sono state infatti giudicate “insostenibili“, in quanto alimenterebbero l’inflazione (in lenta discesa dopo aver raggiunto il picco del 10%) avvicinando la recessione.
I sindacati hanno replicato, accusando il governo di “rigidità negoziali e ideologiche” di fronte al collasso del potere d’acquisto della popolazione.

Per i prossimi giorni, i sindacati hanno annunciato nuove dimostrazioni nei giorni a seguire, aiutati dai giornali con la pubblicazione di calendari e strumenti interattivi per aiutare i lettori a trovare gli scioperi nella loro zona.
La prossima settimana sarà il turno del settore sanitario, in sciopero per la terza volta dallo scorso dicembre. Durante la prima giornata saranno fermate anche le ambulanze, e per la prima volta scenderanno in strada le ostetriche.
Successivamente, sarà il turno dei vigili del fuoco.
Si preannunciano anche nuove azioni da parte dei ferrovieri dell’RMT, apripista della lotta al caro vita.

Nonostante tutto, l’opinione pubblica è divisa sul tema scioperi.
Solo il 40% degli intervistati sostiene gli scioperi, mentre il 38% si oppone.

Scioperi anche in Francia: no alla riforma pensioni

Anche la Francia, negli ultimi giorni, ha vissuto giorni di sciopero.
Iniziati il mese scorso, riguardano i settori del trasporto pubblico, la scuola, la sanità, le raffinerie e le centrali elettriche. Anche Air France ha preso parte allo sciopero, annunciando il cancellamento di 1 volo su 10.
Il 19 gennaio, i manifestanti sono stati fra 1 e 2 milioni in circa 200 città.
Nei giorni successivi, i sindacati hanno parlato di mezzo milione di francesi in piazza a Parigi. Ma, secondo altre fonti, sarebbero stati 55mila.

Le proteste riguardano una proposta di legge sulle pensioni, che innalzerebbe l’età pensionabile da 62 a 64 anni.
La riforma, definita “madre di tutte le riforme” di Macron, si trova al momento nella commissione dell’Assemblea nazionale (camera bassa del Parlamento), e si prevede il suo arrivo a Palais Bourbon il 6 febbraio.
Nonostante le contestazioni, il governo pare irremovibile.

Secondo il Primo Ministro Elisabeth Borne, “l’innalzamento a 64 anni dell’età pensionabile non è più negoziabile“. Ed è fiduciosa nella compattezza della maggioranza.

Con questa riforma ci battiamo per salvare il sistema per ripartizione. Ci battiamo per il nostro modello sociale. Allora, non dubito un secondo che la maggioranza resterà unita

Dichiarazione appoggiata dal Presidente Macron, che ritiene la riforma “indispensabile“.

Borne ha aggiunto, in merito alle manifestazioni, che è necessario evitare ogni forma di “provocazione” rispetto ai partecipanti.

Bisogna rispettare le opinioni di chi manifesta, è la democrazia

Non sono comunque mancati i momenti di tensione durante le dimostrazioni.
In diversi episodi sono stati incendiati cassonetti della spazzatura e prese di mira filiali di banca e sedi di assicurazioni, molte delle quali sono state saccheggiate.
In alcuni momenti, la polizia ha reagito con gas lacrimogeni.

La prossima settimana avranno luogo altre proteste.
Il Ministro dell’Interno ha annunciato lo schieramento di 11mila fra gendarmi e poliziotti per garantire l’ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza.

Giulia Calvani

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