Nel mio ultimo articolo ho parlato di uno studio a proposito del riscaldamento globale, negli stessi giorni, il 5 aprile su Science usciva uno studio che rende conto della situazione attuale del mare artico e precisamente della sua parte orientale, il bacino sopra Russia e Scandinavia.
Il risultato dello studio il cui principale autore è Igor V. Polyakov un oceanografo presso l’Università dell’Alaska a Fairbanks è che, perlomeno durante i mesi estivi, ci stiamo avviando (in gran parte già ci siamo) ad avere un Mar Artico orientale uguale all’Oceano Atlantico.
I risultati dello studio
Innanzitutto un dato empirico immediatamente comprensibile: i ricercatori per porre delle boe con strumenti scientifici nel 2002 dovettero usare dei rompighiaccio pesanti, ora le possono raggiungere usando delle normali navi artiche (ice class ship).
Ma non è solo una questione di quanto mare è coperto dai ghiacci, con l’espressione il Mar Artico sta diventando come l’Atlantico ci si riferisce a cambiamenti chimici importanti che non potranno non avere conseguenze sull’ecosistema.
L’oceano Atlantico confina col mare Artico, quando si parla di mari vien da pensare che parlare di confini non abbia senso, però il fatto è che nemmeno si può dire che le acque si mischino, in effetti il mare Artico presenta (ma rischiamo che presto diremo presentava) una struttura a strati sovrapposti, mentre in superficie ci sono sono le acque più fredde e più dolci del mare Artico sotto si insinuano le acque più calde dell’oceano Atlantico, quello che sta succedendo ora per l’aumento delle temperature dell’aria al Polo ma anche per il riscaldamento delle acque è che questa divisione non è più così netta, sempre più le acque dell’Atlantico trovano la strada per emergere, così le relativamente calde acque oceaniche vanno a lambire il ghiaccio da sotto, dunque il ghiaccio della calotta polare artica è minacciato anche da questo affiorare di acqua oceanica non solo dalle temperature più alte sul Polo.
Una conseguenza interessante che viene prospettata nello studio è che anche i pochi lati positivi (a fronte dei tanti disastri ambientali) presentati dallo scioglimento della calotta artica (l’apertura di nuove rotte e la liberazione dai ghiacci di nuove risorse) potrebbero avere lo spiacevole effetto geopolitico di generare tensioni internazionali tra chi vuole accaparrarsene lo sfruttamento.
Roberto Todini