In un contesto di crescente preoccupazione per il genocidio in corso in Palestina, un appello senza precedenti è stato lanciato per uno sciopero generale il 23 e 24 febbraio. Promosso dalle realtà palestinesi in Italia, lo sciopero generale per la Palestina si estende a tutti i singoli lavoratori e sindacati, chiedendo azioni concrete per fermare il coinvolgimento italiano nel conflitto in Medio Oriente.
Le motivazioni dietro questa iniziativa sono state prese a 360 gradi da tutte le realtà politiche, istituzionali e dal basso, che stanno mettendo in luce le connessioni tra la politica italiana e il genocidio in corso, sottolineando l’importanza di uno sciopero come atto di resistenza e solidarietà.
L’appello per lo sciopero: solidarietà e resistenza
Lo sciopero generale per la Palestina del 23 febbraio, indetto dalle realtà palestinesi in Italia, è un atto di solidarietà e resistenza. Attraverso l’interruzione delle attività lavorative, si cerca di mettere in discussione il coinvolgimento italiano in conflitti come quello in Medio Oriente che portano a gravi violazioni dei diritti umani. L’appello invita i lavoratori, indipendentemente dalla loro provenienza, a unirsi per fermare il genocidio in corso e promuovere la pace.
Le piazze lanciate per oggi e domani non chiamano solamente i lavoratori, né tantomeno trattano della questione dei diritti umani lesi. La lotta del popolo palestinese è una guerra contro il razzismo sistemico, lo strumento che l’America e l’intero Occidente utilizzano per colonizzare e sfruttare materie prime e uomini; la guerra che da oltre cinquant’anni va avanti – e non solo dal 7 ottobre – è l’ennesimo modo per discriminare le donne e i loro corpi, attraverso lo stupro come arma da guerra. E ancora, tutto ciò che in questo momento è stato levato al popolo palestinese: acqua, cibo, sanitari, istruzione.
Lo sciopero generale per la Palestina è un altro grido di resistenza, per evidenziare come la popolazione palestinese, tra le mille difficoltà, lotta ancora dietro quelle barricate che ora sono solo macerie. Dal 7 ottobre infatti, la resistenza non è solo nella Palestina occupata, ma anche oltre la Blue Line tra Israele e il Libano, nel mar Rosso e in Yemen.
La situazione globale e le implicazioni locali
Il genocidio in corso in Palestina è parte di un contesto più ampio di tensioni globali. L’appello allo sciopero generale per la Palestina si estende oltre i confini nazionali, cercando di coinvolgere tutti coloro che credono nella giustizia e nella dignità umana. Tante sono le connessioni tra i conflitti globali e le implicazioni locali, evidenziando come le azioni della politica estera italiana possono avere un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini.
Lo sciopero è importante perché, come sostengono i lavoratori, non si limita soltanto alla questione dello sfruttamento economico e salariale; Le vertenze dello sciopero generale per la Palestina è anche uno sciopero politico, in solidarietà con i palestinesi e tutti gli altri popoli oppressi e sotto le guerre.
La risposta delle autorità e le prossime fasi dello sciopero generale per la Palestina
L’appello allo sciopero generale per la Palestina ha già incontrato resistenza da parte delle autorità italiane. Tuttavia, la mobilitazione continua a guadagnare consensi tra i lavoratori e i sindacati che vedono nello sciopero una forma di protesta efficace.
Lo sciopero generale per la Palestina coinvolgerà tutte le principali città d’Italia. A Bologna infatti, lo sciopero coinvolge i magazzinieri che boicotteranno le aziende che collaborano con Israele, fino ad arrivare ai poli logistici industriali dell’intera regione. Ma, come già sottolineato, la protesta è multi-direzionale e si interseca anche nelle mobilitazioni degli studenti. Le proteste saranno infatti in alcuni licei, in cui sciopereranno professori e personale; inoltre, sciopererà la facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena.
I SI Cobas e gli altri sindacati autonomi hanno sostenuto l’importanza dello sciopero politico ed ideologico: anche il 24 febbraio sarà un altro giorno di fuoco. A Milano, a Piazzale Loreto, è stata infatti chiamata un’altra manifestazione nazionale e, nella stessa settimana, seguiranno altre proteste per la Palestina in tutto il mondo.
Le città e i settori nella protesta
All’iniziativa dello sciopero generale per la Palestina prenderanno parte i sindacati di base e gli scioperi coinvolgeranno anche i boicottaggi di merci, aziende e catene di distribuzione. Tante sono le città protagoniste dello sciopero generale per la Palestina: prima tra tutte, Genova in cui i lavoratori si uniranno per protestare contro le navi e il commercio portuale.
Anche Napoli parteciperà allo sciopero generale per la Palestina: già in mattinata, gli attivisti hanno sanzionato una delle sedi della Leonardo, la prima azienda italiana a finanziare e produrre il massacro in Palestina. A Torino è in corso invece il blocco e il boicottaggio dei supermercati della Carrefour, la catena commerciale francese che ha le sue sedi in Israele e finanzia le armi dell’IDF.
Anche nel sud, a Salerno, ci sono molte iniziative per la Palestina, che coinvolge però anche il corpo accademico dell’Università di Salerno. I docenti, in un comunicato, hanno sottolineato di aderire allo sciopero del 23 e 24 febbraio per evidenziare come la politica di guerra stia affliggendo anche il mondo dell’istruzione e come l’industria militare sia dannosa rispetto a tutto ciò di cui, a livello economico, l’Italia ha bisogno. Si richiede quindi un’azione urgente per il cessate il fuoco, con il conseguente rispetto del diritto internazionale e la richiesta della smilitarizzazione delle scuole e delle università.
Sotto assedio non c’è pace
Lo sciopero generale per la Palestina del 23 febbraio non è solo un atto di resistenza, ma anche un richiamo alla necessità di riconsiderare le politiche estere e di difendere i principi fondamentali di giustizia e uguaglianza. Guardando al futuro, le mobilitazioni di piazza, da quasi sei mesi, stanno ponendo la questione di come questa iniziativa possa influenzare il dibattito pubblico, spingendo le autorità a riesaminare il loro coinvolgimento in situazioni di conflitto e a lavorare verso una pace duratura e giusta.
Anche ieri, durante il corteo per la morte di Valerio Verbano, tante in piazza erano le bandiere della Palestina proprio per ricordare che ogni forma di antifascismo è collegato e che tutto è intersezionale, e che quindi è importante portare nelle piazze resistenza, lotta e solidarietà: liberazione politica, fisica, il diritto all’autodeterminazione, e la repressione di uno stato fascista e autoritario.