Sciopero ad oltranza in Samsung: la protesta dei lavoratori in Corea del Sud

sciopero ad oltranza in Samsung

Samsung Electronics, colosso sudcoreano noto per la produzione di semiconduttori e smartphone, è al centro di una mobilitazione sindacale senza precedenti. Il sindacato, rappresentante di decine di migliaia di lavoratori, ha annunciato un prolungamento a tempo indeterminato di uno sciopero iniziato tre giorni fa, nel tentativo di costringere la direzione dell’azienda a negoziare. Lo sciopero ad oltranza in Samsung ha unito gran parte dei lavoratori dell’azienda, che, uniti, hanno iniziato la protesta dal lunedì della scorsa settimana contro le condizioni di lavoro e il problema degli stipendi. La protesta a tempo indeterminato ha coinvolto più di 6.000 lavoratori sudcoreani su un totale di 28mila che il sindacato rappresenta e difende.

Le richieste del sindacato nello sciopero ad oltranza in Samsung

Il sindacato, in un comunicato, ha dichiarato: “Dichiariamo un secondo sciopero generale a tempo indeterminato a partire dal 10 luglio, dopo aver appreso che la direzione non è disposta a dialogare”. Lo sciopero ad oltranza in Samsung ha visto la partecipazione di oltre cinquemila lavoratori che hanno smesso di lavorare l’8 luglio, in quella che doveva essere un’azione di tre giorni, parte di una lunga disputa su salari e benefit. I giorni scelti non sono casuali, visto che dall’8 al 10 luglio è previsto l’Unpacked 2024, un evento importante per l’azienda in cui si presentano i nuovi prodotti sul mercato.

Effettivamente, il colosso produttore di strumenti elettronici – sopratutto smartphone e televisori – non ha lasciato spazio ad alcuna negoziazione con i sindacati. Si è detto disponibile ad un dialogo, ma ciò che sindacati e lavoratori vogliono è arrivare a dei risultati concreti nel tavolo di confronto. L’obiettivo dello sciopero ad oltranza in Samsung è quello di bloccare la produzione della merce, ma produttori, proprietari e clienti non sono minimamente preoccupati: il sistema di produzione è infatti, in gran parte, automatizzato.

Se da un lato questo aspetto potrebbe delegittimare lo sciopero ad oltranza in Samsung, dall’altro però il sindacato non si è dato e detto per vinto. Questo ha infatti detto che la protesta potrebbe allargarsi sempre di più, coinvolgendo anche tutte quelle persone che fino ad ora non sono scese in piazza, fino a quando non ci sarà, in modo sincero, un ascolto delle richieste dei lavoratori.

Il rapporto tra il sindacato e Samsung 

Il sindacato, il Samsung electronics union (NSEU), che conta oltre trentamila iscritti – più di un quinto della forza lavoro totale dell’azienda – aveva già organizzato uno sciopero di un giorno a giugno, la prima azione collettiva di questo tipo in un’azienda storicamente non sindacalizzata. Il 9 luglio, Samsung ha dichiarato che non vi è stata alcuna interruzione della produzione, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Yonhap, sebbene il sindacato abbia affermato che lo sciopero ha avuto un impatto significativo.



La Samsung Electronics ha mantenuto per quasi cinquant’anni un ambiente di lavoro privo di sindacati, spesso utilizzando tattiche considerate aggressive dai critici. Questa politica risale al fondatore dell’azienda, Lee Byung-chul, che si oppose fermamente alla sindacalizzazione, fino al momento della sua morte. Nonostante ciò, alla fine degli anni 2010, il primo sindacato di Samsung Electronics è stato costituito.

L’estate di questo 2024 è sicuramente una vetta per il sindacato, guidato da Son Woo-mok e che ha visto una forte crescita nel 2020, quando in Corea del Sud si insediò un governo di centro-sinistra e ci furono scandali sulla corruzione dell’azienda. Un’altra accusa che ha sicuramente aumentato la durata dello sciopero ad oltranza in Samsung è la continua resistenza all’unione sindacale collettiva da parte dei grandi dirigenti e dei proprietari del colosso sudcoreano.

Origine del conflitto

L’origine del conflitto, che ha portato poi allo sciopero ad oltranza in Samsung, risale a gennaio, quando sono iniziate le trattative tra il sindacato e la direzione dell’azienda. Le due parti non sono riuscite a trovare un accordo, con i lavoratori che hanno rifiutato un’offerta di aumento salariale del 5,1%. Il sindacato ha richiesto, oltre a migliori condizioni salariali, un aumento delle ferie annuali e maggiore trasparenza nei bonus basati sui risultati.

Samsung, d’altro canto, sta godendo in questo periodo storico di una forte domanda nel commercio e, di conseguenza, di alti profitti che garantiscono il suo benessere economico. L’azienda, parte integrante del gigante sudcoreano Samsung Group, è il più grande produttore di chip di memoria al mondo e rappresenta una fetta significativa della produzione globale di chip di fascia alta. Recentemente, Samsung ha previsto un aumento di oltre 15 volte degli utili operativi del secondo trimestre, grazie alla crescente domanda di intelligenza artificiale generativa.

Il sindacato ha accusato i dirigenti della Samsung di aver ostacolato lo sciopero ad oltranza in Samsung, affermando che non sembravano disposti a impegnarsi in un dialogo costruttivo. Ha inoltre esortato un maggior numero di lavoratori a partecipare alla mobilitazione, comprese tutte le persone che hanno non hanno preso parte alla protesta a tempo indeterminato.

La strategia dello sciopero ad oltranza in Samsung per conquistare i diritti

Le proteste sindacali in altre grandi aziende sudcoreane, nel corso della storia, hanno già mostrato la determinazione dei lavoratori a ottenere migliori condizioni. Samsung è riuscita a evitare scioperi per lungo tempo, grazie a un controllo rigoroso sull’attività sindacale. La settimana scorsa, l’azienda ha cercato di attenuare la protesta annunciando bonus legati al rendimento, ma ciò non è bastato a placare le richieste dei lavoratori.

Con lo sciopero ad oltranza in Samsung, il sindacato Samsung Electronics ha deciso di intensificare le proprie azioni per ottenere miglioramenti salariali e migliori condizioni lavorative. Con un’azione di sciopero a tempo indeterminato, la lotta continua e il futuro delle trattative rimane incerto.

Lucrezia Agliani

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