Magistratura in sciopero, Messico blocca la giustizia

Un atto di difesa costituzionale contro la riforma di Andrés Manuel López Obrador

Magistratura in sciopero, Messico blocca la giustizia

Magistratura in sciopero, Messico blocca la giustizia

Messico, da oggi, l’Associazione dei giudici e dei magistrati federali si è unita allo sciopero indetto dal sindacato dei lavoratori della magistratura federale, unendosi a una mobilitazione che vede coinvolti più di 1.400 giudici e magistrati, oltre a una buona parte dei 55.000 dipendenti dei tribunali del paese.

Lo sciopero è stato indetto come risposta diretta a quella che i giudici e i magistrati vedono come una minaccia ai loro diritti lavorativi e all’indipendenza del sistema giudiziario. La riforma proposta dal Presidente Andrés Manuel López Obrador (conosciuta come riforma AMLO) è percepita come un attacco alla stabilità del sistema giudiziario, in grado di minare l’indipendenza della magistratura. Un pilastro fondamentale per il mantenimento della democrazia e della giustizia in ogni nazione.

Giudici e magistrati hanno deciso di agire dopo che i tentativi di dialogo con il Governo si sono rivelati infruttuosi. Nelle settimane precedenti, migliaia di dipendenti del settore avevano già manifestato il loro malcontento con proteste davanti alla Camera dei Deputati. Tuttavia, la decisione di sospendere completamente le attività lavorative ha portato il conflitto su un altro livello, dimostrando la gravità della situazione.

La portavoce del movimento, Juana Fuentes Velázquez, ha tenuto un discorso che ha evidenziato i rischi di una potenziale crisi costituzionale se la riforma dovesse essere implementata senza modifiche. Ha affermato: “Stiamo andando verso una crisi costituzionale che, se non fermata, lascerà cicatrici profonde nel tessuto sociale“. Continua: “L’indipendenza della magistratura non è un privilegio, ma una garanzia essenziale per la protezione dei diritti umani“. Il suo messaggio è chiaro: la sospensione del lavoro è una risposta necessaria a una minaccia che non può essere ignorata. Con tono, deciso e fermo, ha riflesso l’urgenza e la serietà della situazione.

Lo sciopero dei giudici

Lo sciopero dei giudici, che ha visto una partecipazione massiccia, è stato indetto con l’intento di far sospendere immediatamente il processo di riforma. I magistrati messicani, attraverso i loro rappresentanti, hanno dichiarato che l’iniziativa presidenziale è un attacco frontale al servizio giudiziario professionale, che rischia di essere smantellato a favore di un sistema più vulnerabile alle pressioni politiche e meno capace di garantire l’equità e la giustizia. Un esempio lampante di questa preoccupazione è espressa da Miguel Bonilla, magistrato con oltre tre decenni di esperienza, il quale ha affermato che la riforma tenta di demolire anni di professionalizzazione e progresso nel sistema giudiziario messicano.

Nonostante la sospensione delle attività giudiziarie, la magistratura ha previsto delle eccezioni per garantire che la giustizia non sia completamente paralizzata e che i casi urgenti continuino a ricevere attenzione immediata. Tra questi, vi sono situazioni che coinvolgono il pericolo per la vita o l’integrità delle persone, la valutazione degli arresti, le determinazioni sull’estradizione e i benefici pre-liberazione già determinati.

Questi casi, considerati di estrema urgenza, saranno gestiti dai centri federali di giustizia penale, dai tribunali distrettuali specializzati e dai tribunali federali del lavoro. La magistratura ha chiarito che queste eccezioni sono necessarie per garantire che i diritti umani fondamentali siano rispettati e che i cittadini non subiscano un danno irreparabile a causa dello sciopero.

La riforma giudiziaria e le sue implicazioni

La riforma, proposta dal Presidente, è parte di un ampio pacchetto di riforme che mira a ridefinire il funzionamento delle istituzioni messicane. Se confermata cambierebbe il processo di nomina dei giudici federali e della Corte Suprema, rendendo queste cariche elettive. Attualmente, i giudici in Messico vengono nominati sulla base delle loro qualifiche professionali, titoli di studio e anni di esperienza. Un sistema che Obrador e i suoi alleati hanno criticato come corrotto e privilegiato. Il Presidente sostiene che la riforma, introducendo elezioni popolari per questi ruoli, aumenterebbe la trasparenza e la responsabilità dei giudici nei confronti dei cittadini.

Il piano, se attuato, vedrebbe l’introduzione di un sistema elettorale per i giudici che potrebbe iniziare già nel 2025 e completarsi nel 2027. La proposta è parte di un pacchetto più ampio di 18 modifiche costituzionali, tra cui anche riforme che riguardano la Guardia Nazionale e la rappresentanza proporzionale al Congresso, che Obrador intende far passare prima del suo congedo.




Gli avversari del piano, tra cui molti esponenti della comunità legale e osservatori internazionali, avvertono che questa revisione minaccia l’indipendenza giudiziaria, un principio fondamentale per la democrazia e lo stato di diritto. In particolare, la preoccupazione è che l’elezione popolare dei giudici potrebbe trasformare la magistratura in uno strumento di pressione politica piuttosto che garantire un sistema giuridico imparziale e professionale.

Inoltre, gli esperti legali sottolineano che, sebbene il sistema giudiziario messicano abbia le sue carenze, la riforma non tocchi le aree più critiche del sistema, come la polizia e gli uffici dei procuratori, che sono spesso percepiti come ancora più corrotti e inefficienti. La riforma si concentra su un sistema federale che, secondo molti esperti, ha fatto significativi progressi negli ultimi anni, grazie a una maggiore specializzazione e a processi di selezione competitivi.  Questo potrebbe limitare l’efficacia delle modifiche proposte e non risolvere i problemi di fondo che affliggono la giustizia in Messico.

Reazioni nazionali e internazionali

Il malcontento si estende anche oltre i confini del Messico. Le principali associazioni imprenditoriali statunitensi, tra cui l’American Petroleum Institute e la National Mining Association, hanno avvertito che la riforma potrebbe danneggiare il commercio e gli investimenti bilaterali. La loro preoccupazione principale è che la perdita di un sistema giudiziario prevedibile e giusto potrebbe compromettere l’applicazione dell’USMCA (l’accordo USA-Messico-Canada) e influenzare negativamente le relazioni economiche tra i due paesi.

Il clima di tensione è ulteriormente acuito dalle critiche che López Obrador ha spesso rivolto ai giudici durante le sue conferenze stampa, accusandoli di corruzione e affermando che le elezioni dirette li renderebbero più responsabili nei confronti della popolazione. Questa visione, tuttavia, è stata fortemente contestata dalla magistratura, che teme che l’interferenza politica possa compromettere la loro indipendenza e portare a decisioni basate su pressioni populiste piuttosto che su considerazioni legali imparziali.

Le prospettive politiche per Claudia Sheinbaum

A livello politico, il contesto è ulteriormente complicato dalla tempistica con cui Obrador intende portare avanti la riforma. Il suo partito, Movimiento de Regeneración Nacional (Morena), ha consolidato la maggioranza al Congresso, e sembra determinato a completare l’azione prima del passaggio di potere a Claudia Sheinbaum, sua successora.

Il piano di riforma, se approvato, potrebbe rappresentare una sfida significativa per il neo-presidente. Sheinbaum ha sostenuto con entusiasmo la proposta di riforma, ma gli analisti politici avvertono che potrebbe trovarsi di fronte a un problema complesso e divisivo che potrebbe ostacolare il suo mandato. La riforma potrebbe creare una grande distrazione e complicare l’attuazione delle sue politiche iniziali.

Saúl López, professore-ricercatore del Tecnológico de Monterrey, ha sottolineato che la riforma invia un messaggio negativo alla comunità internazionale e potrebbe segnare in modo sfavorevole il mandato di Sheinbaum ancor prima che inizi. Le ripercussioni di una tale riforma potrebbero avere effetti duraturi sul sistema giudiziario del Messico e sulla sua reputazione globale.

La proposta di riforma del sistema giudiziario messicano ha scatenato una forte opposizione da parte dei giudici, che vedono in essa una minaccia all’indipendenza della magistratura. Il piano di López Obrador, sebbene giustificato con l’intento di avvicinare la giustizia al popolo, è stato criticato per il rischio di politicizzare il sistema giudiziario, minando uno dei pilastri fondamentali della democrazia. Mentre i giudici continuano il loro sciopero, il Messico si trova ad affrontare un periodo di incertezza politica, con potenziali ripercussioni non solo sul piano nazionale, ma anche nei rapporti con i suoi partner internazionali.

 

Felicia Bruscino

 

 

 

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