I sindacati di medici e infermieri hanno indetto sciopero nazionale di 24 ore il 20 novembre per protestare contro il disegno di legge di bilancio e lanciare un allarme: il Governo rimanda un’emergenza.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha firmato ieri il disegno di legge di bilancio presentato dal governo.
Nel provvedimento è previsto l’aumento di 1,3 miliardi del fabbisogno sanitario nazionale nel 2025.
Perché i sindacati di medici e infermieri vogliono lo sciopero
Nel comunicato stampa il segretario di Anaao Assomed Pierino Di Silverio, il presidente di Cimo-Fesmed Guido Quici e il presidente di Nursing Up Antonio De Palma dichiarano che l’aumento di 1,3 milardi
è ben distante dai 3,7 miliardi annunciati e non sufficiente a ridare ossigeno a un Servizio sanitario nazionale boccheggiante
conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi
I sindacati protestano anche per gli aumenti di pochi euro di indennità previsti dal testo, così come l’aumento delle borse di studio. Per i sindacati sono misure insufficienti a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili.
Inoltre i sindacati denunciano le mancate promesse del Governo
si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del tetto di spesa per il personale. Si continua a rimandare ad un futuro più o meno prossimo la soluzione di un’emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi di provvedimenti realmente risolutivi.
Cosa sta succedendo negli ospedali
Tempi di attesa infiniti, incremento della spesa sanitaria procapite, diminuzione dei posti letto, desertificazione delle risorse. La crisi del Sistema Sanitario Nazionale è da tempo denunciata da medici, infermieri e pazienti.
Non possiamo essere complici dell’ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d’attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all’ordine del giorno, e si continua a destinare pochi spiccioli alla sanità pubblica.
Sempre più evidente si fa l’emergenza di aggressioni a medici e infermieri. I pazienti sfiniti da attese interminabili se la prendono con medici e infermieri, piuttosto che rivolgersi a chi può decidere di aumentare o diminuire i finanziamenti: ovvero il Governo. Si innesca una lotta tra poveri che porta sempre più spesso il personale medico ai limiti del burn out e i pazienti a perdere la fiducia verso chi li deve guarire.
La progressiva privatizzazione
La privatizzazione della sanità italiana è iniziata negli anni ’90 in corrispondenza a un definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ma come afferma l’art.32 della nostra Costituzione
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti
La natura dei servizi privati è di ottenere profitti, le persone sono clienti. Non c’è interesse al tema della prevenzione perché sottrae clienti.
Il privato non può sostituirsi al pubblico se vogliamo mantenere vivi il diritto fondamentale alla cura delle persone.
Secondo il Rapporto “Ospedali e Salute” promosso dall’ Associazione Italiana ospedalità privata e realizzato in collaborazione con il Censis nel 2023, il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15 mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento e non trovando posto presso il Servizio Sanitario Nazionale.
Eppure investire nella sanità pubblica conviene. Lo dice il rapporto di Fnomceo e Censis pubblicato esattamente un anno fa.
Cosa chiedono i sindacati
I sindacati di medici e infermieri chiedono al nostro Governo di dare priorità assoluta al sostegno e finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale e di riconoscere la situazione attuale come una vera e propria emergenza del nostro paese
Non possiamo rassegnarci alla ormai lampante privatizzazione della sanità, e alzeremo la voce per portare anche i cittadini dalla nostra parte. In gioco non ci sono solo dei dovuti riconoscimenti per il personale sanitario, necessari ad impedire lo svuotamento degli ospedali; in gioco c’è la tutela della salute di tutti noi.
Federica Sozzi